Fondi e piano nazionale di sviluppo delle competenze

Continua il giro di tavolo con i rappresentanti di FondItalia, Fondolavoro e Formazienda sullo status della formazione finanziata in Italia, approfondendo in particolare il Piano strategico nazionale

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Piano nazionale strategico e fondi interprofessionali

A che punto siamo con il Piano strategico nazionale per lo sviluppo delle competenze? Rispondono, in questa seconda parte del Dossier, i principali rappresentanti dei Fondi Interprofessionali italiani.

FondItalia | Egidio Sangue

Egidio Sangue FonditaliaLo scopo primario da perseguire con la formazione, pensata come un’azione che può accompagnare gli individui in tutto l’arco della vita, è abituarli a un continuo esercizio di acquisizione e perfezionamento delle competenze necessarie ad affrontare le trasformazioni socioeconomiche, incrementando la loro capacità di apprendimento, autoregolazione, orientamento.

In FondItalia, forti del continuo dialogo tra imprese e lavoratori, territori e istituzioni, abbiamo lavorato affinché la formazione sostenuta dal Fondo fosse percepita dalle imprese aderenti, per lo più piccole e micro, come un’opportunità di crescita, un decisivo volano per l’innovazione produttiva ed organizzativa della propria realtà aziendale. Non è un caso che nel biennio della pandemia il Fondo abbia approvato oltre 1.400 progetti formativi, con numeri decisamente in crescita rispetto al quinquennio precedente. Siamo profondamente convinti che soltanto la sinergia e le intersezioni fra lavoratori, imprese, istituzioni e società civile possono produrre gli impulsi necessari per attivare la costruzione di un tessuto produttivo nuovo, all’altezza delle sfide proposte dallo scenario globale e in grado di sostenere la ripresa economica del Paese.

Fondolavoro | Carlo Parrinello

Carlo Parrinello FondolavoroPermane una significativa resistenza culturale alla formazione continua del lavoratore, principalmente nelle micro/piccole imprese, componente numericamente più consistente del nostro sistema produttivo. In tale ambito, l’apprendimento permanente viene spesso e volentieri considerato un intralcio alla gestione aziendale, in quanto comprime il tempo (utile) che il lavoratore dedica all’espletamento dell’attività ordinaria. Ci sono limiti oggettivi che non agevolano il distacco del lavoratore dalla propria postazione per dedicarsi alla formazione, è vero, ma in molti casi manca una visione prospettica e lungimirante dell’imprenditore.

Per la maggior parte delle micro/piccole imprese l’analisi costi/benefici dell’apprendimento permanente dà un esito negativo, con conseguente diffidenza verso questo strumento, sebbene sussidiato con contributi pubblici che consentono di rimborsare sino al 100% dei costi sostenuti. Dunque, il diritto soggettivo alla formazione continua si configura ipso facto come diritto indisponibile, sebbene codificato dalla norma. Serve un’evoluzione culturale dell’imprenditore che, anche nel proprio interesse, va reso edotto dei benefici che l’apprendimento permanente dei lavoratori porta in azienda.

È innegabile la funzione propulsiva delle associazioni di categoria datoriale, che possono utilmente catalizzare l’affermazione di un nuovo paradigma del “fare impresa”, in cui il cespite immateriale della formazione continua sia interpretato come risorsa irrinunciabile e opportunità autentica. Occorre anche una rivisitazione coraggiosa del sistema delle regole che disciplinano la concessione/ erogazione dei sussidi in questo comparto. Dovrebbe essere improntato su semplificazione, trasparenza ed esigenze operative e logistiche dei beneficiari.

Formazienda | Rossella Spada

Rossella Spada FormaziendaLa formazione continua realizzata attraverso i finanziamenti erogati dai fondi interprofessionali ha il merito di essere strettamente funzionale al conseguimento degli obiettivi aziendali. Non è una formazione generica, ma è una formazione che nasce per le imprese e dentro le imprese. Questo è un elemento di vantaggio che, nel tempo, è stato riconosciuto dal mondo imprenditoriale, ma che a mio avviso dovrebbe essere ulteriormente promosso attraverso una serie di interventi premianti, anche di natura fiscale, per quelle aziende che decidono di dotarsi di nuove competenze qualificando e riqualificando i propri dipendenti.

L’economia digitale impone, peraltro, un vero salto di qualità sul fronte della conoscenza. La formazione è ormai una leva strategica per ottenere successo nel mercato e gli stessi dipendenti la interpretano sempre di più come un’occasione favorevole per perfezionare il proprio posizionamento in termini di occupabilità, carriera, reddito, benessere e autostima. Si sta parallelamente sviluppando un pronunciato interesse per le politiche di welfare aziendale che individuano nella crescita delle competenze il principale strumento di politica attiva che deve essere attuato in un contesto di rinnovata e più efficiente flessibilità organizzativa. C’è ancora molto da fare ma sia da parte delle imprese sia da parte dei lavoratori e delle lavoratrici la formazione è considerata sempre di più un fattore positivo di potenziamento e miglioramento.


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