I soldi non fanno più la felicità?

Le priorità dei lavoratori sono cambiate: dalla retribuzione al benessere e all’equilibrio tra vita privata e lavoro. A confermare questo cambio di rotta è The Guardian, secondo cui il 74% dei giovani della Gen Z mette al primo posto il work-life balance. Una tendenza confermata anche dal Rapporto Eudaimon-Censis, che colloca (a sorpresa) la ricchezza tra gli ultimi valori

0
367
Benessere e successo professionale: i soldi non bastano più

Il mondo evolve, e con esso anche la società e le priorità individuali: se per parecchi anni il successo professionale è stato misurato attraverso il denaro e il prestigio, oggi qualcosa sta cambiando.

Il lavoro non è più solo un mezzo per accumulare ricchezza, ma un elemento centrale dell’equilibrio personale, da costruire su misura delle proprie esigenze. I lavoratori non cercano solo stipendi competitivi, ma un equilibrio tra vita professionale e privata. Benessere olistico e tempo da dedicare a se stessi e ai propri affetti. Un cambiamento che riflette un nuovo sentiment non solo italiano, ma globale: il benessere sul posto di lavoro conta più della semplice retribuzione.

A testimoniare questo cambio di rotta nell’individuazione delle priorità dei lavoratori, soprattutto i più giovani, è The Guardian, che evidenzia come la tendenza sia particolarmente marcata per gli appartenenti alla Gen Z. Il 74% di loro, infatti, mette al primo posto un sano equilibrio tra vita privata e lavorativa. Mentre solo il 68% considera la retribuzione come una priorità. Segnale di come, nonostante l’odierna incertezza economica, il benessere personale stia progressivamente superando il peso dello stipendio nelle scelte professionali.

Lo scenario italiano

Volendo far riferimento a uno scenario tutto italiano, anche in questo caso la trasformazione delle esigenze della forza lavoro emerge con chiarezza dall’8° Rapporto Eudaimon-Censis sul welfare aziendale. Dove la ricchezza si posiziona ormai terzultima tra i valori considerati più attrattivi dai lavoratori. È il benessere fisico e mentale, invece, a raggiungere la vetta della classifica (63,3%), seguito dalla tranquillità (41,3%) e subito dopo dall’equilibrio (36,2%).

La ricerca di un impiego appagante passa anche attraverso la consapevolezza di sé e il benessere psicologico, come dimostra il 30% degli intervistati. “Stiamo assistendo a un cambio di rotta profondo e irreversibile. Il lavoro non è più visto solo come una fonte di reddito ma come un fattore che concorre in maniera determinante al raggiungimento di un certo benessere olistico”, sottolinea Alberto Perfumo, Ceo di Eudaimon.

“Cresce il bisogno di un equilibrio tra vita privata e vita professionale, di tempo per se stessi, soprattutto tra i giovani della Generazione Z. I dati lo confermano: il work-life balance ha superato la retribuzione tra le priorità. E non si tratta di una moda passeggera, ma di un chiaro sintomo di una ben più profonda trasformazione culturale, in cui il benessere diventa un criterio guida nelle scelte di carriera. Per le aziende, non è più un’opzione, ma un impegno concreto. Il welfare aziendale, se ben progettato, è la risposta più efficace a queste nuove esigenze. Di fronte a questo scenario, le aziende devono adattarsi alle nuove esigenze dei lavoratori e ripensare il concetto stesso di welfare. Non più pacchetti standardizzati, ma percorsi personalizzati, in grado di rispondere alle diverse necessità. Perché oggi, più che mai, il vero valore del lavoro non si misura solo in busta paga, ma dalla qualità della vita che è in grado di garantire”.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here