Formazione continua: la voce dei Fondi Interprofessionali

La prima parte del giro di tavolo dedicato alla formazione finanziata, con l'opinione dei principali rappresentanti dei Fondi italiani su pregi, criticità e possibili interventi migliorativi

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Formazione continua e fondi interprofessionali

Nel nostro Paese il sistema della formazione continua è organizzato secondo un modello di governance multilivello, che ha nelle Reti territoriali il proprio paradigma di riferimento.

A esse partecipano servizi pubblici e privati di istruzione, formazione e lavoro, agenzie formative e imprese, attraverso rappresentanze datoriali e sindacali, Camere di commercio, Osservatorio nazionale sulla migrazione e strutture degli enti pubblici di ricerca. In questo schema hanno un ruolo strategico anche i Fondi Paritetici Interprofessionali. Ai rappresentanti di alcuni di essi abbiamo posto due domande per avere un quadro aggiornato della situazione. Ecco il loro punto di vista.

Quali sono i punti di forza e le criticità del sistema della formazione continua in Italia?

Egidio Sangue FonditaliaFONDITALIA | Egidio Sangue

In Italia, così come in Europa, è stato rimarcato per anni il valore pregnante della formazione continua in un mondo del lavoro in costante cambiamento. Certamente, la pandemia e la conseguente accelerazione dei processi di digitalizzazione hanno fortemente contribuito alla definizione di nuovi scenari socioeconomici, in cui accrescere le competenze dei propri collaboratori e favorirne l’aggiornamento ha assunto caratteri sempre più urgenti. Formare le persone in maniera costante significa, infatti, abilitarle ad affrontare e governare, in taluni casi anche ad anticipare e generare, i cambiamenti economici, produttivi, climatici e demografici alla base delle grandi trasformazioni della società e della cultura. È innegabile, quindi che il sistema della formazione continua in Italia debba affrontare una fase di rilancio.

Restano, tuttavia, criticità analogamente annose. Una offerta formativa più in linea con l’offerta che con la domanda, risorse limitate, assenza di un sistema di valutazione e monitoraggio per quanto concerne l’impatto della formazione effettuata e la previsione solo occasionale di una certificazione puntuale delle competenze acquisite dai discenti. È ancora assente un sistema capace di coordinare le varie componenti della formazione, che eviti la ridondanza e la sovrapposizione degli interventi e riduca lo spreco di risorse già esigue.

Carlo Parrinello Fondolavoro

FONDOLAVORO | Carlo Parrinello

Tra i punti di forza, può essere citata la capacità di proporre e progettare, in linea di principio, interventi formativi per l’apprendimento permanente dei lavoratori, in forma capillare, senza restrizioni significative a livello territoriale, dimensionale, settoriale. Tra le criticità vi sono certamente un insufficiente coordinamento e una carente integrazione del dispositivo di governo pubblico/privato ovvero Regioni/ Fondi, cui sovente conseguono duplicazione di interventi, diseconomie organizzative e gestionali, dispendio di risorse finanziarie.

Un ulteriore elemento di debolezza risiede nel disallineamento tra domanda e offerta di formazione, causa la progettazione di percorsi formativi spesso non rispondenti alle esigenze aziendali, ma alle indicazioni degli enti di formazione. E, ancora, una scarsa richiesta di formazione continua dalle micro/piccole imprese, in particolare nel Mezzogiorno e nel comparto agricolo.

Rossella Spada FormaziendaFORMAZIENDA | Rossella Spada

Il modello italiano della formazione premia la relazione diretta con il mondo produttivo facendo emergere, in una prospettiva sussidiaria, il reale fabbisogno di competenze delle imprese. Il ruolo dei fondi interprofessionali, per esempio, è fondamentale dal momento che rappresentano un centro di aggregazione per le imprese che aderiscono liberamente sulla base delle loro prerogative e necessità. Inoltre, è un modello che valorizza l’operato di altri soggetti strategici, come gli enti di formazione, che sono a loro volta legati direttamente al tessuto imprenditoriale. In questo modo la formazione continua è diventata sempre di più una risorsa per le piccole e medie imprese e non solo delle grandi aziende e dei gruppi più strutturati.

Il punto debole del modello italiano è costituito spesso dalla presenza di più attori istituzionali, tra Stato centrale ed enti periferici, con la conseguenza di frammentare eccessivamente la filiera della formazione. Ma l’elemento più critico rimane quello della capacità finanziaria, dal momento che la quota dello 0,30 è ormai solo nominale a causa del prelievo forzoso ordinato ripetutamente dai governi nazionali. Qui si richiederebbe un intervento di ripristino in quanto la formazione di qualità impone investimenti adeguati che, peraltro, sono già destinati dalle aziende ma che la politica nazionale utilizza per altri scopi.

In che modo potete contribuire a creare un sistema della formazione efficace e in linea con le reali esigenze del lavoro?

FONDITALIA

I Fondi Interprofessionali rappresentano, ad oggi, l’unica organizzazione stabile in grado di rappresentare contemporaneamente l’interesse di imprese e lavoratori. Questa particolare caratteristica merita certamente di essere valorizzata, riconoscendo loro un ruolo partecipativo stabile nel Sistema delle Politiche Attive. E, in virtù della capacità di rappresentare le esigenze di entrambi, di interlocuzione previlegiata con le istituzioni. Occorre un Sistema in cui i Fondi Interprofessionali, forti dell’esperienza maturata in tutti questi anni nella gestione di risorse pubbliche e nelle attività di animazione del dialogo tra imprese e lavoratori, possano dare il loro apporto a favore di reskilling, upskilling e aggiornamento professionale dei lavoratori come leva di sviluppo per la produttività e la crescita del tessuto imprenditoriale italiano.

Un Sistema che possa fornire un contributo unico. Investendo su differenti dispositivi come la sinergia con il Fondo Nuove Competenze, il rafforzamento di modalità a distanza per l’erogazione dei corsi, l’implementazione dei sistemi di valutazione delle competenze e della loro certificazione. Sono rilevanti, a tal riguardo, anche se non ancora complete, le misure e le riforme strutturali previste dalla Manovra di bilancio 2022, tra cui, l’estensione di Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori ai lavoratori in Cigs con accordo di transizione occupazionale e promozione di patti territoriali. La manovra ha finalmente visto rafforzato, anche se solo in parte, il ruolo dei Fondi Interprofessionali nelle politiche attive. Prevedendo precisi incentivi economici per il sostegno a imprese che attivino percorsi formativi per rafforzare le competenze di lavoratori destinatari di cassa integrazione. Gli incentivi derivano, previo monitoraggio dell’andamento del costo dei programmi formativi finanziati, dal rimborso del versamento dell’oramai strutturale taglio di 120 milioni annui praticato ai Fondi dal 2014 (con riferimento all’art. 1, comma 722, della legge 190/2014).

FONDOLAVORO

Il nostro contributo non può prescindere, anzitutto, da una migliore e più puntuale ricognizione dei fabbisogni di apprendimento manifestati dal sistema delle imprese. Per mitigare il disallineamento domanda/offerta di formazione. Quindi, una gestione delle attività maggiormente proattiva, capace di orientare e consigliare l’impresa nella programmazione degli interventi formativi. Con particolare riguardo alle nuove competenze imposte dalla transizione ecologica e dalla conversione all’economia digitale. Da qui, un rinnovato rapporto di collaborazione e cooperazione con gli enti di formazione, finalizzato a un apprendimento inclusivo e competitivo (fronte lavoratori e fronte imprese) strettamente funzionale a un modello di sviluppo sostenibile, nella sua dimensione economica, ambientale, sociale.

Da ultimo, la necessità di ridefinire, in termini quantitativi, il quadro finanziario di sostegno, al fine di renderlo coerente con le indicazioni del legislatore in materia di formazione continua veicolata dai Fondi interprofessionali. In sostanza, va opportunamente elevato il contributo dello 0,30% calcolato sulle retribuzioni lorde. Abrogando il prelievo forzoso per il finanziamento degli ammortizzatori sociali disposto con Legge n. 190/2014.

FORMAZIENDA

La rete dei fondi ha il merito di operare in tutti i territori italiani e in tutti i settori produttivi. Mettendo a frutto la forza rappresentativa delle forze sindacali e datoriali che li amministrano e che, come è naturale che sia, possono garantire un diverso livello di presidio a seconda delle aree territoriali e delle specificità produttive. Formazienda, per esempio, ha un rapporto strutturato con le imprese del Nord Ovest che agiscono nel settore terziario. Oggi siamo presenti in tutte le regioni italiane e abbiamo quote considerevoli di aziende che lavorano nel primario, nell’agroalimentare, nell’artigianato e nella piccola industria. Ma è indubbio che il collegamento con i territori dell’area più sviluppata del Paese, considerato anche il fatto che la nostra sede operativa è a Crema vicino a Milano, rimane fortissimo. E lo stesso vale per la nostra presenza nel comparto del terziario.

Il legame con le economie locali e con i distretti imprenditoriali, in ogni caso, valorizza al massimo l’azione dei fondi poiché li incardina fattivamente nel Paese reale. A ciò si deve aggiungere la grande flessibilità nel soddisfare il fabbisogno di competenze delle imprese. In quanto i piani formativi finanziati accolgono le tematiche che interessano ogni ambito della vita aziendale, dal più essenziale al più complesso, fornendo un contributo decisivo alla professionalizzazione delle risorse umane e alla crescita della competitività.


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