Lavoro nel turismo: più occupati, più introvabili

Nel 2024 il settore ha superato 1,5 milioni di addetti, ma aumentano anche le difficoltà di reperimento dei profili: 51,8% contro il 24,6% del 2019. Cuochi, pasticcieri e camerieri i più richiesti

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Nel 2024 il lavoro nel turismo ha superato 1,5 milioni di addetti, ma aumentano anche le difficoltà di reperimento dei profili

Il lavoro nel turismo cresce, ma la mancanza di personale rischia di arrestare la corsa di un settore storicamente trainante per l’economia italiana.

Nel 2024 il comparto ha continuato a creare occupazione, superando 1,5 milioni di addetti: +2,1% sul 2023 e +21,5% sul 2014. Dietro i numeri da record si nasconde un paradosso: mai così tanti lavoratori introvabili. Rispetto al 2019, quando i profili mancanti erano 210 mila (24,6%) il numero delle assunzioni “difficili” si è triplicato, toccando le 604 mila (51,8%). A farne le spese soprattutto le aziende del Centro Nord.

Lavoro nel turismo: i profili più cercati

Secondo la nota di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, “L’occupazione nel turismo, tra opportunità e limiti di crescita, elaborata su dati Istat, le imprese faticano soprattutto a trovare cuochi, pasticcieri, gelatai e camerieri. Se, da un lato, il settore si consolida e vede aumentare il lavoro dipendente del 9% in cinque anni, nel Centro Italia e nel Mezzogiorno, dall’altro continua a scontare difficoltà nell’intercettare i profili necessari.

Gli “irreperibili” sono:

  • cuochi: 61,7% dei casi,
  • pasticcieri e gelatai: 59,8%,
  • camerieri: 54,7%,
  • baristi: 50,6%,
  • tecnici di produzione e preparazione alimentare: 76,4%.

La difficoltà riguarda in modo particolare le regioni che negli ultimi anni hanno assistito a una crescita del fabbisogno di figure per il comparto ricettivo-ristorativo: è il caso, ad esempio, della Sicilia, Calabria e Sardegna. Ma le regioni dove si registra più affanno sono nel Centro Nord. Dopo il Molise, con il 66,6% dei profili irreperibili, spiccano Umbria (61,1%), Trentino Alto Adige (58,4%), Lazio (58,1%), Piemonte e Val D’Aosta (55,7%).

I motivi del mismatch

A pesare sul comparto sono fattori strutturali significativi. L’assenza sistemica di percorsi formativi che producano personale qualificato in misura adeguata a richieste, stagionalità e intensità del lavoro. In questa situazione, tuttavia, si intravedono segnali positivi: negli ultimi anni è cresciuta la domanda di lavoratori con qualifica di formazione professionale. La cui incidenza sul totale delle assunzioni previste è passata dal 43,2% del 2019 al 51,7% del 2024.

“Il turismo rappresenta un volano per l’economia del nostro Paese, ma non possiamo ignorare l’altra faccia della medaglia. La difficoltà crescente nel trovare lavoratori qualificati rischia di trasformarsi in un’emergenza strutturale che mette a rischio lo sviluppo futuro del comparto e l’andamento positivo dell’occupazione. Oggi è fondamentale vincere la sfida investendo nella formazione mirata, soprattutto aumentando gli Its”, ha dichiarato il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca.

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