di Laura Reggiani |
È ormai un dato di fatto che il benessere dei dipendenti possa migliorarne la produttività: un lavoratore che apprezza il proprio incarico e la propria azienda si approccia alle mansioni con una disposizione più positiva e quindi più efficace.
Dato che il benessere può anche essere impattato dagli sforzi e investimenti che un’azienda fa nei confronti dei propri lavoratori, il tema della formazione aziendale diventa anche in questo caso di vitale importanza. Asus Business, insieme ad Astra Ricerche, ha voluto studiare la correlazione fra queste due tematiche, analizzando come le aziende italiane vedono il tema della formazione. E come questa influisce sulla soddisfazione dei dipendenti, rendendoli più o meno motivati nel ruolo che ricoprono.
Lo stress aumenta con l’avanzare della carriera
Partendo dal senso di orgoglio e appartenenza percepito verso la propria azienda, la ricerca ha dimostrato che questi elementi migliorano la situazione lavorativa di almeno 6 italiani su 10. Sottolineando come nome e reputazione della propria realtà abbiano un importante impatto sul lavoratore. Quando però il punto di vista si sposta sul ruolo ricoperto dall’intervistato, la percentuale di persone che a termine della giornata lavorativa si dichiara soddisfatte e gratificata si abbassa.
Perché? La ricerca di Asus sottolinea come, seppure più del 65% degli intervistati confermi che le proprie competenze vengono sfruttate appieno, e la crescita a livello personale e professionale sia innegabile, per una persona su due il proprio lavoro è una grande fonte di stress. Poi, circa il 35% degli intervistati afferma di non sentirsi tranquillo riguardo alle proprie performance. Quest’ultimo elemento è maggiormente sentito dai dipendenti under 30. Sebbene la sicurezza in se stessi e nelle proprie capacità vada a migliorare con l’aumentare dell’età dell’intervistato, lo stress sembra invece aumentare con l’andare avanti della carriera, toccando un picco nella fascia dai 30 ai 39 anni.
La retribuzione per sentirsi valorizzati
Quanto il benessere è correlato alla retribuzione? Più della metà delle persone dichiara che la propria retribuzione è adeguata alla quantità di mansioni che svolge e al livello di responsabilità. C’è comunque un 46% che afferma di non sentirsi sufficientemente valorizzato dal punto di vista economico.
Anche a livello di carriera, il 47% afferma che non vede delle possibilità coerenti con i propri desideri e aspettative. Nello specifico, sono le donne a dare una valutazione più bassa. Specialmente le intervistate dai 30 ai 39 anni raggiungono un livello di frustrazione e insicurezza legato al ruolo quando sono nel fiore della propria vita lavorativa, e quando ci si aspetta che la propria posizione in azienda sia ormai ben consolidata.
Le competenze più importanti per i dipendenti
Quanto le competenze tipiche e specifiche del proprio ruolo sono importanti, se comparate ad altri tipi di conoscenza? Secondo il 75% degli italiani, le skill funzionali al proprio ruolo e settore sono fondamentali e rientrano nella top 3 delle competenze pilastro. Se si vanno a guardare altri tipi di competenze, come cultura generale o conoscenze digitali di base, questo genere di soft skill va a definirsi indispensabile per ben il 65%.
Le conoscenze che risultano vincenti sono competenze digitali di base, conoscenza del settore in cui l’azienda opera e competenze digitali estese. Come la capacità di “capire” la tecnologia o di usare software complessi. La competenza tecnologica risulta quindi fondamentale per qualsiasi ruolo o settore. E questa può essere acquisita o facilitata da attrezzature semplici e intuitive da utilizzare. Per quanto riguarda le soft skill, invece, le capacità di rapportarsi agli altri, lavorare in team e essere in grado di risolvere velocemente i problemi e gli imprevisti, sono le competenze ritenute più importanti.
Formazione aziendale ancora insufficiente
La formazione aziendale arriva dopo, e per il 31,6% è insufficiente o inadeguata. Solo la metà delle aziende in Italia offre corsi di aggiornamento ai propri dipendenti. Il 71% degli italiani dichiara di fare formazione legata al proprio lavoro, ma di questa percentuale solo il 56% dei dipendenti frequenta corsi sovvenzionati dalla propria azienda.
C’è infatti una quota di persone che investe personalmente nella propria istruzione, pari a 2 persone su 10. Anche in questo caso, il campione è meno esposto a questo genere di incentivi è quello femminile (circa la metà del campione fa formazione aziendale, contro il 60% degli uomini).
Da un punto di vista di soddisfazione interna, la qualità della formazione viene giudicata in maniera totalmente positiva da poco meno di 3 persone su 10. Soprattutto, quasi 8 persone su 10 dichiarano che ciò che imparano ha poca attinenza concreta al loro lavoro. Per migliorarla, il campione intervistato dichiara sarebbe meglio aumentare la formazione basata sulle specifiche esigenze del lavoratore, soprattutto per quanto riguarda la formazione linguistica e di gestione e organizzazione del lavoro.
La formazione aziendale si configura quindi come un elemento che potrebbe avere un grande impatto non solo sulle performance dei dipendenti, ma anche sul loro benessere sul posto di lavoro. Ma la ricerca evidenzia che su questo c’è ancora molto lavoro da fare, soprattutto da parte delle aziende.