Settimana corta: vale la pena provare?

Il 56% degli italiani vorrebbe la settimana lavorativa da 4 giorni e il 35% accetterebbe una riduzione della retribuzione per migliorare il proprio equilibrio tra lavoro e vita privata

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Survey sulla settimana corta

La settimana corta – ovvero lavorare 4 giorni – è un tema sempre più dibattuto, tra i lavoratori, le aziende e il mondo politico e sindacale.

FIM CISL, tra gli altri, ha recentemente chiesto di estendere la sperimentazione come già avvenuto nel Regno Unito e in altri Paesi europei. Sebbene in Italia sia un benefit che riguarda solo il 5,9% delle persone, stanno nascendo progetti pilota e proposte. Dettati anche dalla necessità di ridurre i costi energetici, oltre che dalla richiesta delle persone di un maggiore equilibrio tra vita privata e lavorativa. Ad analizzare questa tendenza l’ADP Research Institute nello studio “People at Work 2022: A Global Workforce View”. L’indagine ha coinvolto 33.000 lavoratori in 17 paesi, di cui circa 2.000 proprio in Italia.

Settimana corta e flessibilità lavorativa

Dallo studio risulta che il 56% degli italiani sarebbe disposto a passare alla settimana lavorativa da 4 giorni. Portando a 10 ore l’impegno di lavoro giornaliero, così da ottenere un maggiore equilibrio tra vita privata e professionale. Al contempo, il 35% sarebbe disposto a ridursi lo stipendio pur di ottenere un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata. Mentre il 26% degli intervistati accetterebbe una riduzione media del 9,9% dello stipendio se questa garantisse loro la flessibilità di decidere come strutturare le ore lavorative.

Non stupisce, dunque, che tra i fattori per la scelta di un posto di lavoro, il 48% degli italiani abbia indicato il worklife balance. Il quale si posiziona al secondo posto dopo la remunerazione economica (68%). Un criterio che riguarda più donne (52%) che uomini (44%), ma comunque trasversale a tutte le generazioni. Anzi, aumenta con l’avanzare dell’età lavorativa. Inoltre, è una necessità particolarmente sentita dalle categorie di lavoratori che non hanno accesso al lavoro da remoto (52% vs 44% di chi fa uso di smart working).

I vantaggi di sperimentarla

Per le aziende, dunque, la flessibilità potrebbe avere un ruolo cruciale nel prossimo futuro per garantire il livello di equilibrio tra lavoro e vita privata desiderato dai dipendenti. Specie se collegata all’attuale gap tra domanda e offerta di lavoro. Basti pensare che il 45% degli italiani intervistati prenderebbe (o ha preso in considerazione) l’idea di cercare un altro lavoro se il loro datore di lavoro insistesse sul ritorno in ufficio a tempo pieno.

La settimana corta è tra gli argomenti di discussione più interessanti del momento –afferma Marcela Uribe, general manager ADP Southern Europe –. Il dibattito è attivo a livello mondiale: diversi i Paesi che si stanno muovendo per introdurla, ma anche in Italia ci sono varie proposte, spinte dall’iniziativa del settore privato. L’equilibrio tra vita privata e lavorativa è una delle questioni che più sta influenzando il mondo del lavoro. La pandemia ha fatto sorgere tra i lavoratori nuove esigenze, che le imprese devono prendere in considerazione e integrare nella propria strategia di gestione dei dipendenti, se non vogliono essere penalizzate in termini di attrattività verso i nuovi talenti e risorse”.

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