Freno a mano tirato per le Agenzie per il Lavoro

Gli effetti del Decreto Dignità sul mondo della somministrazione e sui lavoratori che, in molti casi, sono scivolati verso forme di lavoro meno tutelanti o verso la disoccupazione.

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Agenzie per il Lavoro

di Cleopatra Gatti |

Da oltre vent’anni, le Agenzie per il Lavoro offrono servizi per chi cerca una occupazione; solo nel 2018 sono state 800mila le persone che hanno usufruito di un contratto di lavoro in somministrazione, con una media mensile dei lavoratori impiegati pari a 428.296.

A partire dal mese di luglio del 2018, dopo un ciclo positivo iniziato dal 2013, la somministrazione ha però registrato una brusca frenata. E se una parte minoritaria dei lavoratori, quella con le maggiori competenze, ha beneficiato di un’accelerazione del percorso verso contratti stabili, una fetta molto più ampia è però scivolata verso forme di lavoro meno tutelate o verso la disoccupazione.

Il saldo dei lavoratori tramite Agenzia da luglio a dicembre 2018 è, infatti, negativo:- 39mila persone (-8,5%). In questo contesto Assolavoro, l’Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro, ha organizzato a Roma presso il Cnel lo scorso 28 marzo un incontro intitolato “Posti e Percorsi. Il lavoro tra mappa e territorio”, volto a far chiarezza sulle specificità di un sistema che sembra evidenziare ancora tra gli italiani un’immagine fatta di luci e ombre e che ha subito un duro contraccolpo a seguito del Decreto Dignità.

Una porta di accesso al lavoro stabile

Come è stato presentato durante il convegno, le Agenzie per il Lavoro impiegano stabilmente nelle proprie 2.500 filiali circa 10mila persone. Sono, inoltre, assunte con un contratto di lavoro in somministrazione a tempo indeterminato, più di 59mila persone. Grazie alle attività di ricerca e selezione delle ApL in un anno altre 50mila persone accedono a un’occupazione diretta, stabile e solitamente per profili medio alti nelle aziende committenti.

I giovani che entrano nel mercato del lavoro attraverso una Agenzia (100mila nel 2017) hanno una maggiore probabilità di transitare in un rapporto stabile sia rispetto a chi trova una prima occupazione con un contratto a tempo determinato e a chi è stato assunto inizialmente con un contratto di lavoro di collaborazione o intermittente. Il tasso di stabilizzazione è infatti pari al 18,1% nel caso dei giovani somministrati, scende al 13,6% per i giovani assunti per la prima volta con un contratto a termine, ed è ancora più basso per le altre forme di lavoro come il contratto intermittente (8,8%) e le collaborazioni (8,6%).

Formazione e welfare per i somministrati

Il sistema formativo italiano delle Agenzie per il Lavoro rappresenta un modello di riferimento a livello europeo. È completamente gratuito ed è strettamente collegato al mercato del lavoro: una persona su tre, dopo aver seguito un corso di formazione con una Agenzia per il Lavoro, accede infatti a una reale occasione di lavoro. La formazione è interamente finanziata da risorse private: le Agenzie, infatti, per legge “aggiungono” un 4% al totale delle retribuzioni erogate ai lavoratori in somministrazione per finanziare Formatemp, un fondo dedicato.

I lavoratori in somministrazione possono beneficiare anche del welfare di settore attraverso Ebitemp, l’Ente Bilaterale Nazionale per il Lavoro Temporaneo fondato da Assolavoro e dai sindacati di categoria, che offre numerose prestazioni a favore dei lavoratori in somministrazione; misure di sostegno al reddito, per la maternità e gli asili nido, piccoli prestiti a tasso fortemente agevolato, tutela sanitaria e odontoiatrica, rimborsi per le spese di trasporto.

Gli effetti del Decreto Dignità

La somministrazione di lavoro rappresenta la forma di lavoro flessibile con maggiori tutele per il lavoratore, oltre che con la retribuzione prevista dalla legge. In Italia ha una diffusione più bassa rispetto alla media europea. Dopo un periodo ininterrotto di crescita cominciato nel 2013 con la fine della crisi economica, a partire dal secondo semestre del 2018, in coincidenza con la riforma del “Decreto Dignità”, vi è stata una brusca frenata e un’inversione di tendenza.

L’effetto ha determinato una divaricazione tra chi ha competenze più spendibili sul mercato e che ha avuto un più rapido accesso a contratti stabili e chi, avendo maggiore fragilità, è scivolato fuori dal lavoro in somministrazione. A dicembre 2018 il numero di persone impiegate tramite ApL è sceso a 419mila, con un saldo negativo rispetto a luglio pari a -39mila (-8,5%). Quasi 40mila persone prima avevano una occupazione in somministrazione, con i diritti, le tutele e la retribuzione tipiche del lavoro dipendente, e ora non sono più impiegate.

L’osservatorio Inps sul precariato evidenzia che se da un lato la somministrazione ha perso nel periodo luglio-dicembre 2018 circa 105mila contratti, le altre forme contrattuali a termine, come le prestazioni occasionali, i contratti intermittenti e quelli stagionali hanno registrato, invece, segnali di espansione.

Vi è dunque un elevatissimo rischio che la contrazione del lavoro somministrato, controllato e tutelante rispetto ai livelli salariali e al welfare, stia gravando soprattutto su occupati a più bassa qualifica, alimentando il circuito meno tutelato e più povero del mercato del lavoro temporaneo o il lavoro autonomo falso o, peggio ancora, forme irregolari di lavoro quando non direttamente la disoccupazione.

Alessandro Ramazza Assolavoro
Alessandro Ramazza, Presidente di Assolavoro

“Tutte le rilevazioni di questi mesi evidenziano un dato: il Decreto Dignità sta colpendo i più deboli, molti dei quali stanno scivolando progressivamente verso forme di lavoro meno tutelato o addirittura irregolare” puntualizza Alessandro Ramazza, presidente di Assolavoro. “Limitare fortemente la possibilità di attivare il lavoro dipendente, a termine, come può essere la somministrazione o il contratto a tempo determinato, apre a una divaricazione tra coloro che hanno migliori competenze e una professionalità più spendibile sul mercato, per i quali in alcuni casi vi è stata una accelerazione verso il percorso di stabilizzazione, e gli altri” prosegue Ramazza.

“Gli altri, la più parte, sono con questa norma spinti ai margini del mondo dell’occupazione, verso forme di lavoro meno tutelato o addirittura verso la disoccupazione. Solo considerando i dati delle Agenzie per il Lavoro emerge che tra luglio e dicembre del 2018 sono 39mila le persone che prima avevano un contratto di somministrazione e ora non più. E il trend a gennaio 2019 è ancora quello”.

Il nuovo contratto di settore

Lo scorso dicembre, Assolavoro e i sindacati di categoria, hanno sottoscritto l’ipotesi di accordo per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di settore. Tra le disposizioni più rilevanti il cosiddetto “Regime Transitorio” che ha evitato che, per via dei conteggi retroattivi previsti dal Decreto Dignità, da gennaio 2019 53mila persone perdessero il lavoro.

L’accordo rafforza ulteriormente il ruolo della formazione, attraverso il cosiddetto “diritto mirato” alla formazione e riqualificazione professionale del lavoratore che, con almeno 110 giornate di occupazione e disoccupato da almeno 45 giorni, potrà avere formazione del valore di 4mila euro.

Aumentano anche l’indennità di disponibilità (800 euro) per i lavoratori assunti a tempo indeterminato, il sostegno al reddito (fino a 1.000 euro, una tantum) e le prestazioni di welfare, a cui si aggiunge un rimborso spese di 3.500 euro per favorire la mobilità territoriale.


La ricerca Ipsos sulle Agenzie per il Lavoro

Un’indagine sull’immagine e la reputazione del settore delle Agenzie per il Lavoro è stata realizzata dall’Istituto di Ricerca Ipsos attraverso interviste online su due diversi target: un campione rappresentativo della popolazione italiana e un bacino di iscritti alle Agenzie per il Lavoro.

Dall’indagine emerge che, in un mercato del lavoro sempre più dinamico, cresce la consapevolezza che il posto fisso nella stessa organizzazione sia sempre più raro, nonostante sicurezza e stabilità rimangano un valore importante.

Le Agenzie per il Lavoro costituiscono un attore rilevante; sono ritenute utili per migliorare le condizioni occupazionali, per collocarsi e ri-collocarsi, ma soffrono di una conoscenza superficiale che alimenta false credenze e che porta a sottostimare le caratteristiche del contratto somministrato, visto come “inferiore” rispetto a un contratto diretto con l’azienda.

Tra chi invece ha avuto una esperienza diretta di contratto somministrato, si ridimensiona l’idea dell’esistenza di un gap salariale rispetto ai contratti diretti, ma emergono differenze nelle prospettive di carriera e nei benefit aziendali più garantiti ai dipendenti di azienda, e una ridotta conoscenza del contratto somministrato relativamente a formazione e benefit.

Di seguito altri dati interessanti:

• Il primo contatto con una ApL avviene in un periodo di inattività (72%): il 46% arriva da esperienze precedenti; il 17% ha appena terminato gli studi; il 9% è alla prima ricerca di occupazione.

• Per quanto riguarda il canale prevale il passaparola (31%), ma hanno un ruolo importante anche le vetrine delle Agenzie (23%) e il ricontatto da parte delle ApL a seguito di un contatto con l’azienda (21%).

• Prima di contattare le Agenzie, il 70% ha provato a inviare il CV alle aziende; il 29% si è invece rivolto ai Centri per l’Impiego.

• A seguito dell’iscrizione a una ApL il tempo medio per trovare un’occupazione è di circa 8 mesi; dopo un primo contratto con una ApL, ottengono un contratto a tempo determinato con la stessa (37%) o con l’azienda (21%).

• Dopo aver lavorato con una ApL un lavoratore su tre accede a una occupazione stabile.

• Complessivamente la positività dell’esperienza con un’Agenzia per il Lavoro porta gli iscritti a consigliarla ad altre persone in cerca di occupazione (87%).

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