Secondo i risultati dell’indagine sulle prospettive occupazionali svolta da ManpowerGroup, i datori di lavoro italiani prevedono assunzioni in crescita da luglio a settembre 2022. Una previsione netta di occupazione (NEO) del +23%, al netto degli aggiustamenti stagionali. Inoltre, le prospettive sono migliori rispetto all’anno scorso: +13 punti percentuali rispetto al Q3 2021. Il 34% dei datori di lavoro prevede anche un aumento della forza lavoro, contro il 12% che afferma che ci sarà una diminuzione delle assunzioni e il 50% che non prevede cambiamenti.
Buone previsioni regionali
La ManpowerGroup Employment Outlook Survey prevede nel prossimo trimestre aumenti di forza lavoro in tutte e quattro le macroregioni. I datori di lavoro del Nord Est (+39%) prevedono il ritmo di assunzione più sostenuto. Altrove, le prospettive di assunzione sono ancora buone con prospettive del +25% per il Nord Ovest. Anche i dati di Sud e le Isole sono inaspettatamente positivi con un NEO del +19%, 13 punti percentuali in più rispetto al trimestre precedente. In fondo alla classifica l’Italia centrale (+17%), con l’unica prospettiva inferiore al secondo trimestre (-2%). Tuttavia, tutte le regioni italiane si aspettano un clima più favorevole per l’occupazione rispetto al terzo trimestre del 2021: Nord Est (+27%), Nord Ovest (+18%), Sud/Isole (+16%) e Centro Italia (+5%).
Nel terzo trimestre vince l’hi tech
Il mercato del lavoro più favorevole è previsto nel settore IT, Tech, Telecomunicazioni e Media, dove le prospettive occupazionali nette sono pari a +39%. Altrove, si prevede una vivace attività di assunzione per le Costruzioni, il Manifatturiero e il Commercio all’ingrosso e al dettaglio, ciascuno con un +26%. Leggermente più basse le previsioni per il settore bancario, finanziario, assicurativo e immobiliare e quello della Produzione primaria: +23%.
Il settore dell’istruzione, della sanità, dell’assistenza sociale e della pubblica amministrazione prevede un ritmo di assunzioni vivace, con una previsione del +16%, e quello della ristorazione e dell’ospitalità del +11%. Le aspettative sul personale sono aumentate rispetto al terzo trimestre 2021, con crescite significative nel settore manifatturiero (+18%), nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (+17%) e nella produzione primaria (+16%).
Quanto contano le dimensioni aziendali
I datori di lavoro sono classificati in quattro dimensioni organizzative: le microimprese con meno di 10 dipendenti, le piccole imprese con 10-49 dipendenti, le medie imprese con 50-249 dipendenti e le grandi imprese con 250 o più dipendenti. Le prospettive di occupazione migliori sono previste dai grandi datori di lavoro, che registrano prospettive occupazionali nette del +26%. Anche le prospettive dei piccoli datori di lavoro sono molto vicine, con un +24%. Il NEO delle medie imprese è positivo, con un +19%, come pure quello delle microimprese con un +13%. Tutte le organizzazioni prevedono un clima occupazionale più forte rispetto al terzo trimestre del 2021: le piccole medie imprese (+17%), le microimprese (+13%), le medie imprese (+10%) e le grandi imprese (+3%).
Resta il mismatch delle competenze
L’indagine ha anche rilevato la difficoltà per le aziende italiane nel trovare i talenti con le competenze giuste per le loro esigenze. Il 72% delle imprese segnala di avere molta (9%) o qualche difficoltà (63%) nel reperire talenti, e solo una su quattro (26%) non rileva nessuna difficoltà. Per quanto riguarda la dimensione delle organizzazioni, sono quelle grandi a registrare le maggiori difficoltà (76%). Al contrario tra le micro il 36% non segnala alcun problema. Tra i settori più in difficoltà nel trovare professionalità adeguate si evidenziano l’edilizia, con il 21% delle posizioni ricercate molto difficile da ricoprire, la manifattura e la produzione primaria (entrambe con il 13%).
Tra le competenze, quelle più difficili da trovare secondo i datori italiani sono IT e Data (27%). Un’azienda su cinque (20%) segnala problemi anche nella ricerca di skill amministrative, logistiche, gestione risorse umane, vendite e marketing. Percentuali poco inferiori per Manifattura/Produzione e Front Office/Customer Care. In particolare, sono le aziende del Nord Est e del Nord Ovest a registrare il più alto livello di carenza di competenze IT (31%). Al Sud e nelle Isole le capacità più problematiche da reperire sono HR, vendite e marketing. Inoltre, sono le imprese grandi (35%) e medie (32%) a segnalare più difficoltà nel trovare professionisti digitali, mentre il problema è molto meno sentito per le piccole (19%) e micro (12%) imprese.
Cosa cercano i datori di lavoro
È stato indagato anche quale sia la soft skill più difficile da trovare secondo i datori di lavoro. Il 28% indica resilienza, tolleranza allo stress e adattabilità. Il 25% responsabilità, affidabilità, disciplina, ragionamento e problem-solving. Il 24% collaborazione e lavoro di squadra. Il 22% creatività e originalità e il 21% pensiero critico e analisi. Queste sono le soft skill la cui scarsità è rilevata da almeno un’azienda su cinque. La soft skill più ricercata cambia in base alla dimensione dell’impresa. Per esempio la scarsità di pensiero critico e analisi è segnalata dal 26% delle imprese medio-grandi e da solo il 12% di quelle micro-piccole.