Le Academy per affrontare la “scarcity” (prima che ritorni)

La possibilità, anche per le aziende medie e piccole, di realizzare delle Academy in partenariato con i soggetti del sistema educativo, permetterà alle imprese, alla ripresa del mercato del lavoro prevista per il 2021, di trovare i candidati formati e idonei ai posti di lavoro offerti.

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di Eugenio Gotti* |

Quello che la storia ci insegna, è che le pandemie si esauriscono nel giro di un paio di anni e che sono eventi talmente rari che le future generazioni se ne dimenticheranno.

Almeno fino alla successiva. Ci è lecito pensare che il 2021 ci accompagnerà al progressivo superamento della pandemia e con esso la ripresa dalla correlata crisi economica. Il futuro prospettato dagli studi delle diverse istituzioni nazionali e internazionali – dal Governo Italiano alla Banca d’Italia, dall’Istat al Fondo Monetario Internazionale – vede un rimbalzo del Pil italiano già nel 2021 e – almeno nello scenario migliore – un recupero dei livelli pre-Covid già nel 2022.

Il rapporto Excelsior di Unioncamere sulle previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali a medio termine (2020-2024), recentemente pubblicato, in coerenza con le previsioni dell’andamento dell’economia, mostra in modo distinto i due periodi 20-21 e 22-24. Nel 2020 una riduzione di 527mila lavoratori con un recupero parziale nel 2021 di circa 250mila unita, mentre nel periodo successivo addirittura un fabbisogno aggiuntivo di quasi mezzo milione di lavoratori. Di conseguenza, il ritorno alla vita senza mascherine e reclusioni forzate, insieme al sollievo di tornare a stringere le mani, ci riproporrà vecchi problemi che naturalmente, ben lungi dall’essere scomparsi grazie alla crisi pandemica, si scopriranno essersi solamente assopiti e pronti a risvegliarsi dal letargo in cui i lockdown li hanno relegati. Vi sarà un giro di ruota delle priorità.

Il fenomeno della scarcity

Ecco quindi che, con la ripresa della domanda di lavoro, si ripresenterà immancabile il tema della “scarcity”, ovvero la difficoltà delle aziende nel trovare i candidati idonei ai posti di lavoro offerti.

Cresciuta a livello nazionale dal 21,5% del 2016 al 26,3% del 2019, la “scarcity” riguarda innanzitutto le professioni tecniche e gli operai specializzati e si concentra principalmente nella zona nord-est-centro, dove arriva anche al 50% delle posizioni cercate.

Per le aziende in ripresa la difficoltà – spesso l’impossibilità – a trovare profili adeguati provoca ritardi nelle lavorazioni e in diversi casi mette in discussione la possibilità stessa di un aumento della produzione. Le aziende quindi si trovano costrette ad attivarsi e operare anche direttamente nella preparazione di candidati idonei.

Nonostante la marcia indietro dell’alternanza scuola-lavoro, ridotta nelle sue ambizioni e nella sua valenza, vi sono altri e diversi strumenti per un collegamento tra sistema impresa e sistema educativo e formativo, anche molto più intensi ed efficaci nel breve periodo.

Non è più nemmeno il momento di immaginare elefantiache e costose “Academy Corporate” tipiche delle grandi aziende. C’è al contrario oggi la possibilità, anche per le aziende medie e piccole, di realizzare delle Academy attraverso il partenariato con i soggetti del sistema educativo, dalle università agli Its, dalle scuole ai centri di formazione.

Ciò che caratterizza l’Academy a rete è la progettazione e la realizzazione dei percorsi condivisi tra impresa e soggetto del sistema educativo.

L’azienda non demanda a terzi di occuparsi del percorso formativo, ma vi investe il tempo dei suoi tecnici, chiamati a progettare il percorso e a insegnarvi, mette a disposizione le proprie tecnologie e attrezzature per attività di laboratorio, si mette in gioco in prima persona per attrarre giovani talenti. Certo, ciò comporta per le imprese la capacità di programmare le assunzioni con un certo anticipo, ma non farlo e trovarsi senza candidati è peggio.

Quando si accompagnano le imprese ad affrontare il problema scarcity si parte dal fabbisogno, si capisce quali sono i soggetti del sistema educativo che possono essere i più adatti e anche il tipo di percorso, tra i tanti possibili. Perché si può spaziare dai master universitari coprogettati e corealizzati tra impresa e università, ai percorsi in apprendistato formativo, sia per percorsi di secondo ciclo sia per percorsi in Its o di dottorato industriale.

Vi è poi la necessità di condividere e formalizzare un accordo tra azienda e soggetto formativo, che regoli oneri e onori tra le parti, che disciplini anche le attenzioni alla riservatezza.

Risorse per lo sviluppo del Capitale Umano

L’anno 2021 potrebbe essere quello giusto per realizzare questo tipo di Academy, e non solo perché si ripresenterà il problema della scarcity, ma anche perché “Next Generation EU”, il piano Marshall della Commissione Europea, supporterà la ripresa con una quantità di risorse impressionanti che per altro dovranno essere spese rapidamente. Dei circa 80 miliardi di euro di sussidi di cui sarà destinataria l’Italia, sarà necessario spenderne il 70% entro il 2022 e l’ulteriore 30% entro il 2023.

Tali risorse  andranno a sostenere anche lo sviluppo del Capitale Umano: le Linee guida del Governo Italiano per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza indicano infatti il lavoro tra le 7 linee di intervento chiamate “riforme e policy” e in tale ottica “è necessario rafforzare i percorsi di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro”. Certo, l’Academy può occuparsi anche di altri tipi di attività, dalla formazione continua dei lavoratori fino anche al supporto per l’innovazione e per il trasferimento tecnologico. Inoltre, potrà essere l’occasione per le imprese non solo di programmare le assunzioni future, ma anche di intervenire sull’evoluzione delle competenze dei profili lavorativi.

Ancora una volta il Pnrr potrà essere di aiuto: “un necessario investimento sulle competenze dei lavoratori, promuovendo formazione continua e permanente accanto a un reskilling professionale mirato, che sappia intercettare le trasformazioni del mercato del lavoro conseguenti alla pandemia”.

Perché, se è vero che il digitale arriva a permeare ogni lavoro, se è vero che ogni professione dovrà avere cura del “green”, della  sostenibilità nelle sue diverse declinazioni, allora anche i profili tradizionali dovranno aprirsi a ibridazioni per imparare a utilizzare i vari strumenti digitali e per rafforzare quella sensibilità all’ambiente verso cui non solo come persone, ma anche come operatori economici, siamo chiamati a rispondere.


* Eugenio Gotti è Executive Vice President di PTSCLAS, Head Business Unit Human Capital.

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