di Maria Cecilia Chiappani | La salute olistica delle persone è una priorità per le aziende. Lo assumiamo come dato di fatto, viste le tendenze che leggiamo ogni giorno sulle transizioni del lavoro e delle risorse umane.
Come spiegato dagli esperti di McKinsey nel recente report “Thriving workplaces: how employers can improve productivity and change lives”, una considerazione realmente completa, possiamo dire olistica, della salute dei dipendenti si traduce in vantaggi che vanno oltre etica e welfare. Verso mete strategiche ed economiche che possono generare fino a 11,7 trilioni di dollari di valore globale.
Insieme a miglioramento della produttività, riduzione dell’assenteismo, minori costi sanitari e maggiore coinvolgimento, la salute dei dipendenti può aumentare in modo sostanziale il rendimento economico. Le organizzazioni che investono nella salute olistica, inoltre, si adattano meglio alle crescenti pressioni normative sugli standard di salute e sicurezza sul lavoro. E passano indenni lo scanner degli stakeholder se parliamo di criteri ambientali, sociali e di governance.
L’impegno attuale non basta
Tuttavia, la salute della forza lavoro non è ancora un elemento centrale per molti decision maker. In un recente sondaggio del McKinsey Health Institute, condotto su oltre 30.000 dipendenti a livello globale, solo il 57% dichiara di godere di una buona salute olistica. Con differenze sostanziali fra settori economici, ma anche su altre variabili quali per esempio genere, orientamento sessuale, età, livello di istruzione e posizione lavorativa.
In generale, è importante che i manager supportino tutte le categorie di dipendenti, quindi anche le minoranze, tenendo conto delle peculiarità di ognuno. Spesso, invece, limitando i contributi sociali ed economici, ma anche l’ascolto attivo e le azioni per migliorare il clima aziendale, si perde una potenziale creazione di valore sostanziale per l’organizzazione. Va da sé la necessità di pianificare investimenti contro la “cattiva” salute e a favore della “buona” salute, così da sbloccare il potenziale di tutte le persone.
6 step per guardare alla salute olistica
A questo punto, cosa fare? Non esiste un approccio valido per tutti. Ogni organizzazione è differente e lo sono anche le esigenze delle persone che ne fanno parte. Possiamo tuttavia prendere come riferimento alcune azioni:
- rilevare tramite sondaggio lo stato di salute dei dipendenti, valutare il potenziale di una strategia olistica e comprendere i rischi associati al non intervento;
- sviluppare iniziative concrete per una forza lavoro sana e sostenibile;
- pianificare interventi pilota per testare e apprendere;
- monitorare tre/cinque parametri per misurare il successo dei percorsi attivati;
- assicurarsi l’impegno della leadership, che deve fare della salute e del benessere dei dipendenti una priorità strategica;
- integrare la salute olistica nella cultura aziendale con un percorso a lungo termine, un cambiamento sistemico nella mentalità e nelle pratiche quotidiane.
Azioni apparentemente semplici, ma difficili da realizzare. Per esempio, le aziende faticano a definire la via da intraprendere e le opzioni su cui investire. Così come i manager non sempre adottano un approccio strategico, impegnandosi ad affrontare sia i sintomi sia le cause profonde del malessere. C’è poi la necessità di misurare l’impatto degli investimenti e dei progetti nel tempo.
Personalizzare investimenti e metriche
Ci soffermiamo su quest’ultimo punto, poiché spesso capita che le aziende compiano scelte ottime, ma non siano poi in grado di misurarne i benefici. Il ritorno dell’investimento va misurato con metriche personalizzate, oltre le statistiche su assenze per malattia, sicurezza e infortuni. Ogni settore e tipologia di impresa ha caratteristiche uniche: non esiste un solo KPI per il successo.
E se le modalità di intervento vanno adattate alle esigenze dell’azienda, la stessa personalizzazione toccherà alle metriche. A supporto della misurazione, i progressi nell’analisi dei dati e nell’intelligenza artificiale offrono molte opportunità per l’integrazione dei parametri sanitari nelle strategie organizzative. Ne sono esempio le informazioni specifiche sulla sicurezza, la personalizzazione dei protocolli di emergenza sanitaria per un edificio o l’aggregazione di suggerimenti e link sulla salute (una volta comprovata l’autorevolezza delle fonti) in una newsletter dedicata ai dipendenti.
Perché non possiamo farne a meno
Come sappiamo, la popolazione invecchia, le persone lavorano per troppi anni della vita, il burnout aumenta. Se i leader aziendali non possono esimersi dal dare priorità alla salute olistica dei dipendenti e dal misurare le azioni intraprese, pena la sopravvivenza stessa dell’azienda, da quali leve dovrebbero partire?
Secondo McKinsey, gli aspetti chiave sono:
- costi sanitari diretti: sanità delle persone significa costi più bassi e assenteismo contenuto;
- produttività: c’è un legame causale tra benessere dei dipendenti e aumento della produttività e della presenza in azienda;
- resilienza: la forza lavoro sana rende l’azienda sana, aumentando prestazioni e resilienza complessive;
- ESG: gli investitori considerano la salute e il benessere dei dipendenti una componente importante del pilastro sociale;
- normativa: regolamentazione e compliance non sono assolutamente trascurabili.
L’Unione Europea ha introdotto standard più severi per il benessere sul posto di lavoro. Ne sono esempio la Direttiva quadro europea sulla sicurezza e la salute sul lavoro, il Quadro strategico sulla salute e la sicurezza sul lavoro 2021-2027, la Direttiva sull’equilibrio tra lavoro e vita privata e l’Accordo quadro europeo sul telelavoro.
Creare modelli coerenti e vincenti
La gestione del rischio sulla salute deve comprendere lo stress e richiede valutazioni e metodi di prevenzione olistici. Attualmente, nei settori ad alte prestazioni, come negli altri, non esistono modelli coerenti. Come spiegato, i fattori che incidono sugli indicatori di salute olistica sono molti e difficilmente attribuibili a specifici ruoli.
Tuttavia, se le aziende decidono di dare priorità alla salute dei dipendenti, hanno la possibilità di trasformare il lavoro in una fonte di miglioramento della vita e della società. Oltre a raccogliere benefici economico-finanziari. Infine, i leader possono avvantaggiare le proprie organizzazioni con una forza lavoro complessivamente sana, rendendo questo aspetto non più un obiettivo isolato, bensì un elemento fondamentale per la definizione delle prestazioni e della resilienza aziendale.