Transizioni in corso: il valore delle competenze

Dalla semplificazione burocratica al sostegno alle microimprese, dalla promozione della cultura della sicurezza al riconoscimento delle competenze, fino alla formazione dei lavoratori stranieri: il presidente Concetto Parisi racconta l’identità, le sfide e le priorità strategiche di Fondo Conoscenza, il fondo cresciuto del 37% in un solo anno

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Intervista al presidente di Fondo Conoscenza

di Laura Reggiani |

In un panorama affollato di fondi interprofessionali, Fondo Conoscenza si distingue per approccio pragmatico, visione inclusiva e capacità di adattarsi alle esigenze del tessuto produttivo italiano, in particolare quello composto da micro e piccole imprese.

A dieci anni dalla sua nascita, il fondo registra una crescita record e rafforza il proprio ruolo di strumento concreto per lo sviluppo delle competenze e la competitività delle imprese. Ne parliamo con il presidente Concetto Parisi, che traccia un bilancio del primo decennio e anticipa le priorità per il futuro: semplificazione delle procedure, sostegno alla formazione nei luoghi di lavoro, valorizzazione delle competenze acquisite e promozione di percorsi formativi realmente inclusivi. Con uno sguardo sempre rivolto al cambiamento, alla sostenibilità e all’innovazione.

Presidente Parisi, Fondo Conoscenza ha appena compiuto dieci anni: quali sono, a suo avviso, i risultati più significativi raggiunti in questo primo decennio di attività?

Concetto Parisi, presidente di Fondo Conoscenza
Concetto Parisi, presidente di Fondo Conoscenza

Fondo Conoscenza nasce dieci anni fa da un’idea semplice e al contempo ambiziosa. Rendere realmente accessibile il finanziamento di percorsi di formazione che contribuiscano a costruire imprese innovative, solide e sicure. Oggi crediamo di poter dire che quell’idea si è trasformata in una realtà concreta, fatta di persone che quotidianamente mettono la propria professionalità al servizio delle imprese aderenti. In dieci anni abbiamo finanziato migliaia di piani formativi, consentendo a un numero molto consistente di lavoratori di aggiornarsi e crescere professionalmente.

Il nostro sostegno ha generato benefici economici tangibili per le imprese. In particolare per le realtà imprenditoriali più piccole, spesso escluse dai circuiti tradizionali della formazione continua. Abbiamo creato un ambiente accessibile, in cui ricorrere alla formazione continua produce vantaggi senza controindicazioni. L’idea avuta dieci anni fa col tempo si è sostanziata in un modello di operatività che mette al centro le esigenze delle aziende aderenti. A queste ultime offriamo strumenti coerenti con le dinamiche socioeconomiche, procedure snelle, assistenza qualificata, in un clima di dialogo costante con i territori. Il nostro valore – lo abbiamo compreso strada facendo – sta nelle azioni quotidiane che diventano supporto concreto per chi vuole migliorare.

In un panorama ricco di fondi, quali sono le caratteristiche distintive di Fondo Conoscenza che lo rendono unico rispetto agli altri?

Sappiamo di non essere né il primo fondo in ordine di tempo, né il più grande. E, proprio per questo, abbiamo scelto una strada diversa: meno burocrazia, più prossimità, maggiore attenzione alle esigenze della singola impresa. In un mondo in cui i mercati e le tecnologie evolvono a ritmi vertiginosi, abbiamo cercato di congegnare strumenti gestionali affidabili e agili, mantenendo lo sguardo attento alle esigenze di chi fa impresa e lavora.

C’è poi il tema, a noi molto caro, della sicurezza nei luoghi di lavoro. Riteniamo che in quell’ambito la formazione rivesta un ruolo importantissimo, spesso vitale: la sicurezza non può essere affidata al caso, nasce da scelte e azioni consapevoli e responsabili. Negli ultimi dieci anni, abbiamo destinato alla formazione nei luoghi di lavoro grandi risorse e grandi energie. In quest’ottica, abbiamo incentivato gli enti attuatori a utilizzare programmi formativi che vadano oltre il semplice adempimento normativo. Percorsi pensati per creare una cultura della sicurezza che si estenda a ogni aspetto dell’attività lavorativa. Promuovendo non solo il rispetto delle regole, ma anche l’adozione di un atteggiamento proattivo e responsabile nei confronti dei rischi.

Su questa strada, ci siamo dovuti confrontare, alle volte scontrare, con quanti, nel nostro mondo, interpretano in maniera restrittiva gli ambiti di intervento dei fondi interprofessionali. A dimostrare però che la nostra visione è apprezzata, è in qualche modo intervenuto l’ultimo Rapporto sulla Formazione Continua di Inapp: tra il 2022 e il 2023 Fondo Conoscenza ha segnato una crescita delle imprese aderenti del 37%. Siamo stati in quel biennio il fondo interprofessionale cresciuto di più. Questo dato sicuramente ci conforta, ma restiamo consapevoli del fatto che il nostro lavoro è appena cominciato.

Fondo Conoscenza lavora molto con le micro e piccole imprese: in che modo adattate i vostri strumenti formativi alle esigenze di queste realtà spesso poco strutturate?

La formazione continua non può e non deve essere percepita come un costo, ma come uno dei pilastri dello sviluppo aziendale. È una convinzione che diventa ancora più forte se guardiamo al mondo delle micro e piccole imprese. Spesso alle prese con risorse limitate e assetti organizzativi ridotti al limite, in cui poche persone gestiscono funzioni diverse, con carichi di lavoro significativi. In questi contesti, è fondamentale proporre soluzioni accessibili e concrete, progettate per semplificare i processi.

Noi, ad esempio, garantiamo tempi certi nella valutazione dei piani formativi, procedure rapide e possibilità di relazionarsi direttamente con i nostri uffici. Al centro della nostra operatività mettiamo l’interazione continua e l’efficienza. Vogliamo che ogni impresa, a prescindere dalla dimensione, possa orientarsi facilmente e relazionarsi con noi senza troppi ostacoli burocratici. Non possiamo costruire misure efficaci senza un dialogo aperto e costante con le imprese e gli operatori della formazione. Un Avviso ben scritto rischia di produrre risultati deludenti, se non è attrattivo e concretamente fruibile da enti e aziende.

Quali sono i nuovi avvisi di finanziamento recentemente pubblicati da Fondo Conoscenza e quali opportunità offrono a imprese e lavoratori?

La programmazione 2025 di Fondo Conoscenza propone un pacchetto articolato di misure formative per rispondere in modo efficace alle esigenze in evoluzione del tessuto produttivo nazionale. Le risorse del Conto Sistema finanziano quattro avvisi distinti ma complementari, garantendo un’offerta coerente. L’Avviso 1/2025 – Generalista è il cuore della programmazione annuale e si rivolge a tutte le imprese aderenti.

Sostiene percorsi formativi trasversali e innovativi per rafforzare competitività e benessere organizzativo. Le sue priorità toccano temi centrali come welfare aziendale, sostenibilità ambientale, Intelligenza Artificiale, cultura della sicurezza, trasformazione digitale, parità di genere, competenze Esg e valorizzazione intergenerazionale del capitale umano. L’obiettivo è offrire un concreto sostegno alla crescita attraverso modelli formativi inclusivi e accessibili.

L’Avviso 2/2025 prevede voucher individuali per i lavoratori di studi professionali e micro-piccole imprese, con percorsi già validati su lingue, soft skill e sicurezza. L’Avviso 3/2025 finanzia percorsi di alta formazione in ambito universitario o presso centri di ricerca, rispondendo a fabbisogni formativi individuali legati a obiettivi strategici aziendali. Infine, l’Avviso 3/2024 è dedicato alle politiche attive del lavoro, facilitando l’incontro tra imprese e nuove risorse grazie alla rete di ApL accreditate. Tutte queste misure condividono una visione unitaria: fare della formazione un motore di trasformazione che accompagni imprese e lavoratori nei processi di innovazione, inclusione e sostenibilità. In sintonia con i grandi cambiamenti in atto.

Come Fondo Conoscenza collabora con parti sociali, enti di formazione e istituzioni per costruire percorsi formativi efficaci e aderenti al fabbisogno occupazionale?

Il nostro modello si fonda su una logica partecipativa. Coinvolgere le parti sociali non è solo un obbligo statutario: è il cuore identitario del Fondo. Le organizzazioni dei lavoratori e delle imprese che costituiscono Fondo Conoscenza – Fenapi, Ciu e Ali Confsal – rappresentano il primo presidio di ascolto e orientamento. E svolgono un ruolo fondamentale nel dare voce ai fabbisogni reali del mondo del lavoro.

A partire dal loro contributo costruiamo percorsi formativi capaci di generare impatto nei territori e nel sistema produttivo. Manteniamo un dialogo costante con enti di formazione accreditati, selezionati per competenza e capacità di innovare. A loro chiediamo non solo qualità progettuale, ma anche attenzione all’impatto della formazione. Non basta erogare ore di formazione, occorre generare cambiamento.

Cerchiamo infine di dialogare con le istituzioni pubbliche – dai Ministeri fino agli Enti locali – per evitare sovrapposizioni, valorizzare le sinergie e garantire che i percorsi finanziati da Fondo Conoscenza si integrino nel più ampio quadro delle politiche per il lavoro. E, più in generale, per lo sviluppo dei territori. In questo senso, siamo aperti e pronti a costruire alleanze e collaborazioni operative con chi condivide il nostro approccio.

Negli ultimi anni si è parlato molto di certificazione delle competenze: qual è il ruolo di Fondo Conoscenza in questo ambito e quali strumenti state introducendo per valorizzare il riconoscimento formale delle competenze acquisite dai lavoratori?

Riconoscere ufficialmente, attraverso un sistema comune europeo, le competenze acquisite dal singolo in esito agli interventi promossi e finanziati, garantisce tra l’altro trasparenza e fiducia nei confronti del sistema formativo. Nel corso degli anni, abbiamo sostenuto con determinazione iniziative tese alla creazione di percorsi di certificazione sempre più allineati alle esigenze del mercato e delle imprese.

Gli ultimi aggiornamenti normativi – per i quali i fondi si configurano come Enti Titolari delegati, responsabili di gestione e implementazione dei servizi di individuazione, validazione e certificazione delle competenze – ci spingono a impegnarci ancora di più in questa direzione. L’iter che ci porterà al sistema di certificazione è tecnicamente complicato: le nostre linee guida sono già state approvate dal Ministero del Lavoro, contiamo di mettere a regime il sistema entro il 2026.

Uno dei progetti più rilevanti è legato alla formazione dei lavoratori stranieri prevista dal Decreto Cutro. In che modo Fondo Conoscenza sta contribuendo a questo obiettivo e quali sono le principali sfide da affrontare?

Il Decreto Cutro ha introdotto la possibilità di accedere al lavoro subordinato in Italia attraverso la formazione nei Paesi di origine o transito. Unendo legalità, inclusione e risposte ai fabbisogni delle imprese. Per questo, tra i destinatari dell’Avviso 1 abbiamo incluso cittadini stranieri residenti in Paesi terzi, che le imprese vogliono assumere dopo un percorso formativo. La misura diventa così uno strumento per favorire inclusione attiva e occupazione stabile.

Ne abbiamo discusso al Festival del Lavoro di Genova, durante l’incontro “Decreto Cutro: la formazione come strumento di integrazione lavorativa”. Sottolineando il nostro impegno concreto a sostenere l’inserimento lavorativo dei cittadini stranieri attraverso la formazione continua. In un’epoca di grandi transizioni, l’immigrazione può rappresentare una risposta etica e sostenibile agli squilibri tra domanda e offerta di competenze. Perché ciò avvenga, servono percorsi formativi inclusivi, superamento delle barriere linguistiche e culturali, e coinvolgimento attivo delle imprese.

Soprattutto, va promossa un’idea di inclusione basata su legami sociali e sul lavoro come strumento di emancipazione e dignità. Offrire reali prospettive di integrazione significa anche tutelare la sicurezza pubblica, prevenendo marginalità e vulnerabilità. La formazione è più di un investimento: è un presidio civile per una società più giusta, stabile e coesa.

Come valutate l’impatto complessivo che i fondi, incluso Fondo Conoscenza, hanno avuto sul sistema del lavoro italiano e sulla competitività delle imprese?

I fondi interprofessionali rappresentano una leva strutturale per la formazione continua in Italia. Stando al Rapporto Inapp, nel 2023 i 19 fondi hanno raggiunto circa il 20% degli occupati del settore privato. Questo significa che, su una platea stimata di circa 10,3 milioni di lavoratori dipendenti di imprese aderenti ai Fondi Paritetici Interprofessionali, solo 2 milioni circa hanno effettivamente partecipato ad attività formative nel corso dell’anno.

Un elemento che ci fa ben capire quanto ancora ci sia da lavorare per riuscire a coinvolgere la maggioranza delle imprese nelle dinamiche della formazione continua. Si stima che i fondi abbiano movimentato circa 980 mln euro all’anno, sebbene le micro e piccole imprese ne abbiano usufruito ancora poco (solo l’8,5%). Guardando all’esito complessivo, emerge un impatto sia quantitativo sia qualitativo. Non solo milioni di ore di formazione e persone aggiornate, ma anche un sistema di relazioni più solido tra imprese, territorio e policy pubbliche.

Grazie ai fondi, le imprese hanno potuto allineare le competenze ai bisogni reali, riducendo il mismatch formativo. Un problema che, secondo l’Osservatorio Proxima, è costato nel 2023 ben 44 miliardi di euro al Sistema Paese. Fondo Conoscenza si inserisce in questo contesto con un approccio mirato. Poniamo particolare attenzione alle esigenze delle Pmi, consapevoli del fatto che il Pil nazionale poggia sui fatturati della piccola e media impresa.  Il nostro obiettivo è trasformare il ricorso alla formazione in un asset per imprese e lavoratori, a sostegno della competitività e dell’occupabilità, in un’ottica di lungo periodo.

L’evoluzione del mercato del lavoro richiede competenze sempre più trasversali e aggiornate: quali azioni ritenete strategiche per supportare l’occupabilità dei lavoratori?

Oggi il sostegno all’occupabilità richiede competenze che accompagnino l’innovazione, senza perdere il valore dell’esperienza. Per questo mettiamo al centro della formazione continua le grandi transizioni che stanno cambiando lavoro e società. La formazione deve costruire basi solide per affrontare il cambiamento in modo consapevole, andando oltre l’aggiornamento tecnico, verso un’evoluzione valoriale.

Le nuove generazioni chiedono qualità della vita, benessere e sostenibilità: la formazione deve rispondere anche a queste esigenze, formando cittadini consapevoli oltre che lavoratori competenti. L’Intelligenza Artificiale è emblematica di queste trasformazioni: automatizza, ottimizza e cambia i modelli organizzativi. Formare in ambito AI significa promuovere una cultura digitale che valorizzi il potenziale umano. Sviluppando pensiero critico, creatività e problem solving.

È questa la direzione degli Avvisi di Fondo Conoscenza: equilibrio tra tecnologia ed essere umano. Anche la transizione ecologica impone un nuovo paradigma. Le tematiche Esg sono una condizione per competitività e responsabilità. Per questo incentiviamo percorsi che riducano l’impatto ambientale, promuovano inclusione e governance etica. In un mercato dinamico, la formazione deve anticipare i cambiamenti, mettendo al centro persone, sostenibilità e innovazione.

Guardando al futuro, quali sono le priorità strategiche di Fondo Conoscenza per i prossimi anni e quali nuove iniziative possiamo attenderci?

Come detto, tra le nostre priorità strategiche c’è la semplificazione crescente delle procedure. Puntiamo poi a un sempre maggiore coinvolgimento degli stakeholder. Per fare ciò, è fondamentale il supporto di “Fondo Conoscenza Lab”, la nostra struttura dedicata alla formazione e agli approfondimenti. In questi anni “Lab” ha organizzato webinar, incontri, seminari. Inoltre, ha prodotto podcast sulle tematiche del lavoro e ha tenuto viva la nostra web radio.

Guardiamo al futuro con obiettivi ben chiari: rendere la formazione continua sempre più accessibile, utile e sostenibile. Soprattutto per quelle imprese – le micro e le piccole – che storicamente faticano ad attivare percorsi di aggiornamento per i propri lavoratori. In questa direzione si colloca, come detto, il lavoro svolto per la Programmazione 2025: frutto di un confronto diretto con enti e imprese, sta già producendo gratificazioni importanti.  Crediamo che la formazione sarà uno dei fattori determinanti per affrontare le transizioni che ci aspettano. Siamo pronti ad accettare queste sfide, con la determinazione necessaria per consolidare un modello formativo partecipativo, orientato al cambiamento e fondato sul valore sociale della conoscenza condivisa.

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