di Angelo Gatto |
Incontriamo Rossella Spada, direttore del Fondo Formazienda, per condividere le proposte che le Parti Sociali costituenti il Fondo Formazienda (Sistema Impresa e Confsal) hanno trasmesso al Ministero del Lavoro in merito all’aggiornamento della regolamentazione che interesserà il prossimo futuro dei Fondi Paritetici Interprofessionali.
Il documento contiene interessanti proposte per una revisione organica del quadro regolatorio dei Fondi Interprofessionali. Qual è il pensiero di Formazienda sul percorso iniziato con l’incontro tra Massimo Temussi del Ministero del Lavoro e le Parti Sociali?
Come Fondo abbiamo apprezzato l’iniziativa ministeriale promossa perché è stata condotta con spirito di apertura verso il dialogo e la collaborazione con le parti sociali che da oltre vent’anni svolgono un ruolo di primaria importanza verso le imprese del nostro Paese. La necessità di porre in atto una revisione organica delle regole in cui operano i Fondi non può più attendere.
Ricordo, infatti, che la recente soppressione dell’Anpal e la conseguente riorganizzazione del Mlps, che torna a esercitare il ruolo di organismo di vigilanza, hanno accelerato il processo di revisione di un quadro normativo che trova ancora i suoi fondamenti in due documenti emanati in momenti storici diversi. La circolare del Ministero del Lavoro n. 36 del 18 novembre 2003 (Disposizioni 2003) e le Linee Guida dell’ex Anpal del 10 aprile 2018 (Disposizioni 2018). I temi introdotti dal Ministero sono apparsi da subito particolarmente concreti e rilevanti.
Quali sono stati a suo avviso i punti salienti?
Ritengo che alcuni spunti di lavoro non potessero attendere oltre. In primo luogo, vi è la necessità e in tal senso si sono espresse le parti sociali Sistema Impresa e Confsal di addivenire a un documento unico del quadro regolatorio che, da un lato, valorizzi e tenga conto di quanto già disciplinato nelle precedenti disposizioni e, dall’altro, introduca nuovi elementi di garanzia di stabilità, chiarezza e semplificazione degli operatori. Così come serve semplificare e digitalizzare alcune procedure.
Ho trovato rilevante e corretta anche l’attenzione dedicata alla disciplina della mobilità in entrata e in uscita tra i Fondi Interprofessionali e alla disciplina del sistema dei controlli, del sistema di vigilanza e del quadro delle sanzioni. Insomma, temi sui quali è auspicabile arrivare quanto prima a una linea d’azione chiara e condivisa con tutti gli attori del sistema.
Detto dell’importanza di giungere a un documento unico, entriamo nel merito dei punti del Position Paper di Sistema Impresa e Confsal.
Le riflessioni contenute nel documento riprendono in modo organico quanto già espresso nell’incontro di luglio da Andrea Bignami nella sua veste di vice presidente vicario di Sistema Impresa e presidente di Formazienda. Gli ulteriori due mesi di dialogo interno tra le Confederazioni hanno arricchito gli spunti già forniti in quell’occasione.
Compreso che l’orientamento del Ministero fosse più dettato dalla necessità di intervenire a livello tecnico che di assetto normativo istituzionale, abbiamo integrato il documento con proposte che potessero rispondere alla primaria richiesta relativa proprio alla necessità di addivenire alla definizione di un nuovo testo organico. In grado di tenere conto delle normative e regolamentazioni che negli anni si sono stratificate per consolidare l’evoluzione della disciplina di riferimento. Garantendo stabilità, chiarezza e semplificazione agli operatori e per le procedure da porre in essere.
Le proposte avanzate dalle Parti Sociali vanno a interessare l’azione del Fondo che lei dirige. Si trova in accordo con quanto sostenuto nel Position Paper?
Ha ragione quando dice che l’attività del Fondo dovrà adeguarsi ai dettami di una riforma che è ormai alle porte. È altresì vero che le posizioni espresse nel documento competono per definizione all’attività strategica e di indirizzo esercitata dalle Parti Sociali alle quali il Fondo deve attenersi nell’espletamento delle proprie attività. Precisato questo, mi trovo molto d’accordo con i contenuti del Position Paper.
A cominciare dalla richiesta che l’attuale formulazione dell’art. 118 della Legge 388/2000 che prevede che i piani formativi siano “concordati tra le Parti sociali” trovi una formulazione della norma più aderente al principio di libertà sindacale negativa. “Concordati tra o con le Parti sociali” mi pare una formula più coerente.
Oltre a questo aspetto quali altri elementi ritiene di sottolineare?
Ritengo significative alcune proposte sulle quali si discute da anni. L’abrogazione del prelievo da parte dello Stato di 120 milioni di euro annui (articolo 1, comma 722, dellalegge 190/2014) che, insieme al ponderato inserimento di versamento contributivo per figure come i co.co.co e a una diversa regolamentazione per l’inoptato, permetta un ampliamento delle risorse per la formazione senza gravare ulteriormente sulle aziende. Non meno rilevante, ottenere l’allargamento della platea dei soggetti beneficiari della formazione, in primis i datori di lavoro (soprattutto per le micro e piccole aziende) e alcune categorie attualmente escluse, come i collaboratori in ambito sportivo.
Abbiamo notato il riferimento anche alle spese di gestione dei Fondi Interprofessionali, argomento di grande impatto.
L’attuale sistema di calcolo applicato per determinare l’ammontare delle Spese di gestione che un Fondo è legittimato a utilizzare presenta problemi. Non entro nel merito tecnico delle proposte avanzate dalle nostre Parti Sociali, mi limito a sottolineare che l’adozione di quanto da loro sostenuto porterebbe a legare le spese di gestione direttamente alle risorse finanziarie effettivamente gestite mediante un sistema a scaglioni progressivi. Analogo a quello utilizzato per l’imposta sul reddito delle persone fisiche.
Questo eviterebbe di creare evidenti disparità di dotazione di risorse per le spese di gestione a parità di numero di lavoratori delle imprese aderenti potenziali beneficiarie della formazione. È una posizione di equità che garantirebbe ai Fondi di minore dimensione una maggiore serenità nella crescita, richiedendo un contributo proporzionalmente crescente ai fondi più grandi.
Sul tema dell’adesione, ci sono invece considerazioni che avete rappresentato, tenuto conto che il Ministero ha espresso il possibile orientamento verso un ritorno al passato, quando l’adesione poteva essere espressa in uno-due finestre l’anno e non mensilmente?
Riteniamo opportuno che venga mantenuto l’attuale sistema di revoca/adesione libero. Affinché ogni impresa possa esprimere in qualsiasi momento la propria volontà di aderire a un Fondo. Questo garantisce la libertà di scelta delle imprese anche con riguardo alle diverse opportunità di finanziamento offerte da ciascun fondo e la corretta concorrenza tra i fondi stessi.
Anche gli ultimi due punti del Position Paper sono rilevanti per una più completa azione del Fondo, chiamato ad assumere nuove responsabilità senza il necessario incremento delle risorse a disposizione. Cosa ne pensa?
Non posso che concordare. È auspicabile giungere al completamento del processo di certificazione delle competenze che porti i Fondi Interprofessionali a poter rilasciare la certificazione riconosciuta a livello nazionale. Senza limitare il loro operato alla sola Individuazione e Validazione. Questa attività deve però portare con sé una attenta riflessione sui maggiori oneri in capo ai Fondi che, al momento, non dispongono di risorse aggiuntive dedicate a tale funzione.
Infine, non posso che unirmi all’unanime appello per il rispristino e la revisione dell’Osservatorio per la Formazione Continua (istituito con D.M. n. 383/V/03). Uno strumento essenziale per riflettere ex ante ed ex post sull’efficacia delle azioni dei Fondi.














