Competenze per l’evoluzione

Per poter essere “elevati”, quindi colti, preparati e competenti, esiste un solo percorso, il “lifelong learning”, ovvero la curiosità e l’apprendimento permanente che ci rendono pronti per affrontare le sfide future

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Competenze e lifelong learning

di Antonio Finocchi |

Gli imprenditori vivono un momento molto particolare: le crisi economiche, politiche, sociali sono cicliche e ognuna lascia un proprio segno.

In questo scenario si trovano aziende troppo spesso costruite sulla sabbia disattendendo le più elementari regole di gestione aziendale, tanto semplici quanto essenziali, per dare vita a un’azienda forte, capace di affrontare i cambiamenti. Perché il punto di partenza è proprio la volontà di cambiamento, perché come affermava Charles Darwin: “non è la più forte delle specie né la più intelligente che sopravvive, bensì quella più reattiva al cambiamento”.

Dalle conoscenze alle competenze

In un’azienda è fondamentale la cultura e la crescita di conoscenze e competenze. Per competenze non intendo le Hard Skill, le nozioni che si acquisiscono sui banchi di scuola e all’università, strettamente legate alla mansione, ma intendo la competenza nel saper portare a compimento una particolare situazione. Ad esempio, un CFO deve avere competenze nel “Decision Making” e nella “Negoziazione”, che esulano dalla specifica preparazione scolastica, ma sono una conseguenza necessaria diretta.

Queste competenze sono le Soft Skills senza le quali si genera ansia nelle persone dell’azienda e quindi difficoltà, ad esempio nella delega delle mansioni. Troppe volte ho sentito le seguenti frasi: “come lo faccio io non lo sa fare nessuno” oppure “se devo spiegarlo a qualcuno, tanto vale che lo faccia da solo”. Non è così e non deve essere così. L’imperativo di un imprenditore è quello di diventare inutile, che non significa essere di nessun valore, ma vuol dire non essere il cardine fondamentale senza il quale le cose non vanno avanti.

Un’azienda dove esistono imprenditori indispensabili per poter camminare è un’azienda che non ha valore. Se, infatti, decideste di venderla quanto valore avrebbe? Considerando che il valore è dato dalla indispensabilità dell’imprenditore, se non c’è lui si tratta di una scatola vuota. Una giusta strategia aziendale si perpetua se la squadra non solo ha le conoscenze giuste, ma anche le competenze trasversali che partono dalla conoscenza e la trasformano in valore aggiunto per la persona. Poiché le persone sono il vero capitale da salvaguardare. Una indispensabile caratteristica della persona che ha voglia di mettersi in gioco e tessere relazioni, creare network, è la curiosità che va di pari passo con la cultura.

Cultura vuol dire non solo avere conoscenza e competenza ma anche e soprattutto possedere capacità di scelta, di critica e quindi di indirizzo. È inutile citare la solita frase di rito, nel momento in cui si parla di essere al passo con i tempi, che il mondo cambia velocemente e che l’evoluzione tecnologica è molto spinta, perché questo lo sanno tutti. Diverso è invece il modo con il quale ci si approccia a questo inevitabile, quanto scontato, nuovo modello di vita.

L’evoluzione è inarrestabile, l’elevazione è conquistabile

Per poter essere elevati, quindi colti, preparati e competenti, esiste, a mio avviso, un solo percorso. La curiosità e l’apprendimento permanente, quello che gli inglesi chiamano “lifelong learning”. Si tratta di un percorso che deve iniziare dagli strumenti educativi di base e quindi dalla scuola, e proseguire attraverso un piano di formazione continua che abbia l’obiettivo di migliorare, accrescere, elevare le nostre competenze e conoscenze personali e quelle di chi collabora con noi.

Cultura, competenze e conoscenze garantiscono una democratizzazione dell’educazione che sfocia in una interiorizzazione di competenze e valori. Chi non prenderà seriamente questa necessità di aggiornamento costante delle proprie competenze, ma si affiderà solo sul proprio, anche importante, bagaglio di cultura ed esperienza già acquisito, probabilmente, o forse sicuramente, avrà maggiori difficoltà a riciclarsi e a mantenersi attraente per un’azienda. Per questo è sempre più necessario l’aggiornamento, non solo legato ai temi strettamente professionali, ma che comprenda un’apertura e una curiosità a tutte le esigenze che potrebbero essere utili negli anni successivi. In cui sarà sempre più indispensabile possedere soft skill e monitorare quelle nuove che saranno emerse. Tutto ciò deve essere accompagnato da creatività, energia e apertura mentale lungimirante.

Il potere delle Soft Skill

Purtroppo, invece, la maggior parte delle persone utilizza solo una piccola parte del proprio potenziale, non arrivando a una vera piena realizzazione. Così come negli hobby e nelle nostre passioni siamo energici e motivati, dobbiamo far si che, anche nel lavoro, si generino queste peculiarità, creando passione dal proprio interno. È essenziale, dunque, investire nel proprio apprendimento perché consente di accrescere le opportunità. Nel mondo attuale una competenza tecnica acquisita (hard skill) diventa obsoleta molto più velocemente rispetto a dieci anni fa. E questo potenziale rischio deve sollecitare una elevazione costante per essere inseguiti e non inseguitori.

Sono necessarie competenze sul campo (soft skills) che devono far parte di un esercizio costante e indispensabile per affrontare le sfide già in atto e che ci attendono. Anche le aziende, quindi, dovrebbero definire dei processi di elevazione personale al proprio interno, non necessariamente legati alle esigenze aziendali bensì alle esigenze delle persone, valore cardine dell’ecosistema.


Antonio Finocchi si occupa di mentoring imprenditoriale ed è fondatore e Ceo di Open (Organizzazione Personale Elevazione Naturale).

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