Il lavoro da remoto è destinato a rimanere

Lo confermano i dati raccolti da Indeed e OCSE analizzando gli annunci di lavoro in oltre venti Paesi al mondo, Italia compresa

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Lavoro da remoto: i dati Indeed e Ocse

La pandemia e le restrizioni alla mobilità hanno accelerato l’adozione del lavoro da remoto, in tutto il mondo.

Indeed e OCSE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) hanno analizzato gli annunci di lavoro in 20 Paesi rilevando che in media la quota di annunci di lavoro da remoto è più che triplicata. Si passa infatti dal 2,5% del gennaio 2020 al picco del 7,9% nell’aprile 2021. Un incremento dovuto principalmente alle restrizioni, che hanno incentivato l’adozione del lavoro a distanza. Tuttavia, a dicembre 2021, nonostante l’allentamento delle restrizioni in molti Paesi, gli annunci di lavoro da remoto sono cresciuti fino all’8,5%, tanto da superare il picco di aprile.

Lavoro da remoto: come va in Italia

In Italia, la percentuale di offerte di lavoro con opzione da remoto ha raggiunto un picco del 10% nell’aprile 2021. Attestandosi poi al 7% alla fine di gennaio 2022, confermando una crescita più che triplicata rispetto a meno del 2% di gennaio 2020. Le ricerche che contengono riferimenti alla possibilità di svolgere il lavoro a distanza rappresentano ora l’1,5% sul totale, con un aumento del 700% da gennaio 2020. 

Lavoro da remoto: andamento annunci di lavoro in Italia nel 2021

Le categorie più interessate

In realtà, quasi tutte le categorie sono state interessate da un aumento dell’offerta di lavoro da remoto. Tuttavia, la crescita è particolarmente significativa nei servizi altamente qualificati e digitalizzati. Ad esempio, nell’ambito dei settori dello sviluppo software o nel marketing, la quota di offerte è aumentata di circa 12-13 punti percentuali. Per posizioni nel settore food, vendita al dettaglio, trasporti e produzione, invece, l’aumento è stato inferiore a 1 punto percentuale. 

Insomma, nonostante la rivoluzione dello smart working, molte persone potrebbero rimanerne escluse. Altre invece continueranno a raccogliere i benefici dell’aumento del lavoro da remoto e della flessibilità che ne deriva. 

Lavoro da remoto e infrastrutture necessarie

Il livello di disponibilità di internet a banda larga nei diversi Paesi influisce anche sulla contemplazione della possibilità di telelavoro negli annunci. Se restrizioni alla mobilità più rigide aumentano la quota di lavoro da remoto – indipendentemente dal livello di penetrazione della banda larga -, l’allentamento delle restrizioni determina un calo dove la penetrazione è più bassa. Mentre nei Paesi più connessi la quota di telelavoro resta invariata. 

In Italia, dove la penetrazione della banda larga è relativamente bassa, la percentuale di telelavoro è aumentata di oltre 10 punti percentuali da gennaio 2020 ad aprile 2021. Ma è diminuita di 5 punti percentuali negli ultimi cinque mesi. Finendo l’anno con 3 punti percentuali in meno rispetto al picco dell’anno precedente. Al contrario, negli Stati Uniti, dove la penetrazione è elevata, la quota di annunci di telelavoro pubblicati è aumentata del 7% da gennaio 2020 a gennaio 2021, al culmine delle restrizioni alla mobilità. Ed è rimasta invariata durante il successivo periodo di allentamento. A dimostrazione di come il lavoro da remoto sia entrato in maniera permanente nell’organizzazione e non sia considerato solo un rimedio temporaneo. 

Il telelavoro dopo la crisi 

Per beneficiare della diffusione del telelavoro nei prossimi anni, le politiche pubbliche dovrebbero cercare di massimizzarne gli effetti sulla produttività e sul benessere. Garantendo, ad esempio, un ambiente di lavoro adeguato (equipaggiamento, spazio di lavoro e sostegno per la gestione dei figli). Ma anche facilitando la diffusione delle migliori pratiche manageriali (es. passare da una cultura presenzialista a una valutazione della produttività sulla base dei risultati) o assicurando a tutti l’accesso a una connessione internet veloce, affidabile e sicura.

Sarà importante inoltre pensare come gestire i team che lavorano da remoto per raccogliere i benefici in termini di produttività. Poi, perché il lavoro a distanza sia sostenibile, anche le pratiche di assunzione devono essere rivoluzionate. La dematerializzazione ha avuto un impatto sui processi di assunzione: i colloqui fisici sono stati sostituiti – in parte o del tutto – da videoconferenze, trasformando radicalmente i criteri di ricerca dei candidati. 

Con l’attuale situazione del mercato del lavoro, infine, la competizione che le aziende devono affrontare quando cercano di assumere personale è intensa. Offrire la possibilità di lavorare da remoto può catturare l’attenzione del considerevole numero di candidati che apprezzano questa flessibilità.


Consulta il documento completo dell’OCSE.

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