Morti sul lavoro, l’appello di Fesica

Bruno Mariani di Fesica: "È ora di dire le cose come stanno, morire di lavoro in Italia non è una fatalità, è una colpa. Ed è una colpa che ha dei responsabili. Una colpa che non può più restare impunita. Serve il reato di omicidio sul lavoro"

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Il segretario generale del sindacato Fesica Bruno Mariani commenta le morti sul lavoro

Il segretario generale del sindacato Fesica, Bruno Mariani, si è detto “indignato” commentando le recenti morti sul lavoro, un’emergenza sulla quale intervenire con urgenza e senza esitazioni.

“Si continua a morire sul lavoro quasi ogni giorno. Ancora vite spezzate, famiglie distrutte. E ancora una volta, l’Italia si sveglia troppo tardi, o finge di non vedere. Questa non è più una semplice emergenza. È una vergogna nazionale, un fallimento culturale, politico e istituzionale. La normalizzazione di un bollettino di guerra che si consuma ogni giorno nei cantieri, nelle fabbriche, nei magazzini, nei campi”, afferma Bruno Mariani.

“È ora di dire le cose come stanno, morire di lavoro in Italia non è una fatalità, è una colpa. Ed è una colpa che ha dei responsabili. Una colpa che non può più restare impunita. Serve il reato di omicidio sul lavoro. Ora. Non domani e non dopo un’altra strage. Ora. La politica ha avuto l’occasione e l’ha sprecata. Durante la XVIII legislatura fu depositata una proposta di legge sacrosanta a cui lavorammo. L’introduzione dei reati di lesioni personali colpose gravi o gravissime sul lavoro e di morte per inosservanza colposa delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Proposta di legge per il reato di omicidio sul lavoro

“Quella proposta portava la firma, tra gli altri, di esponenti di Fratelli d’Italia oggi di governo. Era un testo giusto, condivisibile, concreto. Eppure si è arenato in Commissione, inghiottito dalle sabbie mobili dell’indifferenza o forse dalle eccessive trame politiche di chi stava in maggioranza. Oggi, alla luce delle continue morti sul lavoro, quella proposta di legge deve tornare sul tavolo. Va riabilitata, approvata, trasformata in legge. Perché è necessaria. Perché è giusta. Perché è civile”, continua il segretario generale di Fesica.

“Per questo abbiamo scritto al premier Meloni, al ministro Calderone e al ministro Lollobrigida, perché ne fu primo firmatario durante la scorsa legislatura. Anche ai presidenti della Commissioni lavoro di Camera e Senato, Rizzetto e Zaffini, al presidente Inail D’Ascenzo e al direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro Papa”.

Morti sul lavoro: servono giustizia e responsabilità

“Fesica rivendica il valore di quella battaglia dimenticata, chiediamo con forza che si smetta di girare la faccia. Il lavoro deve essere dignità, non condanna a morte. Non ci accontentiamo più delle solite frasi di cordoglio, dei minuti di silenzio, dei fiori sui cantieri. Degli impegni presi e non mantenuti. Pretendiamo responsabilità. Pretendiamo giustizia. Pretendiamo che chi muore sul lavoro non venga sepolto due volte: prima sotto le macerie, poi sotto l’oblio. Chi non rispetta le norme di sicurezza, chi risparmia sulla vita dei lavoratori, deve rispondere penalmente. Non è vendetta, è giustizia” conclude Mariani.

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