Coronavirus: necessarie misure adeguate per le imprese

Dal riconoscimento di ammortizzatori sociali anche ad aziende fuori dalla zona rossa all’estensione dell’assegno ordinario del FIS alle imprese da 5 ai 15 dipendenti: queste le azioni necessarie per lavoratori e aziende secondo i Consulenti del Lavoro.

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mani con guanti che tengono una mascherina chirurgica con la scritta coronavirus

L’emergenza creata dalle notizie apparse in questi giorni sul Coronavirus e dai primi provvedimenti adottati, sia a livello centrale che territoriale, impongono una riflessione sugli ambiti di intervento in materia di ammortizzatori sociali.

Per questo motivo, in sede di interpretazione o di ulteriore legislazione, sarebbe necessario secondo i Consulenti del Lavoro:

• riconoscere gli ammortizzatori sociali anche ad aziende ubicate fuori dalla zona rossa
se hanno dipendenti che vivono in quelle zone e hanno quindi un materiale
impedimento a recarsi al lavoro;

• introdurre procedure snelle per le relative richieste, senza cioè accordi sindacali,
integrazioni o altro. Ufficializzare l’appartenenza della fattispecie epidemiologica
negli eventi oggettivamente non evitabili con le relative conseguenze per la Cigo;

• estendere l’assegno ordinario del Fondo Integrazione Salariale dell’Inps alle
aziende da 5 ai 14 dipendenti, così come previsto per le aziende che impiegano
mediamente oltre i 15 dipendenti;

• autorizzare, con procedure più snelle, il pagamento diretto del Fondo da parte dell’Inps
dal momento che le aziende verseranno sicuramente in difficoltà finanziaria per effetto
della contrazione della domanda di beni e servizi;

• stabilire termini più ampi rispetto a quelli ordinari per la presentazione delle istanze;

• prevedere per tutte le altre aziende, gli studi professionali e realtà imprenditoriali
ammortizzatori sociali in deroga non solo se si hanno attività o dipendenti nella zona
rossa, ma anche se si subisce un calo di produttività a causa dell’emergenza sanitaria.

Infine, vanno segnalate le criticità degli studi di consulenza del lavoro presenti nelle varie
zone colpite dal Coronavirus. Gli stessi non possono essere raggiunti dai clienti residenti in
altri Comuni, così come i professionisti e i loro collaboratori non possono uscire dalle aree in quarantena. Anche queste situazioni devono, infatti, trovare tutela.

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