Liberare il potere dei dipendenti

Lavoratori sempre più “coinvolti” che diventano stakeholder dell’azienda, ne influenzano le prestazioni e partecipano alle decisioni strategiche: il mondo del lavoro della nuova normalità, descritto nell’ultimo report del Top Employers Institute, ribalta la prospettiva delle risorse umane indicando alle organizzazioni di tutto il mondo tre direzioni ben precise, che hanno molto a che fare con ambienti ibridi, digital HR e libertà delle persone

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Dipendenti: il loro ruolo in azienda è cambiato

di Maria Cecilia Chiappani |

Il segreto del successo nel 2022? Coinvolgere, coinvolgere e ancora coinvolgere. Le aziende vincenti, oggi, sono quelle che creano progetti e ambienti di lavoro realmente “con- divisi” con i propri dipendenti. Dove la flessibilità abilitata dalla tecnologia è un dato di fatto. E dove si riprogettano fisicamente e digitalmente gli spazi. Obiettivo, ottenere un mondo del lavoro migliore per tutti: più competitività per le imprese, maggiore benessere per le persone e ricadute socio-economiche importanti per il sistema Paese.

Ne sono convinti gli esperti del “World of Work Trends Report 2022” realizzato da Top Employers Institute, che per il quinto anno evidenziano le tendenze globali del mondo del lavoro. La survey, condotta tra le 1.857 certificate, ci dice infatti che la priorità numero uno dei manager HR nel 2022 sarà proprio quella di accompagnare efficacemente il necessario cambiamento organizzativo e culturale. Come? Prendendo atto di una nuova forma di “potere” dei dipendenti, da valorizzare e guidare all’interno di una comunità aziendale performante. Il tutto attraverso tre passaggi fondamentali, che analizziamo in seguito.

1 | Liberare il potere dei dipendenti coinvolti

Per attrarre i migliori talenti non sarà più sufficiente “impegnare” i dipendenti con l’assegnazione di una o dell’altra mansione. Il capitale umano deve sentirsi immerso nella progettazione del lavoro. Solo così diventerà parte del cambiamento aziendale. Il percorso è già avviato: l’83% dei Top Employers intervistati coinvolge i dipendenti nelle strategie di business (in aumento rispetto al 77% del precedente report).

Il ruolo della comunicazione

La chiave del successo dipenderà anche dalla capacità di gestire il cambiamento e le reazioni emotive all’interno dei team. I suggerimenti sono:

  • fornire una comunicazione tempestiva ai lavoratori prima dei cambiamenti ad alto impatto, creando un ciclo di feedback nella fase iniziale;
  • personalizzare gli strumenti per aumentare la frequenza dei contatti (più volte alla settimana), impostando più canali di supporto e variando il tipo di comunicazione (riunioni, annunci ufficiali, messaggi informali);
  • nominare “campioni” del cambiamento, che aiutino a diffondere messaggi positivi, e formare i manager per aiutarli a gestire le reazioni dello staff.

Come siamo messi? La risposta è incoraggiante. L’87% degli intervistati ha un piano di comunicazione targettizzato (+5% sul 2021) e il 92% informa subito i dipendenti quando si prospettano grandi cambiamenti (+4%). Inoltre, il 79% raccoglie dei feedback dalle risorse umane (+5% sull’anno precedente).

Dipendenti ambassador per i talenti

Un altro aspetto interessante riguarda il ruolo dei dipendenti nell’attrarre i talenti. L’87% dei datori di lavoro “top”, il 13% in più dello scorso anno, ne è consapevole e agisce in questa direzione. Le pratiche più diffuse sono le testimonianze dei dipendenti attuali e/o dei nuovi arrivati, la valorizzazione dei cosiddetti “ambassador”, che creano comunità di candidati, e i programmi di referral dei dipendenti, che portano ad assunzioni di qualità. Inoltre, le organizzazioni sono chiamate a implementare il welfare e le politiche legate all’equilibrio vita-lavoro. Anche qui, siamo a buon punto: l’88% dei Top Employers mondiali ha introdotto iniziative per il benessere emotivo e un altro 76% offre corsi di mindfulness e di meditazione. A ciò si uniscono iniziative per scoraggiare gli straordinari, garantire il “Do not Disturb” durante le ferie e ridurre lo scambio di e-mail al di fuori degli orari d’ufficio.

2 | Garantire flessibilità attraverso la “digit-ability”

Nel 2022 servirà uno sguardo lungimirante sul potenziale delle HR digitali e sull’evoluzione delle esperienze dei dipendenti. Per fronteggiare l’urgente bisogno di lavorare da casa, strutturando riunioni e colloqui da remoto, negli ultimi due anni sono stati introdotti nuovi sistemi tecnologici. Ma c’è una conseguenza involontaria di questa digitalizzazione rapida. Non sempre le soluzioni adottate sono allineate alle reali esigenze del business. Sorprende positivamente il fatto che oltre l’81% dei Top Employers globali si impegni a effettuare una valutazione periodica delle tecnologie per la gestione delle risorse umane. Poco più di tre quarti (76%) dicono anche di aver compreso il ruolo delle HR nel plasmare l’esperienza complessiva dei lavoratori. Sebbene questa percentuale sia aumentata rispetto ai report precedenti, c’è ancora molto da fare per tenere il passo con le aspettative dei lavoratori in ambito tecnologico.

Come va sul fronte dei candidati? La pandemia ha spinto quasi 9 datori di lavoro su 10, l’88%, a utilizzare con costanza processi di assunzione virtuali. Ma il valore di tutto questo risiede nella possibilità di creare, anche qui, una “esperienza del candidato”. La tecnologia può essere implementata per valutare i profili attraverso video interviste, eventi, sondaggi e assessment online. Il concetto, forse lontano da molte visioni aziendali, è creare uffici virtuali paralleli agli spazi reali. L’imminente metaverso farà il resto…

3 | Domare il “Far West” del lavoro ibrido

La riprogettazione degli spazi di lavoro non è una novità. Il lockdown aveva già imposto un trasferimento in massa dei dipendenti sul lavoro a domicilio o comunque ibrido. Ma le sfide di oggi sono nuove e diverse. I Top Employers stanno lavorando intensamente per creare sistemi di collaborazione aziendale inclusivi ed equi, per chi lavora in ufficio o da casa. Oltre 4 aziende su 5 (81%) hanno attivato una politica di home working. Ma queste libertà vanno gestite, per evitare che gli ambienti di lavoro ibridi diventino un territorio selvaggio e inesplorato. Riguardo al giusto mezzo tra casa e ufficio, le opinioni sono diverse. La maggior parte dei Top Employers ha adottato un approccio equilibrato fra tempo pieno in presenza e lavoro permanente da casa. Il dibattito è ancora aperto, ma la soluzione è destinata a rimanere ibrida. In ogni caso, prima della pandemia offrire ai dipendenti la possibilità di gestire orari e luogo di lavoro era un modo per farsi “attraenti”.

Oggi tutto questo è semplicemente un requisito fondamentale. Colpisce il fatto che più di 1 azienda su 5 (22%) non abbia ancora definito i dettagli della propria politica per il lavoro da casa, mentre il 6% non ce l’ha proprio. La flessibilità è desiderabile per molti, ma le regole di base sono essenziali per qualsiasi organizzazione. Gli ultimi due tasselli sono quelli della fiducia e della trasparenza. Lo sviluppo di una cultura aziendale in tal senso si trova solo all’ottavo posto su tredici priorità per le strategie HR. Comprensibile, date le necessità degli ultimi due anni, ma il mondo del lavoro sta cambiando radicalmente, coinvolgendo anche questi due elementi. Il perché è presto detto: quando i dipendenti lavorano da casa hanno accesso ai social network, aumentando dunque la possibilità di una diffusione rapida e incontrollabile dei dati aziendali. La risposta a questa minaccia sta nella comunicazione interna e nella formazione. Insomma, le aziende di successo dovranno anche monitorare i propri programmi di etica e di integrità, raccogliendo feedback dei dipendenti.

ETICA, INCLUSIONE E SOSTENIBILITÀ

Gli esperti sottolineano che i codici etici di un’azienda prendono vita solo quando i dipendenti se ne appropriano mettendoli quotidianamente in pratica. Il 75% dei Top Employers cerca proattivamente l’input delle persone sugli standard etici (due anni fa eravamo al 55%). Ma le imprese dovranno anche essere più attente all’inclusione. La maggioranza (64%) ha già creato spazi virtuali e fisici per il feedback sulle questioni di D&I. Aspetto importante per evitare di sfruttare i canali aziendali solo per annunciare programmi già decisi.

In tema di sostenibilità, quasi tutte le organizzazioni hanno dichiarato il proprio scopo sociale (93%) e il 94% ha attuato politiche per il rispetto degli standard di performance sociali e ambientali. Inoltre, 3 realtà su 5 incentivano i dipendenti a sostenere questi obiettivi green. Una comunicazione chiara, responsabile e positiva permetterà anche alle aziende di essere più appetibili sul mercato del lavoro.

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