Oltre l’emergenza resta l’innovazione

Nell’anno della pandemia, tra lockdown e incertezze, le imprese italiane hanno dimostrato grande resilienza. I dati dell’Indagine Rola 2020 e delle Buone Prassi Formative, evidenziati da Fondimpresa e Inapp, attestano l’evoluzione dei percorsi aziendali soprattutto in tema di trasformazione digitale

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Emergenza covid e formazione: i dati dell'Indagine Rola

di Maria Cecilia Chiappani |

Digitalizzazione e organizzazione: le parole chiave, dal 2020 in avanti, per tutte le aziende italiane. Da un lato, l’emergenza ha schiuso il passaggio a forme di flessibilità lavorativa precedentemente impensabili. Dall’altro, alla “corsa” formativa sulle norme anticontagio si sono aggiunti nuovi stimoli e necessità, approdando con maggiore convinzione ai contenuti innovativi della sfera digitale.

L’Indagine Rola 2020 di Fondimpresa e Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) fotografa proprio questo fronte della formazione continua in tempo di pandemia. Restituendo tendenze importanti anche sui cambiamenti che ne sono scaturiti e che tutt’oggi caratterizzano il mondo del lavoro italiano.

Formazione contro l’emergenza covid

Partiamo dai momenti più critici del 2020. Riguardo a corsi specificatamente dedicati all’emergenza covid, nel 50% dei casi i quadri, gli impiegati e gli operai hanno seguito corsi su salute e sicurezza in cui era contemplata una parte relativa alla nuova situazione. La categoria degli impiegati ha ricevuto una minore formazione, come probabile conseguenza della riduzione della presenza nelle sedi aziendali.

Altrettanto coerente il dato relativo agli operai, che risultavano invece maggiormente formati anche in tema di covid-19. Tra le risposte più ricorrenti, la necessità di approfondire le nuove modalità organizzative introdotte in azienda e le regole di comportamento da adottare. Ma si riteneva importante anche la formazione dei responsabili aziendali per gestire meglio le situazioni emergenziali.

Sul fronte geografico, Friuli, Liguria e Lombardia hanno effettuato in minore misura percorsi specifici di formazione. Mentre i lavoratori di Basilicata, Molise, Calabria e Valle d’Aosta hanno seguito ore di formazione sulla pandemia nell’ambito di materie tecnico-specialistiche. Basilicata, Calabria, Marche e Valle d’Aosta, in particolare, hanno realizzato tali corsi nell’ambito di salute e sicurezza.

I settori e le mansioni coinvolti

I settori dell’industria metalmeccanica e delle altre realtà manifatturiere sono stati i più tempestivi nell’organizzazione di corsi sulla pandemia, entro i primi sei mesi del 2020. Su questi dati ha inciso, come noto, la necessità di lavorare in presenza per garantire la continuità della produzione. Fondimpresa e Inapp hanno voluto indagare anche la natura della formazione continua nella prima fase della pandemia. Tra chi prediligeva aggiornamenti sugli aspetti organizzativi e chi invece su dispositivi di protezione individuali, prassi anticontagio e regole igienico-sanitarie per continuare a garantire la salute dei lavoratori. Gli operai, rispetto ai quadri, avevano meno probabilità di avvertire l’esigenza di formazione “organizzativa”.

Emergenza covid: i corsi attivati nel 2020

Anche l’analisi in termini di mansioni replica lo schema. Chi si occupa di conduzione, controllo e macchine industriali automatizzate, ha sentito un minor bisogno di elementi strutturali. Gli operai, invece, hanno indicato una maggiore necessità di formazione relativa alle norme di contenimento del Covid.

Le tendenze di ieri nell’innovazione di oggi

“Dall’indagine emerge come le imprese, sebbene colte di sorpresa dalla pandemia, abbiano manifestato tempestivamente la propria intraprendenza e risolutezza nella capacità di gestione dell’emergenza” leggiamo nelle conclusioni della prima parte del documento. “Si è palesata l’assoluta necessità di integrare l’aspetto formativo, al di là delle esigenze dettate dall’urgenza pandemica, sia per i lavoratori sia per i responsabili”.

Questo perché la crisi ha messo a nudo differenti approcci di gestione dell’emergenza, naturalmente segnati dalla differenza tra imprese erogatrici di beni essenziali e aziende costrette a fermarsi. Sintetizzando, i contenuti emergenti sono:

  • sviluppo organizzativo della gestione del lavoro da remoto e in sede (people management);
  • benessere e senso di comunità;
  • lavoro da remoto e la cyber security;
  • smart working e strumenti necessari;
  • upskilling e reskilling;
  • diritto soggettivo alla formazione;
  • eventi formativi rivolti a clienti/utenti esterni.

Sul fronte didattico, le aziende hanno iniziato a utilizzare piattaforme e-learning standard o personalizzate. A tutto ciò rimane comunque affiancata la formazione in presenza, ritenuta da molti insostituibile. Si va quindi nella direzione di modalità formative sempre più ibride, fatte di momenti in presenza e momenti a distanza.

Trasformazione smart e tecnologie abilitanti

La seconda parte dell’Indagine Rola 2020 è dedicata alla formazione continua in ottica di digitalizzazione, elemento cardine per la competitività delle imprese in una fase di grande cambiamento. Quali sono le tecnologie abilitanti da “affrontare”? Le imprese che utilizzano dispositivi connessi attraverso l’Internet of Things riescono a ottimizzare con successo sistemi, processi e manutenzione. L’Industrial Analytics permette invece di confrontare e analizzare i dati raccolti, migliorando la produzione, accelerando l’innovazione, monitorando i consumi e prendendo decisioni consapevoli. C’è poi il Cloud Manufacturing, per implementare processi di ricerca e sviluppo, gestione della supply chain e della produzione e assistenza pre e post vendita.

Sempre nel caso delle tecnologie 4.0, inoltre, l’innovazione dell’Interfaccia Uomo-Macchina è rappresentata da display touch, scanner 3D e visori per la realtà aumentata. Spiccano infine intelligenza artificiale e robotica collaborativa, in grado di ridisegnare i paradigmi produttivi di molti settori. Nel questionario sottoposto al campione di lavoratori c’era anche una parte dedicata all’auto valutazione delle proprie competenze in questi ambiti prima e dopo il corso di formazione dedicato. La differenza più significativa si registra in Cloud Manufacturing, Industrial Analytics e Internet of Things.

Quali sono i contenuti innovativi

L’analisi qualitativa si è focalizzata, in questo contesto, sui contenuti formativi direttamente collegabili alle tecnologie abilitanti e alla trasformazione digitale. Il tutto tramite interrogazione, con parole chiave, delle stringhe di testo dei titoli dei corsi. Non sorprende che le parole maggiormente utilizzate siano “innovazione” e “digitalizzazione”.

Si delineano 4.247 corsi sulla trasformazione digitale, ripartiti tra macro-tematiche. Vince l’Informatica, con il 27,3% delle azioni formative. Seguono Gestione aziendale-amministrazione (25%) e Tecniche di produzione (22,8%). La distribuzione geografica della formazione continua “innovativa” passa per la Lombardia, con il 16,3% delle iniziative, il Veneto con il 15% e la Campania con il 12,3%. Seguono Piemonte e Lazio (poco più dell’11%) ed Emilia-Romagna (8,5%). Le altre regioni vanno dal 4,8% della Puglia allo 0,2% della Valle d’Aosta.

Quanto ai codici Ateco, la metallurgia guida l’elenco con 13,5% dei corsi. Ci sono poi i servizi alle imprese con il 12,9% e il commercio con il 12,8%. La fabbricazione di macchine si attesta al 9,9%, le costruzioni al 7,4%, l’alimentare al 4,8% e il settore trasporti, magazzinaggio e comunicazioni al 4,6%.

Chi punta di più sul digitale

Sorprendentemente, le aziende che hanno beneficiato di formazione con contenuti su innovazione e trasformazione digitale sono le più piccole, fino a 49 addetti (70%). Seguono le medie imprese, da 50 a 249 dipendenti, con il 19%, e le grandi imprese con l’11%. Il motivo va ricercato nella tipologia dei Piani Formativi: oltre l’80% di questi corsi sono finanziati tramite il “Conto di Sistema”, che permette dunque le Pmi di avvalersi di formazione su questi specifici contenuti. Le grandi aziende, più propense al “Conto Formazione”, utilizzano probabilmente altri canali di finanziamento.

Concludiamo la carrellata statistica con la parità di genere nei contenuti digitali. Nel 30,13% dei casi le donne hanno seguito corsi legati all’Informatica, contro il 25,37% degli uomini. Per i corsi sulle Tecniche di produzione si conferma la maggiore frequenza maschile, con il 24%, rispetto al 19% della componente femminile. Al di là del tipo di formazione e del suo oggetto, l’indagine sottolinea l’importanza di associare al necessario aggiornamento professionale un contesto aziendale capace di comunicare in maniera fluida ed efficace. E una cultura della formazione in grado di valorizzare gli apprendimenti.

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