Presso il Cnel un archivio informatizzato dei Ccnl

L’Archivio dei contratti collettivi nazionali, un patrimonio di dati di grandissimo valore, ora informatizzato, permette di studiare e comparare le diverse clausole contrattuali.

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cassetto che archivia dei raccoglitori

a cura di Giovanni Galvan |

È stato illustrato presso il Cnel il nuovo sistema di codificazione unica dei contratti e di coordinamento tra l’archivio informatizzato dei Ccnl (Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro) del Cnel e altre banche dati pubbliche.

Silvia Ciucciovino, consigliere Cnel e docente Università degli Studi Roma Tre, ha illustrato il sistema, concepito come uno strumento aperto al pubblico per studiare e comparare le clausole contrattuali. Il sistema è attualmente in fase di completamento e si integra con le nuove procedure di deposito digitale dei Ccnl del settore privato presso il Cnel. Queste ultime consentono di classificare i Ccnl secondo i 13 macro settori di attività identificati negli anni ’90, di collegare ogni contratto al gruppo di codici Ateco Istat di competenza, nonché alla banca dati Inps e alle comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro.

Sono stati informatizzati i contratti i vigenti, quelli confluiti in altri contatti e quelli cessati definitivamente. L’archivio contiene le scansioni degli originali depositati al Cnel con tanto di firme dei contraenti ma sono disponibili anche le versioni digitali elaborabili, che consentono ricerche comparative e tramite parole chiave. Il database storico non è ancora del tutto completo e parte principalmente dal 1990, anche se per i contratti più importanti si risale anche agli anni ’50. Una volta a regime sarà possibile capire, tramite l’incrocio con le banche dati Inps, quali e quanti lavoratori e imprese aderiscano effettivamente ad un certo Ccnl.

La ricerca può quindi evidenziare eventuali contratti “pirata” non solo dalle differenze sugli importi minimi tabellari, in questi ultimi anni non particolarmente differenti rispetto ai Ccnl principali, ma su quelle altre parti accessorie dove il dumping sociale viene potenzialmente applicato. Inoltre il collegamento con gli Ateco può evidenziare quali contratti siano troppo “onnicomprensivi” rispetto alle dinamiche del mercato del lavoro.

Sono 880 i Ccnl depositati presso il Cnel

Claudio Lucifora, consigliere Cnel e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha sottolineato che questo archivio non ha lo scopo di misurare la rappresentanza, pur riconoscendo che contiene molti strumenti utili a tal fine. Il problema principale è stato riclassificare l’esistente, anche per la frammentarietà di alcuni aggiornamenti. Degli 880 Ccnl depositati presso il Cnel solo 375 sono riportati nel database Inps, soprattutto per la confluenza di molti contratti all’interno di altri.

Si è aggiunta una codifica al Ccnl che ne identifica anche le Parti Sociali firmatarie. Inoltre viene identificato il livello del contratto tramite: macro settore contrattuale (i 13 già citati); comparto contrattuale di riferimento; categoria di appartenenza dei lavoratori. Il totale dei soggetti riguardati dalla banca dati comprende 1,5 milioni di imprese e 12 milioni di lavoratori.

Un sistema unico di registrazione dei contratti

Michele Faioli, consigliere Cnel e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha illustrato il Ddl 1232 presentato dal Cnel al Parlamento che prevede l’istituzione della banca dati presso il Cnel. Il Comitato e l’Inps istituiscono “il codice unico di identificazione dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro nazionali depositati e archiviati, attribuendo una sequenza alfanumerica a ciascun contratto o accordo collettivo” e “Il codice Ccnl è altresì inserito dall’Inps nella disciplina relativa alla compilazione digitale dei flussi delle denunce retributive e contributive individuali mensili, con relativo obbligo del datore di lavoro di indicare per ciascuna posizione professionale il codice Ccnl riferibile al contratto o accordo collettivo applicato”. È poi presente un articolo che obbliga l’Inps a utilizzare tale codice per la registrazione dei Ccnl per identificare i minimi retributivi per i fini contributivi prevista dalla L. 389/89.

Faioli ha ricordato che la L. 936/86 prevedeva che il Cnel ricevesse e registrasse tutti i contratti firmati da qualsivoglia rappresentanza sociale, mentre con la L.389/89 anche l’Inps è stato obbligato a registrare i Ccnl e che dal 2018 è iniziato il dialogo tra le due Istituzioni. Nella proposta di Legge si vuole arrivare alla definizione di un codice unico che si possa collegare ai dati Infocamere sulle Unità Produttive. A titolo di esempio, questo collegamento potrebbe essere utilizzato da Consip per verificare le clausole sociali dei Ccnl adottati dai fornitori o da un Giudice del Lavoro per eventuali cause.

Altro collegamento possibile potrebbe essere con l’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni Inapp. Anche Faioli non nega un possibile riflesso sui criteri di rappresentatività, specie se incrociato con i dati associativi di imprese e lavoratori nonché con quelli delle elezioni delle Rsa/Rsu. Il presidente del Cnel Tiziano Treu è intervenuto ricordando che in molti Paesi è presente da anni un sistema unico di registrazione dei Contratti Nazionali e di Secondo Livello.

Questi ultimi invece in Italia non vengono registrati se non richiedono sgravi particolari, mentre invece è importante che la prossima tappa del Sistema sia quella di registrare anche i Contratti Aziendali. Molto incerta e controversa è invece la questione della eventuale certificazione dei Contratti da parte del Cnel, aperta da tempo dalle Parti Sindacali e più recentemente anche dalle Parti Datoriali

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