L’ecosistema ha retto

Una buona politica di welfare aziendale fa bene all’impresa e ai suoi dipendenti, perché oltre a portare benefici tangibili al conto economico e alla reputazione dell’azienda, risponde in modo concreto alle esigenze, anche personali, dei lavoratori. E il 2020, con l’insorgere di nuovi bisogni e un equilibrio vita-lavoro da reinventare, lo ha ampiamente dimostrato.

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Anche l’Osservatorio Welfare 2021 curato da Edenred evidenzia come il welfare aziendale abbia assunto maggiore rilievo nell’anno del Covid-19.

Nell’introduzione, Damien Joannes, Direttore Easy Welfare Edenred, scrive: “Il 2020 è stato caratterizzato da una concreta apertura delle politiche nazionali al welfare aziendale come strumento di sostegno a dipendenti e aziende nella gestione dell’emergenza Covid. Nel corso di questa crisi sanitaria ed economica sono stati riconosciuti la componente integrativa e sociale e il supporto concreto che il welfare aziendale può offrire alle persone, alleggerendo la spesa pubblica e dando nuova spinta ai consumi. La capacità di sostenere le imprese e supportare le spese delle famiglie ne ha confermato la valenza sociale e messo in luce il fattivo contributo che può offrire alla ripresa. Ecco perché si parla di una nuova fase del welfare aziendale, chiamato a rispondere a bisogni sempre più ampi: dal sostegno al reddito fino alla risposta a nuove necessità, dalla mobilità ai servizi alla persona”.

L’analisi di Edenred si basa su un bacino di circa 500.000 utenti delle oltre 3mila imprese che usano la piattaforma online e le soluzioni di welfare aziendale via flexible benefit di Edenred, e distingue tra misure di welfare puro, o welfare on top, e misure di conversione del premio di risultato.

Un welfare a sostegno dei lavoratori

Dall’Osservatorio emerge un ecosistema welfare che, nonostante le difficoltà, ha retto e si è confermato uno strumento chiave di sostegno a integrazione del reddito per i lavoratori e le loro famiglie. La quota media di credito welfare pro-capite erogata dalle aziende nel 2020 è stata pari a 850 euro, solo 10 euro in meno rispetto al 2019. Cambiando l’ordine di priorità nei consumi, le restrizioni adottate per il contenimento del virus hanno chiaramente avuto un impatto anche sul welfare aziendale: si è usufruito solo del 59% delle quote flexible benefit disponibili (-7,4% rispetto al 2019). Una ripresa si è registrata nel quarto quadrimestre, sulla scia del Decreto di agosto, che ha raddoppiato, da 258 a 516 euro, il limite del fringe benefit (erogazione in natura, da parte del datore di lavoro, sotto forma di beni o servizi o di buoni rappresentativi degli stessi, ndr).

Ad oggi, se escludiamo le multinazionali, che ne sono state pioniere, il welfare è una prerogativa principalmente delle aziende medio-grandi, sopra i 200 dipendenti, con un ampliamento della platea verso le aziende di dimensioni più piccole”, dice Claudia Baitelli, Advisory Manager di Easy Welfare Edenred, commentando altri spunti emersi dall’indagine. “Guardando ai settori, il mercato del welfare è sbilanciato sulle aziende produttive, con in testa quelle metalmeccaniche, che hanno introdotto misure strutturali di welfare nel Ccnl, mentre è ancora sottorappresentato il commercio, sebbene da anni il welfare sia oggetto di dibattito nel comparto”.

Anche l’Osservatorio Edenred evidenzia, per il 2020, le difficoltà legate al raggiungimento degli obiettivi aziendali a presupposto dell’erogazione dei premi di risultato, indicando però l’apertura di un dibattito sul tema: si potrebbe integrare l’accordo sul premio di risultato già sottoscritto, adattandolo a nuove condizioni? Ecco allora che, come si legge nell’Osservatorio stesso, “il quadro normativo e gli eventuali interventi del Legislatore continueranno a essere un fattore cruciale nella definizione e negli sviluppi delle opportunità e delle misure di sostegno implementabili dal sistema di welfare aziendale”.

IL BUON SAPORE DEL WELFARE

Uno dei benefit tradizionalmente più apprezzati quando si parla di welfare aziendale è la pausa pranzo. Anche su questo fronte le cose negli anni sono cambiate: in diverse aziende, mense spoglie e tavolate anonime hanno lasciato spazio a ristoranti aziendali curati e “glamour”. Tra gli artefici di questa trasformazione c’è Pedevilla, realtà fondata oltre quarantacinque anni fa, che propone progetti e soluzioni su misura alle aziende che investono per il benessere dei propri clienti. “Ci poniamo come partner delle aziende che investono nei servizi di welfare e well-being, tra i quali figura, appunto, la ristorazione aziendale” dice Nicola Pedevilla, presidente dell’omonima azienda che, con oltre 1.000 professionisti al proprio servizio, è una dei principali player della ristorazione collettiva a capitale interamente italiano e conta più di 150 aziende clienti su tutto il territorio nazionale. “Abbiamo l’obiettivo di rendere il servizio di ristorazione un’eccellenza, qualcosa di più di una commodity, offrendo un modello di ristorazione aziendale fatto in ambienti accoglienti, che possono essere usati anche in orari diversi da quelli della canonica pausa pranzo, e prodotti di qualità artigianale”. La filosofia di Pedevilla si sposa con l’idea di un welfare che migliora la reputazione dell’azienda e diventa una leva per attrarre e trattenere i talenti: “A fronte di un incremento di costo relativamente modesto, l’azienda che ci sceglie per il servizio di ristorazione offre ai propri dipendenti un benefit di grande valore e si dimostra attenta anche alla loro salute, proprio perché i nostri sono cibi di qualità, home made”. Un ristorante aziendale firmato Pedevilla nasce dalla collaborazione con l’azienda cliente, che non necessariamente, conclude Nicola Pedevilla, deve essere una grande azienda: “Anche la realtà con budget contenuti, ma attente al benessere dei propri dipendenti e con responsabili HR dedicati alla costruzione di piani welfare, collaborano con noi e insieme a noi studiano come proporre il servizio”.


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