Più soddisfatti i lavoratori in pantofole

Cresce il numero degli Smart Worker italiani. Il 76% è soddisfatto del proprio lavoro, contro il 55% degli altri dipendenti; uno su tre è pienamente coinvolto nella realtà in cui opera, rispetto al 21% di chi lavora in modo tradizionale.

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di Laura Reggiani |

Sono ormai circa 570mila, in crescita del 20% rispetto al 2018, i lavoratori dipendenti che godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro.

Mediamente presentano un grado di soddisfazione e coinvolgimento nel proprio lavoro molto più elevato rispetto a chi lavora in modalità tradizionale: il 76% si dice soddisfatto della sua professione, contro il 55% degli altri dipendenti; uno su tre si sente pienamente coinvolto nella realtà in cui opera e ne condi- vide valori, obiettivi e priorità, contro il 21% dei colleghi.

È questo uno dei risultati più interessanti emersi dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano presentata a fine ottobre al Campus Bovisa al convegno “Smart Working davvero: la flessibilità non basta”.

La diffusione dello Smart Working

L’Osservatorio, come di consueto, ha analizzato la diffusione dello Smart Working in Italia tra le grandi aziende, tra le piccole e medie imprese e nella Pubblica Amministrazione.

Nel 2019 la percentuale di  grandi  imprese che ha avviato al suo interno progetti di Smart Working è del 58%, in lieve crescita rispetto al 56% del 2018. A queste percentuali vanno aggiunte un 7% di imprese che ha già attivato iniziative informali e un 5% che prevede di farlo nei prossimi dodici mesi. Del restante 30%, il 22% dichiara probabile l’introduzione futura e soltanto l’8% non sa se lo introdurrà o non manifesta alcun interesse. A fronte di questa crescita modesta, c’è da registrare un aumento di maturità delle iniziative, che abbandonano lo stato di sperimentazione e vengono estese a un maggior numero di lavoratori: circa metà dei progetti analizzati è già a regime e la popolazione aziendale media coinvolta passa dal 32% al 48%.

Tra le piccole e medie imprese c’è un aumento della diffusione dello Smart Working: i progetti strutturati passano dall’8% dello scorso anno al 12% attuale, quelli informali dal 16% al 18%, ma aumenta in modo preoccupante anche la percentuale di imprese disinteressate al tema (dal 38% al 51%). È tra le Pubbliche Amministrazioni che si registra la crescita più significativa: in un anno nel settore pubblico sono raddoppiati i pro- getti strutturati di Smart Working (passando dall’8% al 16%), il 7% delle PA ha attivato iniziative informali (l’1% del 2018), il 6% le avvierà nei prossimi dodici mesi.

Le più avanzate sono le PA di grandi dimensioni, che nel 42% dei casi hanno già introdotto iniziative strutturate e nel 7% hanno attivato iniziative informali. Nonostante questi dati incoraggianti, il ritardo resta evidente, con quasi 4 PA su 10 che non hanno progetti di Smart Working e sono incerte (31%) o addirittura disinteressate (7%) rispetto alla sua introduzione. Va inoltre sottolineato come i progetti di Smart Working nelle PA risultino ancora limitati in termine di diffusione interna poiché coinvolgono mediamente il 12% della popolazione dell’amministrazione, percentuale radicalmente diversa a quella delle imprese private  e vicina al 10% che la direttiva Madia definiva come limite inferiore all’adozione. Questo dato sembra testimoniare come, pur essendosi finalmente attivate, molte PA abbiano seguito un approccio di mero adempimento normativo.

Benefici e criticità dello Smart Working

Secondo le organizzazioni, i principali benefici riscontrati dall’adozione dello Smart Working sono il miglioramento dell’equilibrio fra vita professionale e privata (46%) e la crescita della motivazione e del coinvolgi- mento dei dipendenti (35%).

Ma la gestione degli smart worker presenta secondo i manager anche alcune criticità, in particolare le difficoltà nel gestire le urgenze (per il 34% dei responsabili), nell’utilizzare le tecnologie (32%) e nel pianificare le attività (26%), anche se il 46% dei manager dichiara di non aver riscontrato alcuna criticità. Se si interrogano gli smart worker, invece, la prima difficoltà a emergere è la percezione di isolamento (35%), poi le distrazioni esterne (21%), i problemi di comunicazione e collaborazione virtuale (11%) e la barriera tecnologica (11%).

Più soddisfatti e “ingaggiati”

Come dicevamo all’inizio uno dei risultati più interessanti che emerge dalla ricerca è che i lavoratori smart sono mediamente più soddisfatti dei colleghi che lavorano in modalità tradizionale in diversi aspetti del lavoro. Soprattutto, gli smart worker sono più soddisfatti dell’organizzazione del proprio lavoro (il 31% degli smart worker contro il 19% degli altri lavoratori), ma anche delle relazioni fra colleghi (il 31% contro il 23% degli altri) e della relazione con i loro superiori (il 25% contro il 19% degli altri).

Inoltre, lo Smart Working migliora l’engagement dei dipendenti. Gli Smart Worker sono più soddisfatti del proprio lavoro (76% rispetto al 55% degli altri lavoratori), più orgogliosi dei risultati dell’organizzazione in cui lavorano (71% rispetto al 62%) e desiderano restare più a lungo in azienda (71% rispetto al 56%). Considerando tutti gli elementi che caratterizzano l’engagement, gli Smart Worker che si sentono pienamente “ingaggiati” sono il 33%, rispetto al 21% degli altri lavoratori. I lavoratori agili sono anche più capaci di responsabilizzazione rispetto agli obiettivi aziendali e personali, di flessibilità nell’organizzare le attività lavorative e di bilanciare l’uso delle tecnologie digitali con gli strumenti tradizionali di collaborazione, la cosiddetta “attitudine smart”, che varia dal 17% dei lavoratori tradizionali al 35% di quelli smart.

I MIGLIORI PROGETTI DI SMART WORKING

In occasione del convegno sono stati anche assegnati gli “Smart Working Award 2019”, i riconoscimenti dell’Osservatorio alle aziende che si sono distinte per capacità di innovare le modalità di lavoro grazie ai loro progetti di Smart Working.
Vincitori dello “Smart Working Award 2019” sono fra le grandi imprese Europe Assistance per il progetto “EA Smart Working”, Reale Mutua per l’iniziativa “Be Smart”, Saipem per l’iniziativa “FlexAbility”, Sky Italia per il progetto “Open Working”.
Tra le Pmi è stata premiata MailUp mentre tra le pubbliche amministrazioni la Regione Emilia-Romagna.

La flessibilità non basta

“Lo Smart Working non è solo una moda, è un cambiamento che risponde alle esigenze delle persone, delle organizzazioni e della società nel suo complesso, e come tale è un fenomeno inarrestabile. La dinamica con cui sta crescendo nel nostro Paese tuttavia, non è abbastanza veloce” ha commentato Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Smart Working.

“In realtà importanti per l’economia del nostro sistema Paese come Pmi e PA la diffusione dello Smart Working non è ancora sufficiente. Questo limita la portata del contributo che lo Smart Working può dare per rendere più moderno il mercato del lavoro, le imprese e le PA più competitive ed attrattive e le nostre città più inclusive e sostenibili. Per le PA in particolare è necessario un rapido cambio di passo soprattutto per non perdere l’opportunità di migliorare la motivazione delle proprie persone e per attrarre nuovi talenti, soprattutto in relazione alla necessità di sostituire circa il 15% del personale nei prossimi 3-4 anni”.

Per praticare davvero lo Smart Working occorre superare l’associazione che sia solo lavoro da remoto, ma interpretarlo come un percorso di trasformazione dell’organizzazione e della modalità di vivere il lavoro da parte delle persone” puntualizza Fiorella Crespi, Direttore dell’Osservatorio Smart Working. “Sono ancora poche le organizzazioni che lo interpretano come una progettualità completa, che passa anche dal ripensamento degli spazi e da un nuovo modo di lavorare basato sulla fiducia e la collaborazione. Agire sulla flessibilità, responsabilizzazione e autonomia delle persone significa trasformare i lavoratori da dipendenti orientati e valutati in base al tempo di lavoro svolto a professionisti responsabili focalizzati e valutati in base ai risultati ottenuti. Fare Smart Working a un livello più profondo significa fare un ulteriore passo oltre, lavorando sull’attitudine e i comportamenti delle persone promuovendo un pieno engagement per far sì che i lavoratori diventino veri e propri imprenditori con un’attitudine all’innovazione e alla creatività”.

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