GIDP sui tirocini extracurriculari: strumento che vince non si cambia

Il Gruppo Intersettoriale Direttori Del Personale (GIDP) invita a riflettere sulle modifiche che potrebbero essere apportate alla disciplina dei tirocini extracurriculari. La presidente Verderajme: “Circoscrivere questo strumento ai soggetti con difficoltà di inclusione sociale significherebbe limitare l’opportunità per i giovani di entrare nel mercato del lavoro e privare le aziende di una modalità efficace per formare, orientare e selezionare”.

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tirocinio pixabay

Il Tirocinio extracurriculare consiste in un periodo di formazione e orientamento on the job di durata variabile, che si intraprende al fine di ottenere un’esperienza concreta nel mondo del lavoro. L’obiettivo primario è favorire l’occupazione della fascia di popolazione più giovane e, per le aziende, avere l’opportunità di formare una risorsa internamente. Nell’adozione di questo strumento si prevedono però dei cambiamenti. Il comma 721 della Legge 234/2021 (Legge di Bilancio 2022) ha infatti stabilito che vengano “definiti nuovi criteri di redazione per le linee guida” e che i tirocini extracurriculari siano riservati a “persone con difficoltà di inclusione sociale”.

Dal punto di vista del Governo, i tirocini extracurriculari sono una delle cause principali dello stato di incertezza occupazionale in cui si trova la maggior parte dei giovani italiani. Dati alla mano, il Ministero del Lavoro ha recentemente evidenziato come i 2 milioni di tirocini extracurriculari avviati tra il 2014 e il 2019 non abbiano portato a una reale crescita di competenze, in quanto non utilizzati come momenti formativi ma come strumenti di inserimento in azienda.

La proposta di revisione non trova però d’accordo il Gruppo Intersettoriale Direttori Del Personale (GIDP): il rischio, sostiene l’associazione, è che la nuova disciplina priverebbe i giovani e le imprese di uno strumento che nel corso degli anni si è dimostrato molto efficace, come dimostrato dal fatto che tra il 2014 e il 2019 il 55% dei tirocinanti è stato assunto con contratto regolare entro sei mesi dalla fine dello stage, e il 30% proprio nell’azienda dove ha effettuato il tirocinio. Un bene, quindi, per quell’occupazione giovanile che il Governo stesso intende potenziare. Abbiamo chiesto a Marina Verderajme, presidente di GIDP, di illustrarci la questione.

Che cosa prevede il riassetto della disciplina del tirocinio extra-curriculare e quali sono le criticità che, a vostro avviso, introdurrebbe?

La Legge di bilancio 2022 ha dato indicazione alle Regioni di riunirsi in conferenza per rivedere le linee guida sull’applicazione dei tirocini extra-curriculari. In particolare, si chiede alle Regioni di rivedere la platea dei soggetti che possono accedere allo strumento e altri aspetti legati alle possibilità per le imprese di avviare i tirocini. Al di là del fatto che la questione sia dibattuta anche in linea di principio – la Regione Veneto ha fatto ricorso contestando che il Governo possa interferire su una materia disciplinata a livello regionale – il punto centrale è legato agli aventi diritto: oggi per il 95% dei casi i tirocinanti extra-curriculari sono giovani disoccupati e inoccupati. Indirizzando lo strumento alle persone con difficoltà di “inclusione sociale” la platea cambierebbe totalmente, con conseguenze anche sul mercato del lavoro.  Da una prima valutazione, se le Regioni dovessero applicare nei termini più rigorosi le indicazioni contenute nel Def e tagliare la platea di coloro che possono fare un tirocinio extracurricolare, si potrebbe avere una riduzione dell’accesso ai tirocini del 90%, con conseguente diminuzione di contratti di lavoro. L’attivazione di stage extracurricolari a favore dei soli soggetti con difficoltà di inclusione sociale, che è un concetto astrattamente diverso da forme di riqualificazione, reinserimento lavorativo o a favore di soggetti svantaggiati o molto svantaggiati, rappresenterebbe quindi un forte rischio, sia per il sistema delle imprese che per gli stessi giovani.

Come GIDP chiedete “una revisione delle linee guida in materia di tirocini extracurricolari che non sia lesiva di tutte le aziende che oggi utilizzano in maniera adeguata lo strumento del tirocinio extracurricolare”. Come si dovrebbe, quindi, intervenire?

Parliamo di uno strumento che ha dato risultati molto importanti. Dati di Jobfarm, che promuove i tirocini extracurriculari, dicono che il 67% dei tirocini si è trasformato in occupazione con prevalenza per contratti a tempo indeterminato. Il tirocinio extracurriculare ha un valore particolare nel nostro Paese, che soffre di uno scollamento importante tra mondo della scuola e mondo del lavoro: per le nostre imprese si tratta di un’opportunità preziosa di formazione, orientamento e selezione. Non vogliamo lanciare un allarme, ma segnalare con forza la nostra preoccupazione perché crediamo che in prospettiva le modifiche proposte avranno effetti negativi sul lavoro e sui giovani. Il tirocinio extracurriculare è uno strumento che funziona, capace di fare da ponte tra scuola e lavoro e utile a potenziare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro: va tutelato. La nostra proposta per migliorare e incentivare un uso virtuoso dello strumento si articola in tre punti: semplificare e uniformare le procedure per avviare uno stage; rendere obbligatoria la certificazione delle competenze (unico titolo con valore a livello Europeo ed extra CEE) e premialità per imprese che assumono giovani dopo il periodo di stage.


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