FondItalia: siamo pronti per la ripartenza

La sinergia tra FondItalia e il Fondo Nuove Competenze di Anpal permetterà alle aziende di avvalersi di nuove risorse dedicate alla formazione, supportando la rigenerazione del sistema produttivo del Paese.

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FondItalia Fondo Nuove Competenze Formazione

di Greta Gironi |

Secondo Egidio Sangue, direttore di FondItalia: “La sinergia con il Fondo Nuove Competenze, il Fondo istituito con il Decreto Rilancio e rafforzato con il Decreto Agosto allo scopo di introdurre uno strumento di politica attiva alternativo alla Cassa integrazione, può portare ampi benefici sia per le aziende che per i lavoratori”. 

Adeguare le competenze dei lavoratori alle nuove esigenze delle imprese, soprattutto quelle legate agli investimenti “green” e al digitale, per accompagnare la rigenerazione del sistema produttivo del Paese, è anche il pensiero espresso dall’ex ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, all’annuncio del Decreto interministeriale che ha istituito il Fondo Nuove Competenze, la misura fortemente voluta dal Governo e che intende rappresentare un grande investimento sul capitale umano per la ripartenza del Paese in questo scenario di grande crisi economica, che fa seguito alla pandemia. Ripartire, dunque, dai lavoratori nei luoghi di lavoro, puntando molto, ancora una volta, sulla leva strategica della formazione per il trasferimento di conoscenze e l’incremento di nuove competenze.

Il disallineamento tra le competenze professionali e le richieste del mercato del lavoro, che ha origine nel sistema educativo e si dispiega in ambito lavorativo, ha sempre rappresentato una minaccia per la crescita della produttività nel nostro Paese. Si tratta, dunque, di un fenomeno già noto in Italia, come in altre parti del globo, che certamente precede l’attuale situazione socioeconomica conseguente all’emergenza sanitaria: il mondo del lavoro cambia velocemente, le risorse umane hanno competenze che diventano obsolete nel giro di cinque anni e la richiesta di nuove professionalità da parte del mercato del lavoro resta spesso insoddisfatta.

È quanto già evidenziato da un recente studio del Boston Consulting Group, secondo cui la scuola continua a formare giovani che avranno competenze arretrate nel momento in cui si dovranno apprestare ad entrare nel mercato del lavoro, perché le richieste delle imprese nel frattempo saranno cambiate, tanto che, entro il 2022, il 27% delle posizioni lavorative disponibili potrebbe essere dedicato a ruoli che al momento non esistono. I tempi in cui viviamo, e oltremodo questo momento, impongono dunque un grado molto elevato di flessibilità e, dal punto di vista professionale, una formazione in continuo aggiornamento per seguire, o meglio anticipare, i cambiamenti tecnologici e le richieste del mercato.

Nuove figure professionali richieste

Sono la tecnologia, il digitale e l’automazione a favorire l’emersione di nuove professioni a discapito dei posti di lavoro tradizionali.

Secondo il dossier 2020 di Unioncamere e Anpal, saranno 2,2 milioni i posti di lavoro con nuove competenze e il 75% (circa 1.036mila, + 7%) delle aziende metterà in campo azioni di reskilling del proprio personale, conseguenza anche delle sfide imposte dalla pandemia in corso, che ha accelerato il processo di digitalizzazione: una nuova organizzazione del lavoro e delle relazioni con clienti e fornitori, reti digitali integrate favorite anche da una maggiore diffusione di cloud, internet ad alta velocità e tecnologie IoT – Inter- net of Things, utilizzo dei Big Data, Digital marketing e una più avanzata personalizzazione di prodotti e servizi.

È sotto gli occhi di tutti che la pandemia da Covid-19 ha avuto conseguenze non solo a livello sanitario ed economico, ma anche a livello culturale. Il mondo del lavoro ha fatto ricorso per la prima volta, e in modo massivo, allo Smart Working e ha dovuto imprimere una forte accelerazione al processo di digitalizzazione. Cambiamenti che hanno determinato il diffondersi di nuove figure professionali nei settori del marketing, dell’information technology e, in generale, nell’ambito delle Human Resource: professionisti in grado di aiutare le aziende a riconfigurarsi, a riorganizzarsi e a ripartire.

Anche la tradizionale figura del manager aziendale richiede nuove skill per affrontare le sfide poste dalla pandemia, come la capacità di e-leadership, ossia la capacità di utilizzare le tecnologie digitali, mettendo a disposizione dei propri collaboratori gli strumenti necessari e incrementando le loro conoscenze e competenze per il lavoro in modalità Smart Working in un’ottica di definizione continua – e a distanza – di obiettivi da condividere.

FondItalia: la trasformazione digitale delle Pmi è un passaggio chiave

Anche le Pmi potranno avere, dunque, maggiori possibilità di sopravvivenza grazie alla trasformazione digitale e alla conversione in industrie digitali che prevedono l’impiego di componenti che pianificano il proprio processo di produzione, macchine che comunicano tra loro e che consentono, tramite la trasmissione di dati interna, di stabilire, in maniera rapida e informata, standard di lavoro interni, sistemi di servizi a consumo, in cui siano compresi l’utilizzo del macchinario, l’assistenza e la manutenzione permanente.

Egidio Sangue
Egidio Sangue è direttore di FondItalia

“Si tratta di un passaggio che le imprese devono pianificare con attenzione, in un momento già di per sé molto complicato, senza correre il rischio di bloccare, anche solo temporaneamente, le operazioni correnti”, spiega Egidio Sangue, direttore di FondItalia. “È necessario programmare una formazione delle risorse umane che incrementi e consolidi le competenze necessarie alle conversioni aziendali. Ecco perché riteniamo che la sinergia con il Fondo Nuove Competenze, il Fondo istituito con il Decreto Rilancio e rafforzato con il Decreto Agosto allo scopo di introdurre uno strumento di politica attiva alternativo alla Cassa integrazione, possa portare ampi benefici sia per le aziende che per i lavoratori”, ha aggiunto Sangue.

Il Fondo Nuovo Competenze

FondItalia, dal canto suo, ha inteso mettere in campo tutte le proprie risorse, economiche e di sostegno per tutte le imprese, in particolare le piccole e micro che, da sempre, rappresentano il maggior bacino di azione del Fondo.

L’Avviso FEMI 2021.01, attualmente aperto, ha infatti previsto un ulteriore asse formativo – l’Asse FNC – per il finanziamento di Progetti formativi le cui imprese destinatarie intendano avvalersi anche delle risorse del Fondo Nuove Competenze, avendo stipulato gli accordi collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro per mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa, ai sensi dell’art. 88, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, e avendo stabilito che parte dell’orario di lavoro sia finalizzato alla realizzazione di appositi percorsi di sviluppo delle competenze del lavoratore.

Il Fondo Nuove Competenze, il cui decreto interministeriale del Ministro del Lavoro e delle Politi- che Sociali e del Ministro dell’Economia e delle Finanze in attuazione dell’articolo 88, comma 3, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, che ha istituito il Fondo, è stato registrato alla Corte dei Conti lo scorso 22 ottobre, con una dotazione complessiva di 730 milioni di euro, consentirà, infatti, alle imprese di qualunque settore e dimensione, di rimodulare temporaneamente l’orario di lavoro e utilizzare una parte di esso per far svolgere ai dipendenti attività di formazione e riqualificazione, senza alcun onere aggiuntivo, perché il costo aziendale del personale impegnato nella formazione è totalmente a carico dello Stato.

Mediante la sottoscrizione di accordi collettivi a livello aziendale o anche territoriale, imprese e sindacati potranno così, a fronte di mutate esigenze organizzative  e produttive dell’impresa, consentire l’implementazione delle competenze dei lavoratori senza alcuna diminuzione della retribuzione – come accade invece con  la Cassa integrazione – generando un evidente duplice vantaggio, economico e di sviluppo aziendale.

È il Fondo Nuove Competenze a coprire, dunque, la retribuzione e i contributi previdenziali e assistenziali in riferimento alle ore che il lavoratore ha impiegato in attività formative, mentre i costi relativi agli interventi formativi restano a carico dei Fondi Paritetici Interprofessionali o di eventuali specifici avvisi emanati dalle Regioni.

Una sinergia importante

“La possibilità di accordi a livello territoriale, oltre che aziendale, può favorire l’accesso al Fondo anche alle micro e piccole imprese che non hanno esperienze di contrattazione integrativa al proprio interno”, ha spiegato Sangue. “Per come ideato, il reale impiego del Fondo Nuove Competenze da parte delle imprese dipenderà pressoché totalmente dalle Parti Sociali e dalla capacità di raccordo giocata dai Fondi Interprofessionali per quanto riguarda l’animazione delle relazioni industriali per la realizzazione degli specifici progetti formativi”.

“Del resto, è oramai nota la posizione di FondItalia al riguardo”, ha aggiunto il direttore di FondItalia. “Complessivamente i Fondi Interprofessionali dimostrano di assolvere bene la loro mission proprio grazie alla maturata capacità di interloquire con imprese, lavoratori, parti datoriali e sindacali, enti di formazione, che consente loro di confezionare opportunità di sviluppo in linea con le esigenze espresse dalle imprese in rapporto all’andamento dei mercati, candidandosi per un ruolo più autorevole nell’ambito delle politiche attive del lavoro”.

La sinergia con il Fondo Nuove Competenze può rappresentare, secondo Sangue, “un ulteriore banco di prova per i Fondi per misurare la loro capacità di adozione e implementazione di strumenti di politica attiva per il reale rilancio dell’economia, giocato per lo più sulla qualità degli accordi collettivi siglati dalle Parti, e per verificare la loro efficacia nel promuovere una formazione in grado di mantenere alta l’occupabilità dei lavoratori a favore di eventuali conversioni aziendali e a sostegno di una rigenerazione complessiva del sistema produttivo del Paese”.

FONDITALIA: LE RISORSE E LE LINEE DI INTERVENTO PER IL 2021

  • | Linee Guida 2021.01 per il finanziamento dei Progetti formativi a valere sui Conti Formativi monoaziendali, articolate in 6 Sportelli
  • | Linee Avviso FEMI 2021.01 per il finanziamento dei Progetti formativi a valere sui Conti di Rete, pluriaziendali, articolato in 6 Sportelli

Finalità
Promuovere la crescita e la qualificazione professionale dei lavoratori a supporto dello sviluppo e dell’innovazione nelle imprese.

Priorità

  • aggiornamento e mantenimento delle competenze;
  • adozione di nuovi modelli di gestione aziendale (risorse umane, qualità, tecniche di produzione) e amministrazione;
  • sviluppo delle abilità personali;
  • introduzione di elementi di innovazione tecnologica;
  • incremento della conoscenza del contesto lavorativo;
  • incremento della conoscenza e delle competenze linguistiche;
  • supporto all’internazionalizzazione;
  • green economy.

Interventi ammessi

Asse 1 Progetti formativi aziendali

Asse 2 Progetti formativi interaziendali

Asse 3 Progetti formativi individuali finanziabili mediante voucher

Asse FNC Progetti formativi in sinergia con il Fondo Nuove Competenze

Modalità ammesse

  • aula;
  • seminari e workshop;
  • formazione a distanza ed e-learning;
  • affiancamento, training on the job e coaching;
  • teleformazione (in modalità sincrona).

Risorse per il 2021

6 milioni di euro iniziali, con procedura a Sportello, fino ad esaurimento delle disponibilità.

Il Fondo si riserva di deliberare, per mezzo di avviso pubblico e, di norma, con cadenza quadrimestrale, l’aumento delle risorse sulla base dei trasferimenti Inps resisi disponibili.

Nuovi provvedimenti

Per contrastare il diffondersi della pandemia, FondItalia ha reso misura permanente nell’Avviso FEMI 2021 l’abolizione della percentuale del co- finanziamento da parte delle imprese, con un apporto proprio che sarà quindi pari allo 0% del finanziamento richiesto, per le imprese che optino per Aiuti di importanza minore “De minimis”.

 

 

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