C’è qualcosa che non quadra

Il disallineamento tra la domanda e l’offerta di competenze in Italia rappresenta un fenomeno sempre più grave che necessita di interventi urgenti e radicali, viste le gravi ripercussioni che da questa situazione derivano al funzionamento del mercato del lavoro e all’economia italiana.

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disallineamento domanda offerta

di Romano Benini* |

Quando una nazione vive una fase di crisi occupazionale diventa essenziale saper far leva sui punti di forza, su quegli elementi di distinzione delle attività produttive che determinano quella ”identità economica” che crea sviluppo e posti di lavoro.

Far funzionare il mercato del lavoro è un fondamentale veicolo di sviluppo in una situazione di ordinario andamento dell’economia, ma diventa un importante fattore di resilienza e di risposta alle crisi quando la situazione economica si aggrava, con importanti ricadute sull’occupazione e sulla capacità di riportare al lavoro chi l’ha perso. Per questo motivo, in questa fase, diventa molto importante intervenire con riforme adeguate per migliorare l’efficacia del funzionamento del mercato del lavoro italiano.

Il primo aspetto che mostra l’efficienza dei sistemi del lavoro riguarda la capacità di allineare la domanda e l’offerta di competenze. Si tratta di rilevare i fabbisogni professionali delle imprese e sostenere la capacità del sistema formativo di corrispondere a questa domanda attraverso la formazione di competenze adeguate. È questa una funzione basilare, che oggi richiede non solo un’attenzione alla formazione delle competenze in entrata e che riguardano i neoassunti, ma anche la capacità dei sistemi formativi, per esempio attraverso il ruolo dei Fondi Interprofessionali, di promuovere il mantenimento e l’adeguamento delle conoscenze, delle capacità e delle competenze dei lavoratori, a fronte dei cambiamenti della domanda e delle esigenze del mercato.

L’incontro tra la domanda e l’offerta professionale e il buon funzionamento del mercato del lavoro devono quindi considerare due premesse: la capacità del sistema scolastico e formativo di promuovere competenze (non solo conoscenze) corrispondenti alla domanda delle imprese, per quanto riguarda l’obiettivo di inserimento dei neo assunti, e la funzione del sistema dell’apprendimento permanente di aggiornare le competenze, per quanto riguarda l’obiettivo del rientro al lavoro dei disoccupati. Questa capacità è centrale, costituisce il cuore di un sistema economico e del lavoro e agisce proprio come fa il cuore nel nostro organismo. Definire e regolare la domanda e l’offerta, attraverso la promozione delle competenze adatte alimenta infatti il nostro sistema come fa il cuore, che fa funzionare il nostro organismo regolando il flusso del sangue.

Le ragioni del disallineamento formativo

D’altra parte, la prima reazione a una crisi sta nel continuare a fare ciò che si sa far bene, puntare sulle proprie vocazioni produttive e sui territori. Questo vale soprattutto per l’Italia, in cui la buona salute del sistema economico dipende sempre più dall’export e dalla capacità di creare valore attraverso il riconoscimento sui mercati delle proprie eccellenze produttive e degli elementi di distinzione dei propri beni e servizi.

Per questo motivo il ritardo italiano nella capacità di far incontrare domanda e offerta professionale e di far funzionare il mercato del lavoro va analizzato in primo luogo cercando di cogliere le ragioni del “disallineamento formativo”: le difficoltà nel preparare  e promuovere quelle competenze professionali che sono richieste dal sistema delle imprese e di far incontrare la domanda con l’offerta.

Una delle conseguenze più significative del passaggio dall’economia industriale tradizionale all’economia della conoscenza e dei processi di qualificazione del mercato del lavoro è il venir meno di quel principio che è stato alla base delle teorie economiche del Novecento ed è stato dimostrato attraverso la cosiddetta “curva di Beveridge”. Si tratta del principio che vede all’aumento della domanda di lavoro corrispondere una diminuzione dell’offerta e viceversa.

Questo principio, perché funzioni in un sistema economico specializzato e caratterizzato da una crescente domanda di competenze qualificate, rende necessario che sia efficiente il mercato del lavoro e che quindi le “infrastrutture” chiamate a promuovere il rapporto tra do- manda e offerta siano presenti ed efficaci. Altrimenti si verifica il fenomeno del disallineamento, noto anche con il termine inglese di “mismatching”. L’Italia è tra i Paesi al mondo con il più alto disallineamento e alcune classifiche lo collocano addirittura al terzo posto, dietro Stati Uniti e Regno Unito. È importante capire le caratteristiche di questo fenomeno, per poterlo affrontare con politiche e investimenti adeguati.

Le caratteristiche della domanda di competenze

Il Sistema informativo Excelsior promosso da Unioncamere e Anpal costituisce un rilevatore utile per misurare la distanza tra la domanda e l’offerta di competenze professionali. È interessante prendere in considerazione il rapporto previsionale che ha rilevato l’andamento dei fabbisogni professionali nel periodo 2019-2020.

Se da un lato la crisi derivante dall’impatto della pandemia da Covid-19 ha ridimensionato la consistenza di questa domanda, valutata lo scorso anno in ben 2 milioni e settecentomila posti di lavoro nel periodo considerato, dall’altro vale comunque la pena di approfondire le caratteristiche del fenomeno dal punto di vista qualitativo, per quanto riguarda i contenuti formativi richiesti dal sistema delle imprese e la difficoltà nel reperirli. In questi mesi infatti cala la domanda in termini quantitativi, ma la caratteristica dei profili mancanti resta la stessa.

Il rapporto previsionale Excelsior 2019-2023 segnala nel complesso come oltre un quarto delle figure richieste sul mercato del lavoro italiano risulti di difficile reperimento, con quote sensibilmente più elevate per le professioni specialistiche (38%), tecniche (37%) e operaie specializzate (38%) e per i laureati (35%). Va poi segnalato come questo disallineamento sia ancora maggiore per alcuni indirizzi di laurea che risultano fondamentali nell’ottica dell’innovazione tecnologica, quali ingegneria elettronica (54%), ingegneria industriale (56%), informatica e altri indirizzi scientifici, matematici e fisici (43%). Il rapporto tra offerta di laureati e diplomati e fabbisogno totale, di- stinto nei diversi indirizzi di studio, rende evidente la difficile reperibilità di molte figure professionali.

Tuttavia va anche rilevato come le imprese richiedano spesso non solo il possesso di un titolo di studio, ma anche di esperienze pregresse e come questo renda più complessa la lettura di questi dati, dai quali in ogni caso emerge come:

  • l’offerta prevista di neolaureati in campo medico sanitario, economico, giuridico, ingegneristico, architettonico, statistico e matematico è inferiore alla domanda delle aziende o degli enti pubblici;
  • l’offerta di neolaureati in campo politico sociale, letterario, biotecnologico, linguistico, psicologico e agroalimentare è di poco superiore alla domanda;
  • l’offerta di neodiplomati in amministrazione e marketing, trasporti e logistica e costruzioni è inferiore alla domanda, mentre l’offerta di diplomati in materie turistiche, artistiche, linguistiche e sociosanitarie è superiore alla
  • In generale possiamo osservare una carenza di offerta di laureati, mentre è evidente un eccesso di offerta di diplomati, soprattutto in alcuni settori, rispetto alla domanda delle aziende o degli enti pubblici.

Le competenze trasversali: dal digitale al green

Se prendiamo invece in considerazione le competenze trasversali di natura tecnica, la domanda delle imprese italiane appare interessante anche per un altro ordine di motivi. Si conferma infatti la costante richiesta di profili in possesso di competenze digitali, conseguenza dei processi in atto a livello globale nelle trasformazioni organizzative del lavoro.

Tuttavia è ancora più alta la domanda di competenze “ green”, ossia in grado di intervenire sulla sostenibilità delle attività produttive, sia dal punto di vista del risparmio energetico che per quanto riguarda la diminuzione del rischio ambientale. L’Italia è uno dei Paesi che negli ultimi anni ha saputo investire di più nell’economia circolare ed è leader, per esempio, nelle produzioni agroalimentari certificate e biologiche. Si tratta di una buona notizia, che mostra una attenzione all’impatto ambientale della nostra economia, che può senz’altro contribuire a ridurre il rischio sanitario.

Se consideriamo i mestieri più richiesti notiamo anche un fenomeno particolarmente grave: la difficoltà di reperimento delle figure professionali supera in media il 30% e in particolare molte tre le figure più richieste sono di difficile reperibilità per più del 40% dei casi, soprattutto nel caso di operai specializzati, manager con alta professionalità e figure tecniche innovative. In ogni caso la comparazione tra i dati della domanda e dei fabbisogni professionali e della corrispondente offerta formativa in termini di neolaureati e diplomati rende molto evidente il fenomeno di un generale disallineamento, che caratterizza il mercato del lavoro italiano e che va affrontato con servizi e politiche adeguate.

Le cause su cui intervenire

Il disallineamento tra domanda e offerta deriva in buona parte dalle carenze nel sistema dell’orientamento formativo e al lavoro e necessita di forti interventi e di una corrispondente azione da parte del Ministero del Lavoro e delle Regioni, anche per le gravi ripercussioni sul funzionamento del mercato del lavoro e sull’economia italiana.

Da molti anni, infatti, alcuni settori chiave del Made in Italy soffrono per la mancanza di competenze adeguate, preparate e con esperienza. Il disallineamento formativo è quindi una delle cause di fondo del mancato incontro tra domanda e offerta nel mercato del lavoro e uno dei limiti più gravi rispetto al funzionamento delle politiche del lavoro in Italia.

Inoltre, questa disfunzione sistematica incide sulla stessa competitività del sistema delle imprese e indebolisce i sistemi produttivi locali, in particolare nel caso di realtà distrettuali e delle reti di piccola e media impresa. Le cause di questo fenomeno possono essere sintetizzate in questi fattori:

  • la debolezza dei servizi per l’orientamento formativo nel sistema scolastico e degli interventi di orientamento al lavoro nei servizi per l’impiego;
  • il ritardo della pianificazione di queste azioni da parte delle regioni italiane, soprattutto in ragione dell’evoluzione della domanda delle imprese e dell’accelerazione delle dinamiche economiche sui mercati;
  • l’inadeguata capacità delle politiche pubbliche di intervenire per coordinare misure nazionali di supporto alla definizione di azioni di sistema per sostenere il raccordo tra la rilevazione dei fabbisogni, l’orientamento, il finanziamento dell’offerta formativa e la programmazione delle misure di inserimento al lavoro;
  • le difficoltà di Anpal, l’agenzia nazionale per le po- litiche attive del lavoro, ad esercitare una efficace azione di coordinamento a supporto delle Regioni nella promozione delle politiche per il lavoro e della rete tra i soggetti che operano per la formazione e il

Competenza verso esperienza

Va tuttavia anche considerato come i nuovi ingressi sul mercato del lavoro siano ostacolati dalla richiesta che viene fatta dalle imprese di inserire personale che abbia già esperienza, soprattutto per quanto riguarda le competenze nell’ambito dell’ingegneria, nella sanità e nell’insegnamento.

È una contraddizione solo apparente, in quanto la rilevazione di Unioncamere segnala anche come la domanda di competenze delle nostre imprese si rivolga soprattutto ai giovani solo per una percentuale media del 30%. Il dato conferma come le imprese siano alla ricerca del saper fare e non solo delle conoscenze teoriche.

Questo comporta quindi la necessità per il nostro sistema formativo e universitario di dotarsi in modo strutturale di forme di connessione con il sistema delle imprese basate sullo scambio di esperienze e sulla promozione del rapporto tra scuola e lavoro. In ogni caso il disallineamento riguarda la domanda di competenze: non è sufficiente il possesso di un titolo di studio per potersi muovere sul mercato del lavoro e al “pezzo di carta”, anche ottenuto negli istituti più prestigiosi, è necessario affiancare quantomeno uno stage e la possibilità, al compimento del percorso di studi, di svolgere un tirocinio extracurriculare.

Al tempo stesso, come risulta debole un giovane con un titolo di studio e privo di esperienza rispetto alle esigenze del datore di lavoro, anche un disoccupato che negli anni non ha aggiornato e qualificato la propria competenza rappresenta un soggetto debole e non in grado di rispondere alla domanda di cambiamento espressa dai fabbisogni professionali. Questi due snodi sono elementi di debolezza sistematici, che vanno assolutamente affrontati con misure adeguate.

ALCUNE PROPOSTE DI INTERVENTO

Il fenomeno del “disallineamento formativo” rispetto ai fabbisogni professionali espressi dalle imprese italiane costituisce la conseguenza di un insieme di fattori che mostrano una difficoltà del sistema italiano nel pianificare, programmare e promuovere politiche integrate per la formazione, il lavoro e i servizi alle imprese, che agiscano nel rapporto tra la dimensione pubblica e quella privata.

Per contenere questo fenomeno è necessario che ogni percorso formativo comporti delle relazioni strutturate con il sistema delle imprese in modo da predisporre gli stessi imprenditori nel considerare l’esperienza dei tirocini o dell’apprendistato come modalità ordinarie di preselezione e selezione del personale.

Le maggiori imprese, soprattutto quelle che agiscono sui mercati internazionali, provano a risolvere queste problematiche   direttamente tramite il rapporto con alcuni istituti formativi e universitari o tramite il finanziamento di corsi postgraduate.

Allo stesso modo alcuni distretti di impresa e le realtà più significative del Made in Italy stanno costruendo alcune utili collaborazioni con istituti tecnici e professionali, soprattutto nel sistema degli Its, e universitari. In questo senso una funzione determinante di coordinamento delle politiche per l’incontro tra domanda e offerta nel rapporto tra Stato e Regioni può essere svolta dall’agenzia ministeriale per le politiche  attive, l’Anpal, come d’altra parte avviene in Germania e Francia, nazioni in cui l’agenzia governativa assume una funzione molto rilevante nel coordinamento del rapporto tra orientamento, formazione ed attivazione al lavoro.

Infine, anche a fronte dell’intesa tra Stato e Regioni sull’apprendimento permanente e sulla certificazione e validazione delle competenze, appare sempre più necessario garantire l’effettivo funzionamento del fascicolo elettronico del lavoratore e la tracciatura su un sistema digitale dei percorsi di acquisizione di competenze, anche informali, e delle esperienze di lavoro. Si tratta di strumenti fondamentali per certificare e dimostrare il possesso di quel saper fare che le imprese italiane stanno cercando e del quale non possono rimanere prive troppo a lungo.

 


* Romano Benini è professore straordinario di sociologia del welfare presso la Link Campus University e docente a contratto presso La Sapienza di Roma. Svolge attività di consulenza sulle politiche del lavoro per diverse istituzioni pubbliche. È esperto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, autore del format di Rai 3 “Il posto giusto” e di numerosi testi in materia economica e del lavoro.

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