Delega spettacolo, serve indennità di discontinuità

Il mondo dello spettacolo fa i conti con una dispersione di personale tecnico e artistico senza precedenti e chiede il riconoscimento dell'indennità di discontinuità

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Delega spettacolo: chiesta approvazione emendamento su discontinuità

Delega spettacolo: il SET (sostegno economico temporaneo) non è più sufficiente per sostenere i lavoratori del settore spettacolo. L’indennità di discontinuità è l’unica misura che consente di sanare le fragilità di una situazione intermittente.

Tramite un comunicato congiunto, Alleanza delle Cooperative Italiane Cultura, Fondazione Centro Studi Doc, La Musica Che Gira e UNITA (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) esprimono preoccupazione per il parere contrario al finanziamento del DDL Spettacolo da parte del Governo in Commissione Bilancio, salvo poi l’aprirsi di un nuovo spazio di confronto volto a trovare le coperture per la manovra.

Delega spettacolo: puntare sulla discontinuità

Tra le proposte in discussione nel disegno di legge sullo spettacolo si trova anche l’introduzione dell’indennità di discontinuità. Uno degli emendamenti alla legge collegata al bilancio presentati dai relatori Roberto Rampi (Pd) e Nunzia Catalfo (M5S). L’obiettivo è riconoscere la specifica natura “discontinua” delle professioni creative, andando a colmare i momenti di non lavoro tra una performance e l’altra. L’indennità di discontinuità, infatti, riconosce il tempo di “non attività” come tempo di “lavoro preparatorio, formazione e studio”. Connaturato e indispensabile a chi svolge un lavoro delle arti performative. Al contrario del SET (sostegno economico temporaneo), misura prevista dal Governo all’interno della Legge Delega spettacolo, l’emendamento sulla discontinuità è l’unico che possa realmente sanare le fragilità del lavoro nel settore.

Perché il SET resta inadeguato

Concepito come una misura risarcitoria, temporanea, basata sul principio dell’indennità di disoccupazione, il SET non comprende dunque la natura del lavoro nello spettacolo. Lo dimostra anche il fatto che nel periodo in cui si accede a tale sostegno è prevista una formazione obbligatoria, in contrapposizione al bisogno di far emergere il “lavoro invisibile” proprio delle professioni dello spettacolo. Lindennità di discontinuità prevista nell’emendamento è invece immaginata come una integrazione continuativa al reddito. Quindi, non solo si riconosce il lavoro svolto dietro le quinte, ma si maturano contributi effettivi e si mira a far crescere i professionisti dello spettacolo.

Il fatto che la sua introduzione sia messa in discussione rischia di portare il mondo dello spettacolo ancora più indietro di quanto fosse prima della pandemia. Infatti, oltre ad allontanare la possibilità che gli ex-lavoratori dello spettacolo tornino a compiere il loro lavoro, limita anche l’ingresso di nuovi lavoratori. Certamente non attratti da un settore segnato da continue chiusure, senza tutele, senza certezze e senza riconoscimento.

La crisi dei lavoratori dello spettacolo

Come ovviare alla carenza di personale, soprattutto nel live e nel mondo del teatro, dove in estate ci si aspetta un boom di eventi? Molti lavoratori hanno infatti deciso di non ritornare in questo settore proprio per le sue fragilità intrinseche. Un vero problema per un settore che nel 2019 produceva 11,4 miliardi di euro (0,6% del PIL italiano). E che oggi, senza lavoratori, faticherà inevitabilmente a realizzare le stesse economie.

Il Governo è dunque chiamato a compiere una scelta epocale per il mondo dello spettacolo italiano. Se non sarà sostenuta una riforma rivoluzionaria, quella contenuta negli emendamenti presentati da Rampi e Catalfo, difficilmente questo settore si riprenderà dalla crisi.

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