Serve un motivo

Nella “guerra” dei talenti, non si tratta solo di saper attrarre i migliori: la vera conquista è fare in modo che, una volta in azienda, scelgano di rimanerci. Laura Smania, Talent Manager di FIS, Fabbrica Italiana Sintetici, ci parla di come sia importante coinvolgere le persone e fare in modo che abbiano dei buoni motivi per restare

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Guerra dei talenti: intervista Talent Manager FIs

di Virna Bottarelli |

FIS, Fabbrica Italiana Sintetici, produce principi attivi destinati ai top player del settore farmaceutico.

L’azienda, la cui sede principale è a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, ha circa 2.000 dipendenti, che operano nei tre impianti italiani di Montecchio Maggiore, Lonigo e Termoli. “Montecchio Maggiore è il plant con la maggiore capacità produttiva e impiega circa 1.300 persone”, spiega Laura Smania, Talent Manager di FIS. “A Termoli ha invece sede l’impianto di più recente ristrutturazione, un vero e proprio fiore all’occhiello per quanto riguarda l’avanguardia tecnologica nel settore”. La società, che ha anche filiali commerciali in Nord America e Giappone e un ufficio di rappresentanza in Cina, fa parte di Nine Trees Group, una holding di proprietà della famiglia Ferrari.

Laura Smania, Talent Manager di FISIn una realtà articolata come FIS, quali sono i punti di forza su cui fare leva per attrarre nuove risorse?

FIS rappresenta sicuramente un’eccellenza del territorio e, soprattutto nella nostra regione, è una realtà molto attrattiva. Mi piace definirla una multinazionale a misura d’uomo. Da una parte ha una dimensione internazionale, perché la maggior parte dei nostri clienti è estera, ma dall’altra è un’azienda di proprietà privata, nella quale si respira un’atmosfera familiare. Questa doppia anima è sicuramente un punto di forza, perché risponde sia alle esigenze di chi vuole misurarsi in un contesto internazionale, sia a quelle di chi si sente più a suo agio nella dimensione dell’impresa di famiglia e tende a rimanere in azienda molti anni.

Offriamo poi un inquadramento in uno dei contratti nazionali più incentivanti, quello chimico-farmaceutico, integrato con un interessante piano di welfare aziendale e con quella flessibilità che, oggi, fa la differenza. FIS, inoltre, offre ottime opportunità di formazione: anche nel breve periodo si può maturare un bagaglio di competenze sicuramente spendibile nel settore.

Attrarre le risorse è un primo step. Poi bisogna fare in modo che si fermino il più a lungo possibile in azienda…

Negli ultimi tre anni siamo stati concentrati molto sull’attrarre risorse e, in controtendenza rispetto al mercato, abbiamo ampliato l’organico. Io stessa sono approdata in FIS proprio nel 2020, l’anno più critico della pandemia. Tutti i comparti aziendali sono stati rafforzati con l’ingresso di nuove risorse e con la definizione di nuove figure, come ad esempio il Dpo e l’Internal Audit. Sono stati, e sono tuttora, anni di cambiamento, che stanno dando a FIS un’impronta sempre più manageriale.

Contemporaneamente, ci rendiamo conto che anche l’attività di retention è strategica e che dobbiamo concentrarci su come convincere le persone a rimanere con noi. Pur non avendo un turnover molto alto, abbiamo notato che le persone in azienda da cinque anni al massimo e con un’età compresa tra i 28 e i 38 anni sono le più richieste dal mercato. Parliamo infatti di lavoratori con un’esperienza che, sebbene non sia ancora di livello manageriale, è sicuramente consolidata. A rendere attraenti queste risorse è il fatto che hanno una retribuzione comunque più contenuta rispetto a quella di un manager, ma sono già ben avviate in un percorso di crescita professionale. Bisogna poi tenere conto di una questione di mentalità: i più giovani non hanno più interesse a legarsi a un’azienda per lunghi periodi, è frequente che si fermino per due, tre anni e cerchino poi altre opportunità. Per trattenerli, quindi, dobbiamo motivarli il più possibile.

Quali sono le vostre strategie, quindi, per trattenere i talenti?

Per prima cosa abbiamo rivisto il sistema di valutazione delle performance, che ora è un sistema strutturato. Pensato per mappare al meglio tutti i profili professionali in azienda. Grazie a una matrice ben definita, possiamo individuare il potenziale di ogni lavoratore e capire se il ruolo che ricopre è quello nel quale può esprimere al meglio le proprie competenze e attitudini. È un modo per l’azienda di conoscere meglio i propri dipendenti e di valorizzarli, a prescindere dalle mansioni che svolgono.

Parallelamente, abbiamo attivato un talent program, realizzato in collaborazione con Cuoa Business School e tarato, dal punto di vista dei contenuti, su argomenti riconducibili all’operatività della nostra azienda. Il programma è rivolto a una ventina di giovani, che diversi direttori di funzione hanno individuato come “ad alto potenziale”. Prevede lezioni on site nella sede Cuoa su tematiche trasversali a tutte le funzioni. Avviato il 5 dicembre scorso, il percorso è iniziato il 27 gennaio con una prima attività di team building, una Escape Room organizzata a Treviso. Le lezioni proseguiranno fino a febbraio 2024 e si chiuderanno con una graduation. È importante sottolineare che le lezioni si tengono in orario lavorativo, un venerdì al mese, e che tutti gli strumenti di apprendimento saranno disponibili per i partecipanti sulla piattaforma di Cuoa.

Per FIS si tratta, quindi, di un investimento importante. Che cosa vi aspettate da questo progetto?

L’idea è sviluppare per il futuro una scuola di impresa nell’impresa, con l’obiettivo di fornire ai partecipanti un bagaglio di conoscenze di general management che li aiuti nella loro attività lavorativa e nel loro percorso personale. Attraverso i moduli didattici on demand, le attività formative, i Project Work e i Business Game, siamo certi di offrire loro un’opportunità preziosa di arricchimento di competenze e skill, hard e soft. Non solo, vorremmo che il programma fosse uno stimolo anche per chi non è stato selezionato quest’anno, impegnandosi così per avere una chance nella prossima edizione.

Tornando invece alle motivazioni, nel suo caso, qual è il motivo che la fa rimanere?

Vengo dal mondo della consulenza ed entrare in una realtà aziendale è stata anche una sfida. Amavo il mio lavoro di consulente perché si nutriva di relazioni e temevo di perdere questo aspetto con il passaggio all’interno di un’azienda, ma ho scoperto invece che anche in FIS l’aspetto relazionale è molto sentito. Inoltre, la figura dell’HR qui è molto orientata al business, lavora in stretto contatto con la direzione ed è parte integrante del processo decisionale. Grazie al rapporto con i direttori di funzione, poi, possiamo entrare nel vivo dell’attività aziendale e questo coinvolgimento è un ottimo motivo per restare.

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