Inps: reddito di libertà in aiuto alle donne vittime di violenza

Già 102 istanze pervenute all’Inps, di cui 97 liquidate, per il Reddito di libertà, la misura erogata dall’Istituto e mirata a contribuire all’autonomia economica delle vittime di violenza.

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In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, un primo bilancio sulla misura erogata dall’Inps in favore di chi subisce atti violenti. Ad oggi già 102 istanze pervenute all’Istituto.

Già 102 istanze pervenute all’Inps, di cui 97 liquidate, per il Reddito di libertà, la misura erogata dall’Istituto e mirata a contribuire all’autonomia economica delle vittime di
violenza. La disposizione è stata introdotta con il D.P.C.M. del 17 dicembre 2020 con l’obiettivo di creare uno strumento che potesse contenere i gravi effetti economici derivanti dall’emergenza Covid- 19 e favorire, attraverso l’indipendenza economica, percorsi di autonomia ed emancipazione delle donne vittime di violenza e in condizione di povertà.

La stessa, però, è stata pubblicata solo il 20 luglio 2021 in G.U (n. 172) e infine disciplinata per una prima applicazione con la circolare Inps n.166/2021 dello scorso 8 novembre, a seguito di un lungo e articolato confronto tra gli enti coinvolti (Stato, Regioni e Comuni).

Aiuti economici per le donne vittime di violenza

Agli Stati Generali dei Consulenti del Lavoro, inaugurati al Palazzo dei Congressi di Roma nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Maria Sciarrino – Direttore Centrale Inclusione e Invalidità civile dell’Inps – ha fatto un primo bilancio di questa misura, finanziata dal “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza” con ulteriori 3 milioni di euro per l’anno 2020. Il contributo, di importo pari a 400 euro al mese, concesso in un’unica soluzione e per un massimo di 12 mesi, è appunto pensato per le donne residenti nel territorio italiano, vittime di violenza, senza figli o con figli minori, che siano prese in carico dai centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni oppure seguite dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza.

“Con questa misura si contribuisce a sostenere l’autonomia abitativa delle vittime e il percorso scolastico e formativo dei loro figli”, ha dichiarato la dottoressa Sciarrino.

Il ruolo delle istituzioni

“È importante che le vittime possano contare sul ruolo delle istituzioni per uscire dal silenzio e raggiungere quel livello di autonomia che consenta di lasciare il luogo in cui si è subita violenza”. La dirigente ha poi illustrato come accedere alla misura: ieri, infatti, l’Istituto ha reso disponibile sul proprio sito il nuovo modello di domanda, che deve essere inoltrato all’Inps, anche mediante un delegato come il Consulente del Lavoro, dal Comune di residenza della vittima, corredata di attestazione della condizione di bisogno rilasciata dai servizi sociali e di dichiarazione sul percorso di emancipazione intrapreso, rilasciata dal centro antiviolenza.

“Il reddito di libertà può aiutare a favorire l’emancipazione delle donne, ancora oggi costrette a sopportare maltrattamenti, soprattutto in ambito familiare, cresciuti ancor di più con la pandemia”, ha dichiarato la Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone, a latere dell’evento. Nel corso
del dibattito agli Stati Generali è stato, inoltre, evidenziato che la strada per l’emancipazione passa, non solo dall’educazione al rispetto e alla parità di genere, ma anche dal ruolo delle Istituzioni e della società civile, che soprattutto in questo momento storico devono dare il loro contributo per ridurre il disagio economico e sociale, favorito dalla crisi sanitaria, e favorire una maggiore occupabilità e indipendenza femminile.

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