Gol: un calcio alla disoccupazione

Gol, il principale intervento di politica attiva del lavoro, supera i 3,8 milioni di beneficiari, avvicinandosi agli obiettivi fissati per il 2025, ma evidenzia forti disuguaglianze territoriali, criticità nei percorsi per le fasce più fragili e la necessità di rafforzare l’integrazione tra formazione, servizi sociali e domanda occupazionale, soprattutto nel Mezzogiorno

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Programma Gol, principale intervento di politica attiva del lavoro, supera i 3,8 milioni di beneficiari ma evidenzia diverse criticità.

di Romano Benini | Il programma Gol, acronimo di Garanzia per l’Occupabilità dei Lavoratori, è un’azione di riforma prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia (Missione 5, Componente 1) avviato nel 2022 per riqualificare e rafforzare i servizi di politica attiva del lavoro.

Dispone di risorse pari a 4,4 miliardi di euro, incrementate nel 2023 di un ulteriore miliardo. L’intervento si rivolge ai lavoratori con ammortizzatori sociali o altri sostegni al reddito, lavoratori fragili (giovani, donne con particolari situazioni di svantaggio, persone con disabilità, over 55), “working poor”, persone disoccupate senza sostegni al reddito.

Programma Gol: ripercorriamo tappe e obiettivi

Il programma Gol comprende un’offerta di servizi integrati, basati su una cooperazione tra i servizi pubblici e privati ed un ruolo centrale delle regioni. Prevede percorsi di accompagnamento al lavoro, di aggiornamento o riqualificazione professionale, e percorsi in rete con gli altri servizi territoriali (sociali, socio-sanitari, di conciliazione, educativi) nel caso di bisogni complessi, quali quelli di persone con disabilità o con fragilità.

L’obiettivo che i promotori si erano posti prevedeva entro il 2025 il coinvolgimento di tre milioni di beneficiari, di cui 800.000 in attività formative, 300.000 delle quali relative alle competenze digitali. Il programma Gol è attuato dalle Regioni e Province autonome sulla base dei Piani regionali (Par) approvati dal Ministero del Lavoro. Il modello prevede il coinvolgimento degli Enti formativi e delle Agenzie per il Lavoro accreditate. E una funzione di coordinamento attribuita a Ministero del Lavoro e autorità di gestione del Pnrr.

L’attuazione è collegata ad altri due interventi per il mercato del lavoro promossi attraverso il Pnrr. Ossia il Piano di potenziamento dei centri per l’impiego e il Piano nazionale nuove competenze. Con le misure di politica attiva introdotte nei mesi scorsi dal Ministero del Lavoro, il programma Gol coinvolge anche i beneficiari dell’Assegno di inclusione e del Supporto per la Formazione e il Lavoro e prevede un rafforzamento delle politiche attive anche per i progetti di formazione per l’inserimento al lavoro dei disoccupati collegati alla nuova edizione del Fondo Nuove Competenze.

Inoltre, è prevista una connessione tra l’accesso alle politiche attive e di formazione collegate al programma Gol e la loro tracciabilità attraverso la piattaforma nazionale Siisl. In questa fase è possibile e opportuno cercare di capire se e come il principale programma nazionale di politica attiva stia funzionando. E quali possano essere, a fronte della chiusura dell’intervento prevista per il 2026, le linee di indirizzo per la fase finale.

L’andamento del programma Gol

Se osserviamo l’andamento del programma possiamo constatare come il numero delle persone prese in carico sia decisamente aumentato. Si è intensificato negli ultimi mesi soprattutto il ritmo della proposta di attività, ossia la definizione dei contenuti della politica attiva prevista dal patto di servizio. Questo testimonia il fatto che un “assessment” ben fatto, individuando il profilo personale in modo corretto, accelera la capacità di definire la proposta e condividerla con il disoccupato.

Se consideriamo l’ultima rilevazione (dati 31 marzo 2025), le persone prese in carico sono state più di 3 milioni e 800mila, con un trend in costante crescita che fa prevedere una possibile intensificazione entro il 2025. I necessari correttivi condivisi tra il Ministero del Lavoro e le Regioni hanno determinato una maggiore capacità di presa in carico da parte del sistema. Nonché una importante riduzione dei tempi di attesa per l’avvio della politica attiva, passati da tre mesi a due settimane in media.

I percorsi di reinserimento, upskilling e reskilling

Più della metà dei beneficiari, quasi due milioni di persone, sono coinvolte nel percorso di reinserimento lavorativo destinato a chi è già nella condizione di disoccupato occupabile. I due percorsi che prevedono interventi formativi hanno coinvolto o coinvolgono nel percorso di aggiornamento professionale (upskilling con percorsi brevi) quasi un milione di beneficiari presi in carico. Mentre il percorso di riqualificazione professionale (reskilling) ha previsto l’avviamento in percorsi di formazione più lunghi di quasi 800mila beneficiari.

I percorsi di reinserimento lavorativo e aggiornamento professionale (percorsi 1 e 2) non vedono significative differenze tra le regioni. Possiamo evidenziare come invece l’inserimento dei beneficiari del programma Gol nel percorso di riqualificazione professionale, che prevede formazione rafforzata, sia estremamente diverso tra le regioni del Centro Nord e quelle del Mezzogiorno. In generale, le regioni più sviluppate hanno un ricorso al programma di riqualificazione professionale molto limitato, che non supera il 10% in media rispetto al totale dei beneficiari nel Nord Est e arriva al 15% nel Nord Ovest.

La percentuale cresce nel Centro Italia, con significative differenze tra regioni limitrofe (per esempio le Marche con l’8% e l’Abruzzo con una percentuale del 18% di beneficiari di Gol in percorsi di reskilling). Nel Mezzogiorno la percentuale di beneficiari a cui è richiesto un intervento di riqualificazione professionale è invece molto alta. Mediamente intorno al 34%, e arriva a superare il 40% in una regione significativa come la Campania.

Questa differenza evidenzia un dato qualitativo sulle caratteristiche dei destinatari importante. Che rende decisivo avviare misure di rafforzamento nelle regioni del Mezzogiorno e che motiva ulteriormente la decisione del Ministero del Lavoro di includere i percorsi di formazione professionale nell’ambito degli interventi possibili per i destinatari del programma Gol.

Inefficacia del percorso su fragilità e disabilità

Se consideriamo, invece, il percorso destinato alle condizioni di maggiore fragilità e alle disabilità, ossia il percorso 4, l’impatto dell’intervento appare ancora poco significativo, con delle differenze accentuate tra le regioni. L’inefficacia del percorso 4, nonostante gli obblighi di attivazione previsti dall’assegno di inclusione e dal supporto di formazione e lavoro, e il fatto che i destinatari di Adi ed Sfl sono stati inseriti soprattutto in altri percorsi, evidenzia carenze di fondo. Ossia la difficoltà nel collegare operativamente sul territorio la funzione del sistema dei servizi socioassistenziali, di inserimento dei disabili e delle condizioni di fragilità sociale alle politiche attive.

Il fatto che, nonostante le norme previste per questa finalità e l’efficacia delle misure del programma Gol, questo non determini significative ricadute per la condizione delle persone maggiormente vulnerabili, suggerisce una revisione di questo percorso. Ma anche una riflessione sull’effettiva capacità di connessione a livello territoriale tra le politiche attive del lavoro e le politiche di inclusione sociale. Con particolare attenzione alle condizioni di fragilità e di disabilità. In questo senso, appare utile rafforzare quanto già previsto dalla legge, ossia la funzione di snodo del terzo settore.

Il percorso 5, che era stato previsto per la ricollocazione collettiva, non è stato a livello regionale nei fatti attivato, nonostante la presenza di diverse situazioni di crisi settoriale che hanno previsto accordi con misure di “outplacement” collettivo.

Programma Gol: cosa dicono i dati

Questi dati ci mostrano un fenomeno interessante e una criticità:

  • gravità della condizione di provenienza per molti disoccupati meridionali e la loro difficile occupabilità, che rende urgente un intervento rafforzato di politica attiva per evitare i rischi di esclusione sociale (più di 600mila disoccupati nelle regioni meridionali che probabilmente rendono evidente un deficit di occupabilità che riguarda almeno altrettanti inattivi e Neet in età da lavoro ancora non presi in carico dai servizi);
  • persistenza di una difficoltà di connessione tra le politiche attive e le misure socioassistenziali, da un lato, e i percorsi di intervento per la ricollocazione collettiva nelle crisi di impresa, dall’altro.

Composizione dei presi in carico con patto di servizio attivo del programma Gol

I beneficiari con patto di servizio attivo

I beneficiari del programma mostrano uno spaccato interessante se esaminiamo le loro condizioni. Il programma si rivolge anche a disoccupati privi di ammortizzatori sociali, che quindi non ricevono un beneficio economico dalla partecipazione agli interventi. Sia la presenza di una domanda di lavoro in crescita che la percezione di una maggiore utilità dei percorsi del programma Gol, nonché una migliore professionalità nell’erogazione degli stessi, spinge molti disoccupati privi di ammortizzatori a partecipare agli interventi di Gol.

Se consideriamo i beneficiari con patto di servizio attivo, questa percentuale è intorno al 47% sul totale e costituisce un dato positivo e confortante rispetto all’impatto delle politiche attive anche al di fuori della condizionalità. Prevista invece per i titolari di indennità come Naspi, Adi o Sfl. In particolare, sono disoccupati privi di ammortizzatori la maggioranza dei presi in carico su Gol nelle regioni meridionali. Fenomeno che in parte spiega il maggior numero di disoccupati da inserire in percorsi di riqualificazione professionale, in quanto si tratta di disoccupati di lunga durata.

La situazione delle regioni meridionali

Nelle regioni del Mezzogiorno è molto più significativa anche la presenza nei programmi di Gol di persone beneficiarie di Assegno di inclusione o di Supporto formazione e lavoro. In quest’ultimo caso in evidente crescita a seguito dell’intervento di riforma che lo ha rafforzato. La maggiore disponibilità per l’attivazione dei disoccupati privi di ammortizzatori o in condizione di povertà assoluta nelle regioni meridionali va necessariamente accompagnata da una adeguata capacità di attivazione in percorsi formativi utili, altrimenti può diventare controproducente.

È fondamentale in questa fase promuovere e certificare percorsi di formazione efficaci, tendenzialmente pre-assunzionali e condivisi con le imprese del territorio. La disponibilità ai percorsi di attivazione, soprattutto nel Mezzogiorno, dei disoccupati privi di benefici economici mostra una tendenza positiva che richiede uno sforzo ulteriore da parte dei servizi regionali affinché la proposta formativa sia coerente con l’accompagnamento al lavoro e con la domanda delle imprese.

La composizione dei beneficiari

Sempre considerando i beneficiari con patto di servizio attivo, osserviamo come le donne siano prevalenti rispetto agli uomini (55,5% femmine, 45,5% maschi). Fa riflettere che la grande maggioranza dei destinatari del patto di servizio sia composta da persone con titolo di studio fino alla terza media (47,5% del totale). Ma anche da persone in possesso di diploma di istruzione secondaria superiore, circa il 35%, che evidenzia un fenomeno diffuso di possesso di titolo di studio con una debole o generica competenza professionale. Molto più bassa la percentuale di destinatari di patto di servizio Gol che hanno una qualifica professionale (circa il 6%) o una laurea triennale o magistrale (circa il 5%).

Formati, target raggiunti e occupati

Negli ultimi mesi la buona performance del programma Gol è confermata dagli individui con almeno una politica attiva dopo la presa in carico, circa 2.215mila (il 63,5% dei raggiunti e presi in carico, percentuale che sale al 66% se consideriamo anche i tirocini). E dagli avviati a formazione, 550mila.

Se consideriamo i tre macro-target indicati dal Pnrr all’avvio del programma, possiamo verificare come proceda la marcia di avvicinamento all’obiettivo:

  • i beneficiari sono al 31 marzo 2025 2.146mila, pari al 71,5% del target di 3 milioni;
  • coloro che hanno avuto un intervento formativo sono 457mila, pari al 57,2% del target da raggiungere e coloro che hanno avuto un intervento di formazione digitale hanno raggiunto quota 231mila, pari al 77% del target.

Con questo andamento, il raggiungimento del target fissato per il programma Gol dalla Misura 5 del Pnrr entro il 2025 appare raggiungibile, con qualche affanno in più per la formazione.

Andamento regionale sul target

La proiezione del Ministero del Lavoro indica a fine anno il raggiungimento di quota 3 milioni e 251mila beneficiari, ben oltre l’obiettivo fissato. Tuttavia è del tutto evidente come questi obiettivi verranno raggiunti in ragione di una media nazionale determinata da alcune regioni che hanno già raggiunto il target, che compenseranno quelle che non raggiungeranno l’obiettivo fissato.

In particolare, vanno segnalate alcune regioni che sono ancora piuttosto distanti dai target rispetto alla formazione, ossia la Sardegna, l’Abruzzo, il Molise, la Calabria, la Basilicata e la Sicilia. Mostrando problemi strutturali e di funzionamento del raccordo formazione-lavoro. La carenza di funzionamento del sistema formativo per l’attivazione dei disoccupati va segnalata in quanto in queste stesse regioni è più alta proprio la percentuale di disoccupati di lunga durata e che necessitano di formazione rafforzata. Il problema è evidentemente accentuato dalla inadeguatezza del sistema preposto alla sua soluzione.

Supporto all’autoimpiego

Va considerato anche il dato del supporto all’autoimpiego che ha raggiunto ben 16mila beneficiari. Si tratta di una buona base anche per i potenziali “startupper” e lavoratori autonomi. In quanto si sta avviando in questi mesi il programma del fondo specifico previsto dalla Legge 95 del 2024, la politica nazionale per l’autoimpiego. Misura destinata a coinvolgere circa 25mila Neet e disoccupati under 35 e collegata anch’essa al programma Gol in quanto costituisce una misura ordinaria di politica attiva.

Disomogeneità territoriale

Tuttavia, a fronte del generale miglioramento del dato medio delle politiche attive avviate, non è possibile ignorare come resti grave la disomogeneità tra le regioni. Si va dal 99,8% degli individui con almeno una politica attiva avviata sui raggiunti di una regione come il Veneto, al dato intermedio di regioni importanti come la Lombardia e il Lazio, rispettivamente a 57% e 48%. Fino al grave ritardo di Sicilia, al 25%, o Basilicata, al 28%.

Questa disomogeneità è sintomatica delle difficoltà del sistema regionale nel garantire un condiviso livello nell’erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni di Gol. Il quale è rimasto piuttosto disomogeneo nonostante il recupero di questi mesi e che implica un corrispondente intervento di coordinamento e promozione da parte del Ministero del Lavoro, da realizzare anche attraverso la funzione dell’agenzia nazionale Sviluppo Lavoro Italia.

Impatto occupazione del programma Gol

L’impatto occupazionale del programma appare confortante. Il 38% degli individui raggiunti, pari a un milione e 323mila, è stato reinserito al lavoro. La percentuale sale al 47% per i profilati per il percorso 1, ossia gli immediatamente occupabili. E supera il 38% per coloro che hanno svolto il percorso 2 con l’aggiornamento professionale. Più difficile, invece, il rientro dei coinvolti nei percorsi 3 e 4, ossia la riqualificazione professionale e l’intervento sulle condizioni vulnerabili, con un dato di reimpiego intorno al 20%.

Questi dati confermano l’importanza delle indicazioni della profilazione rispetto agli esiti occupazionali. E la netta distinzione dell’impatto delle politiche attive tra chi è in condizione di maggiore occupabilità e i soggetti che si trovano invece a vivere condizioni di maggiore difficoltà. L’indicazione è chiara: in questa fase di crescita della domanda delle imprese vanno concentrati gli sforzi sui percorsi di riqualificazione e accompagnamento al lavoro di chi si trova in condizione di difficoltà occupazionale, ossia i percorsi 3 e 4, che necessitano di un “programma specifico e rafforzato”. La quota dei nuovi rapporti di lavoro attivati tramite Gol dopo la presa in carico risulta in ogni caso interessante e raggiunge il 90% sul totale degli occupati.

Le novità del decreto e le prospettive

Il decreto del Ministro del Lavoro dello scorso febbraio ha attribuito alle regioni ben 2 miliardi e 800milioni di euro per la fase finale del programma Gol e per sostenere e promuovere il raggiungimento degli obiettivi. Inoltre, ha introdotto alcune novità utili. L’inserimento dei percorsi di formazione professionale costituisce una novità opportuna, anche in ragione degli interventi di riqualificazione delle competenze da rafforzare soprattutto nel Mezzogiorno, così come la considerazione degli interventi di tirocinio avviati dal programma Gol. Per i destinatari del percorso 4 lavoro e inclusione è stata prevista inoltre una utile connessione, nell’ambito di percorsi condivisi e mirati, con gli interventi formativi di aggiornamento e riqualificazione professionale.

In ogni caso, la lettura dei dati e dell’andamento del programma Gol mostra ormai un quadro consolidato. Facendo emergere alcuni elementi utili a una iniziativa tra Governo e Regioni che tenga conto di alcune evidenze:

  • rilancio dell’area delle politiche attive attraverso l’autoimpiego, rendendola una componente organica del sistema come indicato dalla Commissione Europea;
  • rafforzamento degli ambiti di carenza strutturale delle politiche attive che il programma Gol ha in questi mesi evidenziato, ossia la difficoltà delle regioni meridionali nel programmare e strutturare adeguati interventi formativi rispetto alla ampia platea dei non occupabili e la necessità di un intervento specifico e coordinato per le fasce dei disoccupati e degli inattivi più deboli;
  • utilità dell’assessment e le necessità di selezionare e certificare i percorsi formativi, collegandoli meglio alla domanda delle imprese.

L’andamento del programma Gol, analizzato rispetto alle caratteristiche della composizione dei beneficiari e dei ricollocati, mostra altri elementi di assoluto interesse:

  • distinzione netta tra disoccupati occupabili e beneficiari con gravi deficit di occupabilità, che determina una possibilità di reimpiego per questi soggetti del tutto differente e che presuppone politiche attive, e la costruzione di sistemi di intervento più distinti degli attuali e in grado di valorizzare la maggiore disponibilità ai percorsi di attivazione che sta emergendo proprio dalle fasce più in difficoltà;
  • opportunità di rafforzare il collegamento tra politiche attive e interventi formativi per i neoassunti o i disoccupati preselezionati finanziati con il Fondo Nuove Competenze;
  • sperimentazione di una connessione più strutturata tra il sistema della formazione professionale regionale e gli interventi di riqualificazione professionale dei beneficiari di Gol, dei Neet e dei disoccupati di lunga durata, soprattutto nel Mezzogiorno.

Romano BeniniChi è Romano Benini

Romano Benini è professore straordinario di Sociologia del welfare e coordinatore del corso di laurea in Consulenza del lavoro presso la Link Campus University di Roma e docente di Sociologia del Made in Italy presso l’Università La Sapienza di Roma. Giornalista economico, è autore di Il posto giusto, il programma di Rai3 su formazione e mercato del lavoro, e consulente della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, della Cna nazionale e di diverse istituzioni. Tra i libri più recenti: Il fattore umano (Donzelli, 2016), Lo stile italiano, Mutamenti sociali e inclusione attiva (Eurilink, 2018), Il posto giusto (Eurilink, 2020).

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