Forse era meglio timbrare il cartellino?

L’utilizzo della tecnologia digitale sta cambiando il mondo del lavoro portando notevoli vantaggi ma anche introducendo alcune nuove tipologie di rischio.

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di Tiziano Menduto* |

Con riferimento all’emergenza Covid-19 e alle misure per il contrasto e il contenimento del diffondersi del virus Sars-CoV-2, in questi mesi abbiamo assistito a un utilizzo sempre più diffuso in ambito lavorativo del cosiddetto Smart Working o “lavoro agile”, una modalità di svolgimento dell’attività lavorativa saltuariamente effettuata al di fuori dei locali dell’impresa e con l’uso di tecnologie informatiche in remoto.

Nei decreti che si sono succeduti per affrontare l’emergenza epidemiologica si indica che la modalità di lavoro agile, disciplinata dalla legge 22 maggio 2017, n. 81, “può essere applicata, per la durata dello stato di emergenza (…) dai datori di lavoro a ogni rapporto di lavoro subordinato, nel rispetto dei principi dettati dalle menzionate disposizioni, anche in assenza degli accordi individuali ivi previsti”. E per favorire questa modalità lavorativa si indica che “gli obblighi di informativa di cui all’art. 22 della legge 22 maggio 2017, n. 81, sono assolti in via telematica anche ricorrendo alla documentazione resa disponibile sul sito dell’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro”.

Come cambia il mondo del lavoro

Tuttavia anche queste nuove modalità lavorative possono comportare per i lavoratori rischi per la salute e la sicurezza. E la preoccupazione per tali rischi non nasce con l’emergenza Covid-19. L’uso della tecnologia digitale sta trasformando ormai da molti anni il mondo del lavoro, portando diversi vantaggi ma anche introducendo nuove tipologie di rischio psicofisico in relazione, ad esempio, allo stress lavoro-correlato o ai problemi ergonomici.

Come sta cambiando il mondo del lavoro? I nuovi processi collegati alla Information and Communication Technology possono determinare l’insorgenza di nuovi rischi? Come prevenirli? Proprio per affrontare questi temi il quotidiano on-line PuntoSicuro ha rivolto, durante la manifestazione “Ambiente Lavoro” che si è tenuta a ottobre del 2019, alcune domande a Rosina Bentivenga, Emma Pietrafesa e Sara Stabile del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’Inail, referenti scientifiche di un workshop dal titolo “Ict e lavoro: l’impatto del digitale sul benessere dei lavoratori”.

Nell’intervista questo “team” di ricerca dell’Inail ha ricordato come lo sviluppo tecnologico abbia permesso modalità di lavoro che portano a una diversa gestione, rispetto alle classiche attività, dello spazio-tempo lavorativo. Diversa gestione che è presente ad esempio nelle attività di coworking, ovvero le attività in spazi, luoghi di lavoro che più dipendenti, anche di diverse aziende, condividono per lavorare insieme, o nelle attività di smart working.

Si è arrivati così al cosiddetto “lavoro agile”, cioè quella prestazione resa in modalità “agile” e che avviene “in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva”.

Con il lavoro agile si ha la possibilità di poter lavorare in un tempo e spazio non predefinito da tradizionali strutture fisiche. Tuttavia, laddove queste modalità di lavoro non riescono ad essere, in qualche modo, integrate realmente nell’organizzazione aziendale, possono sorgere delle criticità. Ad esempio con riferimento ad un rischio di “invasione” da parte delle attività lavorative: attività che finiscono, in questa modifica di tempi e spazi, con il continuare anche al di là dell’orario effettivo.

Le criticità del lavoro digitale e il ruolo della formazione

Nell’intervista si ricorda poi che un rischio conclamato e approfondito anche a livello di letteratura scientifica è il technostress, lo stress legato all’uso della tecnologia. Proprio in relazione ai cambiamenti che le nuove tecnologie impongono a livello organizzativo e alle tante informazioni e richieste da gestire, anche on-line, il lavoratore può infatti arrivare a sentirsi inadeguato nella gestione di tutte queste informazioni, a livello di competenza e di tempi di elaborazione, con un impatto negativo sul benessere psicofisico.

Riguardo alla gestione di queste criticità, le intervistate sottolineano che le organizzazioni e il datore di lavoro devono valutare questi nuovi rischi, che rientrano a pieno titolo nell’ambito della valutazione dei rischi, devono individuare delle adeguate misure di prevenzione e anche mettere in atto percorsi di coprogettazione – realizzare insieme al lavoratore un percorso comune nell’uso effettivo delle tecnologie – e di formazione. In questo senso la formazione è un importante strumento per supportare i cambiamenti.

Bisogna prevedere momenti di coinvolgimento dei lavoratori e cercare di capire quali sono questi cambiamenti ed evidenziarne i vantaggi e gli svantaggi. È dunque necessario, anche in questa fase di emergenza, che le aziende aiutino i lavoratori ad affrontare i problemi che si trovano ad affrontare nei nuovi mutamenti organizzativi, nell’uso delle tecnologie e delle nuove modalità di lavoro correlate.


* Articolo realizzato in collaborazione con PuntoSicuro, dal 1999 il primo quotidiano on-line sulla sicurezza (www.puntosicuro.it)

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