di Virna Bottarelli |
“C’è una forte consapevolezza che l’acquisizione di conoscenze e di competenze fa la differenza nelle scelte di vita e di lavoro, con un crescente interesse per la formazione tecnico-professionale”. Paolo Mora, direttore generale dell’Assessorato all’Istruzione Formazione Lavoro di Regione Lombardia, commenta così il fatto che nella sua regione il trend nei livelli di istruzione sia positivo e che la popolazione sia sempre più qualificata.
“Nel 2024, abbiamo avuto complessivamente 72.545 diplomati. I giovani proseguono sempre più spesso nei percorsi di studio dopo il diploma, sia nelle Università sia nell’Istruzione tecnica”. Partendo da questo scenario, gli abbiamo chiesto di illustrarci come Regione Lombardia si sta muovendo per dare ai propri cittadini le migliori opportunità per formarsi e inserirsi nel mondo del lavoro.
Che scenario emerge dagli ultimi dati disponibili sul livello di istruzione in Lombardia?
In un contesto in cui il calo demografico si fa sentire, ma non ancora in modo sensibile nella scuola secondaria superiore (nel 2024 abbiamo toccato il picco di oltre 500mila giovani tra i 14 e i 18 anni residenti in Lombardia, con la previsione di un calo moderato fino al 2027), il trend nei livelli di istruzione si conferma positivo, con una popolazione sempre più qualificata.
La dispersione scolastica resta un fenomeno rilevante, anche se in discesa. Nel 2023 il tasso di abbandono scolastico nella regione si attestava al 10,2%, in calo rispetto agli anni precedenti, ma ancora superiore all’obiettivo europeo del 9%. Ancora troppi giovani si perdono e fatichiamo a intercettarli per tempo e a introdurli a un percorso di studi che li porti a un titolo e all’inserimento del mondo del lavoro. Incontrarli e orientarli per tempo, offrendo loro prospettive di studio personalizzate, è uno dei nostri principali obiettivi.
Come si colloca, in questo contesto, la formazione professionale?
Dal 2019 al 2024 abbiamo avuto mediamente oltre 55mila iscritti l’anno, con un aumento medio del 5,4% nel quadriennio 2021-24. In un sistema che oggi coinvolge oltre 60mila studenti, sostenuti da un finanziamento regionale che è arrivato nel 2024-25 a 334 milioni di euro e sarà analogo nel 2025-26. Mentre i percorsi Ifts attivati sono stati quest’anno 73 su 93 approvati, con 1.600 studenti iscritti.
La sfida sarà continuare a garantire un’istruzione di qualità, equa e accessibile su tutto il territorio regionale. Mettendo in sicurezza le dimensioni del sistema nel dopo-Pnrr e accompagnandone l’innovazione. L’obiettivo è costruire un sistema sempre più capillare e inclusivo, capace di avvicinare tutti alle politiche di istruzione, formazione e lavoro. Allo stesso tempo, dovremo parlare sempre di più alle imprese, specie a quelle di piccola e media dimensione, perché guardino al sistema della IeFP come a un partner con cui costruire il proprio capitale umano.
La vostra Direzione ha il compito, non facile, di integrare le politiche dedicate alla scuola, all’attività formativa e al lavoro: come lo svolge?
Innanzitutto, sottolineo la scelta lungimirante di mantenere insieme, strettamente coese tra loro, le deleghe che riguardano appunto i vari aspetti di crescita della persona: dai primi anni di vita a tutto il percorso di lavoro. Come Direzione, esercitiamo questa funzione di governo promuovendo l’azione di sistema. La governance integrata che mette in sinergia i diversi attori del sistema – scuole, enti di formazione, imprese, parti sociali, enti del terzo settore – tramite strumenti concreti come Dote Scuola, Dote Lavoro, bandi per la formazione continua e percorsi duali.
L’obiettivo è costruire un ecosistema coerente e flessibile, capace di rispondere ai bisogni di persone e imprese. Il sistema formativo regionale, in particolare l’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), è fortemente integrato con il mondo del lavoro grazie alla vicinanza con le imprese, all’ampia presenza di operatori privati accreditati in regime di concessione. Questo consente flessibilità operativa e attenzione al risultato occupazionale.
L’istruzione scolastica è di competenza del Ministero: come funziona, e si concretizza, la collaborazione tra Regione Lombardia e istituzioni statali in questo ambito?
Sul piano tecnico, la collaborazione si concretizza attraverso un sistema ordinato di tavoli tecnici, accordi di programma e progetti condivisi. Dall’inizio di questa legislatura, nel 2023, abbiamo istituito una cabina di regia tecnica che vede la partecipazione di tutte le Direzioni generali della Giunta che collaborano a vario titolo con il sistema dell’istruzione. E di cui è parte attiva l’Ufficio Scolastico regionale e, suo tramite, con le oltre 1.100 Autonomie scolastiche presenti sul territorio regionale.
Il modello è efficace e orientato alla concretezza dei risultati. Penso alla messa a terra della filiera integrata tecnologico-formativa voluta dal Ministro Valditara. Che ci ha visto collaborare dal primo momento, ancor prima dell’emanazione dei decreti ministeriali e poi della Legge 121/2024, per indirizzare, disciplinare e promuovere queste forme di integrazione già presenti sul territorio. Nel secondo anno di sperimentazione, in Lombardia abbiamo approvato 50 filiere nel cosiddetto sistema 4+2, con la partecipazione di 47 enti formatori accreditati, 39 istituzioni scolastiche e 19 Fondazioni ITS Academy.
Uno degli obiettivi della nostra azione sarà dare sempre più spazio a questa effettiva integrazione. Incrementando il numero degli studenti che proseguono il percorso, che oggi sono in crescita ma ancora pochi. Nel 2023 solo 671 studenti iscritti ai corsi Ifts in Lombardia provenivano da un percorso IeFP. Se guardiamo agli iscritti negli Its, questo valore scende a poco meno di 200, in gran parte concentrati in pochi percorsi. Possiamo fare molto di più.
La Regione sta promuovendo fortemente Its e Ifts: perché, dopo il diploma si dovrebbe scegliere un percorso di questo tipo? Non si corre il rischio di “svuotare” le facoltà tecnico-scientifiche delle nostre università?
Gli Its e gli Ifts offrono percorsi altamente professionalizzanti, costruiti in stretta collaborazione con le imprese, con tassi di occupazione superiori all’80%. Non sono alternativi all’università, ma complementari: rispondono a esigenze diverse e contribuiscono a rafforzare l’intero sistema formativo, offrendo ai giovani più opzioni per costruire il proprio futuro.
Con gli atenei lombardi il dialogo e la collaborazione sono in crescita, a partire dalla presenza sempre più proattiva delle università negli Its. Non è un caso che il responsabile della Crui per i rapporti con gli Its Academy sia un rettore lombardo. C’è consapevolezza che entrambi i sistemi hanno una propria traiettoria di sviluppo che deve andare in sinergia, anche favorendo il passaggio degli studenti dall’uno all’altro. Sono attive in Lombardia 27 Its Academy, con 8.517 giovani iscritti in 375 corsi, di cui 208 avviati nel primo anno (autunno 2024).
Un risultato straordinario, se pensiamo che il sistema è cresciuto di quattro volte in pochi anni. Regione Lombardia ha avviato una nuova programmazione strategica triennale (2025–2027) con un budget di oltre 115 milioni di euro per consolidare il sistema. Anche l’offerta Ifts si è rafforzata: 73 corsi già avviati su 93 approvati, con circa 1.600 studenti. Per il triennio 2025–2027 è previsto un investimento di 24 milioni di euro.
Se guardiamo invece alla popolazione adulta che ha l’esigenza di formarsi e aggiornarsi, quali strumenti ha a disposizione la Regione per intercettare questo bisogno?
Una delle sfide principali che dobbiamo affrontare riguarda proprio l’ampia quota di popolazione inattiva. Interessa circa il 30% delle persone in età lavorativa, con incidenze più alte tra donne, giovani e persone con fragilità sociali. Attivare questa ampia fascia della popolazione è oggi una priorità, non solo per sostenere l’occupabilità dei nostri cittadini, ma anche per garantire la tenuta del sistema economico e produttivo nel medio-lungo periodo.
L’obiettivo che ci poniamo è sia modulare meglio gli strumenti già a disposizione per offrire servizi sempre più personalizzati e flessibili, sia, soprattutto, costruire reti e strumenti capaci di incontrare queste persone e di proporre loro dei percorsi di inserimento nel mondo del lavoro. Guardando al futuro, la Regione sta lavorando a un nuovo modello di politiche attive post-Gol, che valorizzi le esperienze maturate e potenzi ulteriormente la capacità di intercettare e attivare le persone inattive.
Le misure in fase di sviluppo prevedono una fase di intercettazione e di attivazione, soprattutto di chi è più distante dal mercato del lavoro. Una base comune di servizi universali e poi percorsi flessibili, modulari, su misura. Oltre al rafforzamento delle reti territoriali, con forte coinvolgimento del privato sociale e alla maggiore integrazione tra politiche sociali, formative e del lavoro.
Nel 2026 Milano e la Valtellina, insieme a Cortina, ospiteranno le Olimpiadi Invernali: è lecito aspettarsi un incremento importante dei livelli occupazionali grazie a un evento di questo tipo?
Queste Olimpiadi rappresentano un’opportunità straordinaria per attivare percorsi formativi e occupazionali strategici. Regione Lombardia ha avviato un progetto di legacy per rafforzare le competenze del capitale umano e generare un impatto duraturo sul mercato del lavoro. Tra le linee di intervento principali, abbiamo i Patti Territoriali per la legacy MiCo 2026, che promuovono la collaborazione tra istituzioni, imprese ed enti di formazione per offrire percorsi formativi coerenti con i fabbisogni professionali legati ai Giochi. In settori come turismo, logistica, ospitalità, impiantistica sportiva, agroalimentare e marketing territoriale.
Inoltre, sono in fase di avvio, anche grazie alla collaborazione con Fondazione Cariplo, progetti per il coinvolgimento dei giovani più distanti dal mondo del lavoro, con tirocini, project work e attività formative in collaborazione con il terzo settore, per favorire l’inclusione e lo sviluppo di competenze nei settori chiave dell’evento. A supporto, una dashboard interattiva sul portale Competenze Lavoro Lombardia per monitorare in tempo reale le dinamiche occupazionali dei profili professionali legati ai Giochi. L’obiettivo è rispondere ai fabbisogni immediati e costruire competenze che restino sul territorio anche dopo l’evento.
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Chi è Paolo Mora 











