60 anni di professione e valore

I Consulenti del Lavoro di Bergamo celebrano una lunga storia di relazioni sul territorio e per il territorio, ricordando il passato con occhi attenti alle sfide tecnologiche, sociali e professionali del presente, e pensando a un futuro ancora tutto da scrivere

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I Consulenti del Lavoro di Bergamo celebrano una storia di relazioni sul territorio

di Maria Cecilia Chiappani |

Portare valore in un mondo del lavoro che cambia, facendosi sempre più complesso e sfaccettato, richiede nuove attitudini e competenze ai professionisti che lo accompagnano.

È l’attività dei Consulenti del Lavoro. Figure sempre più specializzate che, con competenza e dedizione, affiancano le aziende con una visione completa della gestione delle persone. Tra flessibilità, formazione continua, trasformazione tecnologica, etica del lavoro. La professionalità vive un cambio di paradigma, accelerato dalla pandemia, che vede rafforzarsi il legame con le aziende, con le istituzioni, con le comunità locali e nazionali.

Questi e altri temi hanno animato l’evento organizzato dal Consiglio Provinciale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Bergamo, lo scorso giugno al Teatro Donizetti di Bergamo, in occasione dei 60 anni della categoria sul territorio.

Nuovo paradigma della consulenza

Ad aprire i lavori Marcello Razzino, presidente del Consiglio Provinciale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Bergamo. “Era l’11 giugno 1965 quando un gruppo di colleghi si riuniva per costruire l’albo della provincia di Bergamo. Quel giorno nasceva formalmente la nostra storia. Celebriamo questa ricorrenza ripercorrendo le tappe che ci hanno portato fin qui, a crescere e a valorizzare la nostra professione con competenze che, nel presente, vanno ben oltre la legge costitutiva. Da elaboratori di buste paga siamo divenuti un punto di riferimento per la fiscalità e la gestione HR. Ma anche per la collettività, nella consapevolezza di un rinnovato ruolo sociale, in collaborazione con istituzioni e mondo formativo. Abbiamo anche ampliato le garanzie a imprese e lavoratori, divenendo baluardo della legalità. Oggi fronteggiamo nuove sfide lavorative, tecnologiche, economiche, sociali. A cominciare dall’impatto dell’AI e dall’opportunità di creare valore nella professione utilizzandola correttamente. Buon anniversario, ma la storia continua. Siamo pronti, come sempre, ad affrontare ciò che ci riserva il futuro”.

Il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, ha ribadito in una video intervista la maturità e la consapevolezza dei professionisti nella delicata situazione del mercato del lavoro. “La professione è cambiata, ma chi guarda al futuro senza tenere i piedi nel passato non va avanti”, ha affermato. “In autunno si compiono anche i 65 anni del Consiglio Nazionale: i ricordi servono per capire chi fossimo e ciò che abbiamo costruito, per riflettere su ciò che faremo. Le nostre funzioni sono aumentate, evolute e complete. Operiamo nella gestione dell’impresa in tutte le sue dimensioni, dal fiscale al societario, dalla contrattualistica alle risorse umane. L’ordine è una forza sociale, poiché coinvolge la sfera lavorativa di 11 milioni di cittadini. Per questo non possiamo limitarci al dovere di professionisti, dobbiamo anche essere utili, rispondendo alla vocazione del nostro titolo pensando a riportare nel mondo del lavoro i più fragili”.

Questo anche grazie alla sinergia tra consigli dell’ordine, giovani, Enpacl, Ancl, tutte le componenti del percorso. “Amiamo condividere e ascoltare, nel confronto come nella discussione. Lo faremo anche nella possibile, auspicabile, revisione della legge 12 che regola la nostra professione. Continueremo a riflettere, insieme, sulle opportunità che ci attendono”, ha concluso.

Evoluzione del mondo del lavoro

La relazione di Lucio Imberti, professore ordinario di Diritto del Lavoro all’Università degli Studi di Bergamo, ha accompagnato la platea nel vivo della mattinata. Riflettendo su “Com’è cambiato il lavoro nella provincia di Bergamo negli ultimi 60 anni”. A partire da alcuni termini chiave che hanno storicamente contraddistinto il lavoro bergamasco: impegno, sudore, precisione, abnegazione, ma anche affidabilità e fedeltà. Oggi tutto è cambiato. Il tasso di attività della popolazione tra 15 e 64 anni nel 2024 si attesta al 69,5%, vicino al dato regionale ma 6 punti percentuali meno di quello europeo. Gli occupati toccano il 68,4%, mentre la disoccupazione all’1,6% è la più bassa tra le province italiane.

Consulenti del Lavoro di Bergamo: un momento della mattinata del 27 giugno al Teatro Donizetti
Un momento della tavola rotonda “Com’è cambiato il lavoro nella provincia di Bergamo negli ultimi 60 anni”

“Ciò non significa che vada tutto bene: si soffre di saturazione e carenza di competenze e manodopera”, ha spiegato il professore. “Il lavoro non è distribuito in modo omogeneo sul territorio, che è particolarmente ampio. Cresce nelle aree vicino al capoluogo e cala nelle zone montane, mentre nella bassa bergamasca si regge principalmente sulla logistica”. Le sfide? Occupare gli occupabili, ridurre quel 30% di inattività, ripensare i settori tradizionali e impiegare meglio la manodopera, rivitalizzare le aree interne e la pianura verso un lavoro di qualità. Come? Creando un ecosistema integrato di servizi pubblici e privati, con programmi formativi adeguati alle esigenze del tessuto produttivo locale. Sempre considerando la necessità di attrarre lavoratori non bergamaschi, visti i dati sull’inverno demografico, favorendo la mobilità territoriale con progetti di housing e piani casa.

A riflettere su questa complessità, tra istruzione e formazione, mismatch e immigrazione legale, la tavola rotonda moderata da Laura Ferrari, consulente del lavoro, divulgatrice e autrice che da tempo collabora con la rivista Forme (eletta a ottobre 2025 nuova presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Bergamo, ndr), e animata da voci autorevoli. Per il mondo politico, la sindaca di Bergamo, Elena Carnevali, e il presidente delle Provincia di Bergamo, Pasquale Gandolfi. Intervenuti insieme al rettore dell’Università degli Studi di Bergamo, Sergio Cavalieri, e al presidente della Camera di Commercio di Bergamo, Giovanni Zambonelli.

Evoluzione della professione

Cosa possono fare, in questo contesto, i Consulenti del Lavoro? Da “quelli che fanno i cedolini” a consulenti completi per l’impresa su politiche salariali, percorsi di crescita, attraction & retention, smart working, welfare e formazione continua. Un ruolo professionale e culturale per accompagnare il cambiamento, pensando in particolare al benessere e alla conciliazione vita-lavoro, fondamentali per trattenere le persone e garantirsi competitività. I professionisti aiutano le aziende a radicare i talenti, dare valore al lavoro di tutti e favorire la coesione sociale del territorio.

“I cambiamenti ci accompagnano da sempre e per sempre”, ha sottolineato Marcello Razzino. “Oltre a valorizzare le competenze guadagnat negli ultimi 60 anni dobbiamo affermare il nostro ruolo strategico di consulenti affidabili e competenti in diverse tematiche complementari. Per questo siamo chiamati a sviluppare le soft skill, integrandole alle conoscenze tecniche per confermare un ruolo trasversale”.

A completare il programma della giornata, più tavole rotonde e interventi sulle sfide tecnologiche del lavoro, con particolare riferimento agli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale, nel privato come nella pubblica amministrazione. In chiusura, gli apprezzati momenti di ricordo, con gli interventi dei “past president” del Consiglio Provinciale di Bergamo, e di riconoscimento per gli anniversari di iscrizione all’albo.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE: RIVOLUZIONE VERA?

Il contesto socioeconomico, gli strumenti a disposizione e il lavoro stesso dei Consulenti del Lavoro sono radicalmente cambiati. L’Intelligenza Artificiale si è insinuata nella quotidianità di ognuno di noi e, naturalmente, anche dei professionisti. Ma possiamo fidarci? L’AI è abbastanza intelligente?

“Non per il mondo del lavoro, se non viene usata correttamente e con l’intervento umano”, ha risposto Simone Serughetti, Ceo dell’agenzia di comunicazione Adok, nel suo intervento al Teatro Donizetti. “Prima di analizzare questi aspetti vorrei che ci chiedessimo: è una rivoluzione? Lo è davvero se confrontata alle rivoluzioni del passato? Quando c’era un prima e un dopo, quando si cambiava la vita delle persone nel mondo intero”. La differenza con Google, per esempio, è palese. Quando cerchiamo una risposta, otteniamo un elenco di link esistenti da consultare. L’AI, invece, genera al momento la risposta e la cambia ogni volta, in base ai parametri inseriti.

“Ha una conoscenza sterminata. Per intenderci, tutta Wikipedia in tutte le lingue è solo l’1% di ciò che conosce Gpt4, e il suo potenziale vale per testi, immagini, video, render, calcoli, e molto altro. La differenza viene dal prompt design, dalla capacità di inserire i comandi giusti per permettere all’AI di restituire esattamente ciò che ci serve”, ha aggiunto. Perché, nel suo essere paradossale, commette anche errori gravi. Su materie tecniche e delicate, come nel caso dei Consulenti del Lavoro, bisogna conoscere perfettamente i suoi meccanismi e governarli con la capacità umana. “Siamo già dentro la rivoluzione”, ha avvertito il relatore. “Il 75% delle persone che lavorano in azienda usa l’AI anche in maniera autonoma. Esponendosi al rischio di addestrarla con dati sensibili e con conseguenze in termini di segreti industriali e Gdpr. Come strumento di supporto al lavoro la svolta è epocale, ma sulla formazione per usarlo bene, e a nostro favore, siamo lontani dall’essere pronti”.

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