L’eccellenza De Nigris tra innovazione e tradizione

"Non si può fare Made in Italy e nemmeno costruire un’azienda di valore se al suo interno non si hanno persone di valore". Armando De Nigris racconta le iniziative portate avanti in questi ultimi anni, tra cui un’Accademia per creare un ponte tra il mondo della formazione e quello del lavoro.

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di Annalisa Cerbone | 

L’azienda De Nigris nata nel 1889 ad Afragola, in provincia di Napoli, come piccola impresa artigianale di produzione di aceti di vino è diventata una case history a livello mondiale trasformando il “saper fare” dell’artigianato agroalimentare italiano in qualcosa di completamente nuovo, senza però snaturarne l’essenza.

Una storia iniziata più di 120 anni fa dal fondatore Armando De Nigris e portata avanti da figli e nipoti a cui si deve la capacità di aver saputo innovare pur restando fedeli alle antiche tradizioni del balsamico, facendo di De Nigris un marchio storico, ma dallo spirito contemporaneo. Uno spirito innovativo che ancora oggi, grazie alla terza generazione di Maestri Acetieri, crea prodotti d’eccellenza, apprezzati in tutto il mondo per la loro qualità e creatività.

Con tre sedi operative, quattro stabilimenti di produzione, 70 filiali all’estero, 200 dipendenti, l’azienda De Nigris rappresenta la più importante realtà industriale della sua categoria. I prodotti a marchio De Nigris costituiscono il 27% dell’intero export e il 24% della produzione italiana di Aceto Balsamico di Modena Igp. Una produzione stimata intorno ai 35 milioni di bottiglie distribuita in tre siti.

Il principale è quello modernissimo di Caivano, nei pressi di Napoli e sede di una realtà di eccellenza per la ricerca e sviluppo dei nuovi prodotti: la De Nigris Accademy. Gli altri stabilimenti sono quello di San Donnino, in provincia di Reggio Emilia, e di Carpi, in provincia di Modena, dove dal 1997 si trova la sede degli Acetifici Italiani Modena. Alla guida dell’azienda i tre fratelli De Nigris: Armando, Raffaele e Luca. Abbiamo incontrato il dottor Armando De Nigris.

La competenza scientifica come medico e la storia personale di produttore impegnato a battersi da sempre per il Made in Italy, hanno portato alla sua nomina a Bruxelles nella Commissione europea per la salute pubblica e la sicurezza alimentare, organo chiamato a esprimere provvedimenti e giudizi in materia di sviluppo sostenibile, tutela dell’ambiente, biodiversità, sanità pubblica e sicurezza alimentare. Un tema delicato, quest’ultimo, su cui l’Italia è in prima linea e in riferimento al quale può darci la sua preziosa testimonianza. Qual è il suo impegno?

In qualità di Advisor della Commissione europea per la salute pubblica e la sicurezza alimentare sto portando avanti un tema: “Mangia Sano, Mangia Italiano”. La dieta mediterranea ha dimostrato la maggiore longevità degli italiani che ne fanno uso, non certo perché in grado di regalare anni di vita, ma perché sa garantire, grazie alle difese immunitarie che stimola, la giusta difesa individuale alle patologie a cui inevitabilmente durante il corso della vita si va incontro.

Pertanto, nei prossimi anni, la ricerca della qualità  e il consumo di prodotti sani è destinato a crescere. Ritengo che la difesa del “Made in Italy” è, in senso più ampio, la difesa di tutto ciò che riguarda la nostra artigianalità, ciò che le nostre mani sanno esprimere. C’è una forma di artigianato che persiste nel gene italico, ce l’abbiamo nelle nostre campagne, nei nostri prodotti, nelle nostre cucine. Quell’arte, questo saper fare degli italiani è, dunque, il nostro Dna. Non è vero che la cultura non si mangia: se la nostra Penisola è invasa da turisti è perché ancora oggi meritiamo la fiducia di chi l’ha visitata e vuole ritornare.

Armando De Nigris
Armando De Nigris è, insieme ai fratelli Raffaele e Luca, alla guida dell’azienda di famiglia, fondata nel 1889.

Nel 2016 realizza il Balsamico Village, un parco monotematico che si espande su di un’area di circa 700.000 mq per la produzione e il marketing dell’Eccellenza territoriale, nel contesto produttivo della “food valley” Italiana. Da dove nasce l’idea di creare una realtà produttiva all’Avanguardia in grado di raccontare al mondo tradizione e qualità del territorio di origine?

Il Balsamico Village è un vero e proprio viaggio all’interno della storia e della tradizione dell’Aceto Balsamico e di quelle che sono le sue origini: un’immersione nel territorio in cui da sempre è radicato e un percorso alla scoperta del procedimento che da generazioni ci permette di creare un prodotto unico e inimitabile. La nostra è una realizzazione unica nel suo genere, tesa a valorizzare il territorio, la vocazione agricola della zona e di interscambio culturale con Enti e Istituzioni.

Il nostro Balsamico Village ha, infatti, anche una funzione formativa, poiché attraverso collegamenti con le Università e le istituzioni scientifiche organizziamo eventi, degustazioni, conferenze, formazione avanzata, workshop, giornate tematiche e ospitalità.

Con lo slogan “Prodotti nuovi, per nuovi scaffali” l’azienda ha deciso di scuotere il mercato nazionale dell’aceto, ormai in stagnazione, inventando la nuova categoria degli “aceti da bere” una vera innovazione di prodotto. Quali risultati ha portato?

L’innovazione è il miglior modo per riaffermare la qualità che il Made in Italy sa esprimere.

Gli “aceti da bere” oltre ad aprire un nuovo segmento di mercato, si presentano sui mercati internazionali come prodotti assolutamente in linea con i nuovi trend salutistici. Il primo “aceto da bere” è il MelaMadre. Si tratta di un prodotto che unisce le virtù dell’aceto-madre con quelle del puro succo di mele da coltivazione biologica: non filtrato, non pastorizzato, senza glutine, assicura un buon equilibrio glicemico, ma anche il controllo del peso nelle attività fisiche e nelle diete ipocaloriche. Insomma, un vero alleato del nostro benessere quotidiano, una perfetta interpretazione della moderna nutraceutica.

Nel 2015 viene fondata l’Accademia di Formazione De Nigris, inaugurata dal Ministro  del Lavoro Poletti, dove si fa spazio un’idea di cultura aziendale in grado di creare un ponte tra il mondo della formazione e quello del lavoro, capace di fornire ai giovani le competenze tecniche specifiche richieste dal settore produttivo colmando le mancanze del tradizionale sistema formativo. Ci racconti come viene portata avanti questa iniziativa e quali leve può agire oggi la formazione, soprattutto quella specialistica.

L’Accademia De Nigris è la nostra fucina delle idee, dove convogliamo il magma creativo di ragazze e ragazzi laureati nelle scienze esatte (chimica, fisica, matematica, economia e commercio), che entrano come stagisti per poi consolidarsi e mettere radici in azienda. Sono stati proprio i ricercatori dell’Accademia a “inventare” il primo aceto di mele che si può bere diluito in acqua, il MelaMadre per l’appunto.

L’amore per la tradizione e la passione per l’innovazione ci hanno spinto a costituire una struttura in grado di rispondere alle sfide del futuro preservando il patrimonio culturale di Family Company. L’Accademia si propone, quindi, di condividere la storia, le conoscenze e le esperienze maturate dall’azienda, al fine di promuovere la diffusione della cultura dell’Aceto Balsamico in tutto il mondo.

Una struttura che, oltre alle attività formative e divulgative, offre un punto di incontro in cui imprenditori, professionisti dell’ospitalità e appassionati del settore agroalimentare possono confrontarsi e stimolarsi vicendevolmente nella ricerca di nuove idee. Principale funzione dell’Accademia De Nigris è la codificazione delle competenze distintive, individuali e organizzative, dette “Core Competences”, indispensabili all’azienda per le proprie performance.

L’Academy attraverso i “Core processes” crea un legame tra la formazione, la creazione di competenze organizzative distintive e le nuove esigenze di employability dei lavoratori, colmando in questa maniera le mancanze del tradizionale sistema formativo.

Coniugare gusto e sostenibilità. Questa la sfida dei nuovi prodotti del gruppo De Nigris che punta con forza su qualità e trasparenza di filiera. Lo sviluppo economico non può dunque prescindere dallo sviluppo sostenibile?

La pandemia ci ha mostrato quanto sia diretto il legame tra ambiente e salute. Non possiamo certo pensare di tornare a un sistema produttivo pre-crisi, incentrato solo sulla dimensione economica. Pertanto, dovremo rivolgere la nostra attenzione a un’economia consapevole a tutti i livelli.

La filiera è la costruzione di uno strumento necessario a garantire un consumatore consapevole di quello che sta acquistando. Questa crisi che stiamo vivendo può essere l’opportunità per comprendere che forse è il momento di esaltare un sano patriottismo alimentare. Tanti prodotti sullo scaffale arrivano perché costano poco e nel costare poco sono molto spesso frutto di caporalato in giacca e cravatta. La filiera può aiutarci a combattere tutto questo.

Le “prime linee” del management De Nigris sono oggi costituite da figure professionali giovani e di alto profilo, che stanno contribuendo in modo rilevante a diffondere l’innovazione di De Nigris nel mondo. Che consigli si sente di dare ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro? Su quali competenze investire per realizzare carriere di successo?

Non si può fare Made in Italy e nemmeno un’azienda di valore se al suo interno non si hanno persone di valore. Abbiamo rinnovato lo stabilimento di Caivano, che tra i quattro che possediamo ora è il più all’avanguardia e proprio al suo interno si trova l’Accademia De Nigris, dove abbiamo cercato di trattenere questi giovani talentuosi, dalle potenzialità importanti e dall’estro creativo.

Oggi i giovani faticano a vedere il lavoro come qualcosa che si produce con la creatività, nel senso artigianale, quel creare con le mani azionate da un pensiero unico e originale che parte dal proprio cervello. Vedono tutto scorrere su uno schermo, quindi sempre più per loro ogni cosa si rappresenta in quaranta centimetri di superficie cristallina.

Per vincere la sfida economica attuale va ricreata la nostra cultura e vanno stimolati i giovani al pensiero creativo e all’innovazione. Quella scintilla di creatività che altro non è che un atteggiamento mentale che va coltivato, un pensiero flessibile che nasce facendo. Meglio rischiare il fallimento che rinunciare all’azione. Per questo motivo si deve tornare alla capacità creativa e inventiva che ci ha sempre contraddistinto, anche trasmettendo alle nuove generazioni le fondamenta della cultura produttiva già esistente.

Coltivare dei giovani leader in azienda è più importante che avere dei prodotti giusti. La sfida è costrui- re nei nostri giovani la fiducia in quel saper fare all’italiana, quell’Italian way, tratto distintivo del nostro Paese, che è un peccato venga demolito.

Infine, come si può essere innovativi con un prodotto antico come l’aceto?

Innovazione e tradizione non vanno assolutamente intesi come concetti in contrasto, anzi la dialettica tra questi due opposti è fondamentale.

Quando s’innova non si crea dal nulla, ma si continua, si “rinnova” una tradizione. Così noi cerchiamo di innovare nel solco della tradizione e di un know-how che si tramanda da quattro generazioni: essere fedeli alle tradizioni vuol dire imparare dal passato  e preservarne i valori. Riuscire a essere innovativi è quel passo in più fondamentale per affrontare un mercato interno in stagnazione e un consumatore che ci chiede quel passo.

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