La Sardegna che vuole bene al lavoro

La Sardegna continua a distinguersi dalle altre regioni del Mezzogiorno d’Italia. «Una dimostrazione che l’insularità non è condizione che impedisce lo sviluppo economico» commenta Alessandra Zedda, Assessore del Lavoro in Regione Sardegna. «Formazione e taglio del costo del lavoro sono finalità imprescindibili per l’occupazione nel nostro territorio».

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Alessandra Zedda
Alessandra Zedda è Assessore del Lavoro della Regione Sardegna

di Laura Reggiani |

Politica di lungo corso e volto noto di Forza Italia in Sardegna, dopo aver trascorso un quinquennio all’opposizione Alessandra Zedda è stata nominata lo scorso aprile Assessore regionale del Lavoro, Formazione Professionale, Cooperazione e Sicurezza Sociale dal governatore Solinas, che ha scelto di puntare su una donna per rilanciare un settore fondamentale per l’Isola, come il lavoro.

Pragmatica e determinata, ci spiega subito il suo modo di intendere la politica: “Voglio migliorare l’esistente, correggere quello che non va bene, cancellare ciò che fino ad oggi ha danneggiato la nostra regione e governare nell’esclusivo interesse dei sardi e della mia terra” . In questo senso sono molte le iniziative messe in campo dal suo Assessorato per contrastare il fenomeno della disoccupazione, come il recentissimo “TVB Sardegna LavORO”.

Da sempre impegnata nella sua Regione, è da pochi mesi alla guida dell’Assessorato del Lavoro. Che situazione ha trovato? Quali sono state le prime azioni che ha intrapreso?

Ho trovato prima di tutto la necessità di riorganizzare per processi le attività dell’Assessorato. I primi mesi li ho quindi impiegati per capire la miglior forma possibile di organizzazione da adottare, finalizzata alla “sburocratizzazione”, a mio avviso la malattia più grave di cui è affetta la Pubblica Amministrazione. In questo senso ho motivato i dirigenti, i responsabili e il personale a cogliere una nuova sfida, quella di migliorare un settore nevralgico della nostra Regione come il lavoro.

Dopo 6 mesi, posso affermare che la struttura è pronta a recepire la sfida. Più impresa e meno Pubblica Amministrazione è il mio motto. In questo senso ci viene d’aiuto Aspal, l’Agenzia Sarda per le Politiche Attive del Lavoro che, pur avendo una natura giuridica simile a quella della Regione, beneficia di stretti rapporti con le imprese e di una forte radicazione territoriale attraverso i Centri per l’Impiego.

Un sistema pronto e funzionante di politiche attive che sono diventate sempre più centrali e che, unite a quelle passive amministrate internamente in Regione, ci ha permesso di mettere in campo azioni importanti per impedire che i lavoratori del Policlinico di Sassari piuttosto che quelli del Porto Canale di Cagliari, giusto per fare qualche esempio, fuoriuscissero dal mercato del lavoro.

Qual è la situazione a livello economico e occupazionale della sua regione? Ci sono territori e settori su cui è possibile puntare per lo sviluppo? Dove si riscontrano invece le maggiori criticità?

Non dobbiamo mai dimenticare che la Sardegna è un isola, e che questa sua particolare condizione di insularità porta a intrinseche difficoltà in termini di collegamenti, soprattutto ferroviari e stradali, con il resto del mondo. Insularità che è ulteriormente aggravata da una condizione di difficoltà economica che ha portato al fenomeno dello spopolamento e del calo demografico, soprattutto nelle zone interne e in quelle montane.

La soluzione sta in investimenti di carattere infrastrutturale che consentano di abbattere i costi dei trasporti di merci e passeggeri, nel potenziamento delle reti e di pratiche come lo smart working e il coworking e nell’abbattimento delle tasse. Sempre in quest’ottica stiamo anche dando nuovo valore al sistema cooperativistico e guardando con interesse alle Cooperative di Comunità a cui offriamo finanziamenti fino a 120mila euro.

La costa gode fortunatamente di condizioni più favorevoli, grazie anche alla presenza di alcuni importanti insediamenti produttivi e di poli industriali come quelli di Cagliari, di Porto Torres e di Porto Vesme, anche se le nostre industrie scontano oggi le difficoltà legate ai costi dell’energia e dei trasporti delle merci.

Tra i settori su cui puntare per lo sviluppo occupazionale c’è sicuramente il turismo, un settore trainante per l’intera regione, che può e deve essere potenziato attraverso investimenti che incentivino l’allungamento della stagione turistica e quindi l’estensione della durata dei contratti di lavoro stagionali, e che migliorino le difficoltà in termini di ospitalità e di collegamenti ancora presenti in molte aree.

I dati Eurostat collocano ancora la Sardegna tra le regioni europee con il più basso tasso di occupazione (52,7%) anche se questo numero negli ultimi anni sta continuando a crescere. Quali sono i programmi di politica attiva messi in atto dalla Regione per contrastare questa situazione?

I programmi messi in atto dalla Regione Sardegna sono innumerevoli, così come sono tante le misure pensate a beneficio di tanti sardi, occupati e disoccupati, giovani e meno giovani. Tra le iniziative, posso citare “Destinazione Sardegna lavoro”, un avviso a sportello che si rivolge a tutto il comparto della filiera del turismo che punta a ridurre i costi di esercizio delle strutture ricettive, con particolare riferimento al costo del lavoro, e a favorire il mantenimento dei posti di lavoro oltre i consueti quattro mesi di occupazione stagionale.

Particolarmente interessante anche il programma “TVB Sardegna LavORO”, da poco lanciato, che unisce gli acronimi Tirocini, Voucher, Bonus agli obiettivi del programma Orientamento, Rafforzamento competenze e Occupazione e ha una dotazione finanziaria di oltre 73 milioni di euro. La misura prevede dei tirocini extracurriculari per favorire l’ingresso o il reingresso nel mercato del lavoro, interamente finanziati dalla Regione, a cui si aggiungono dei voucher rivolti alle persone per la formazione mirata, la specializzazione, la riqualificazione o la riconversione professionale e dei bonus occupazionali che tagliano il costo del lavoro del 50% per incentivare le imprese che assumono o che convertono le assunzioni in tempo indeterminato.

Anche il tasso di Neet è ancora molto elevato in Sardegna. Cosa si può fare per aiutare i giovani a entrare nel mondo lavoro?

I Neet sono aumentati in modo preoccupante e soprattutto è aumentata la dispersione scolastica. Per questo dobbiamo insistere per un obbligo formativo che porti a qualifiche richieste dal mercato del lavoro. Sono convinta sia necessario investire soprattutto nelle nuove professioni e competenze, senza però trascurare quelle professioni artigianali di eccellenza che da sempre caratterizzano la comunità sarda.

In quest’ottica vogliamo modificare i profili adeguandoli alle richieste del mercato, ma mantenendo quelle professioni del passato ancora utili per le nostre attività produttive, penso ad esempio a calzolai, fabbri, carpentieri, saldatori, asfaltatori, attualizzandole. Vogliamo formare dei giovani esperti di digitalizzazione, meccatronica, elettronica, economia circolare, cybersecurity, tecnologie sanitarie piuttosto che alimentari, da proporre alle imprese.

Sempre a favore dei giovani abbiamo predisposto diversi programmi come il “Master and back”, riservato ai laureati under 36 anni, che permette ai giovani sardi di frequentare master in università di eccellenza per aumentare competenze e accrescere il proprio potenziale professionale e occupazionale, o come il programma “Best”, realizzato in partnership con Invitalia e Fulbright, che consente agli studenti sardi under 35 selezionati di sviluppare competenze manageriali frequentando corsi intensivi in aziende degli Usa, con l’obiettivo finale dell’autoimpiego e della conseguente creazione di imprese innovative.

Il lavoro sommerso è un altro problema da contrastare. È possibile che il Reddito di Cittadinanza vada a peggiorare la situazione?

Ci sono ancora forme di lavoro nero importanti nel nostro territorio, che esisteranno fino a che non si faranno azioni concrete e serie e non meramente assistenziali. Servono politiche attive di sostegno dell’occupazione e non solo al reddito, che permettano di ritrovare la dignità del lavoro persa e non solo di ricevere un sussidio a fine mese.

Sono fortemente contraria al Reddito di Cittadinanza e rimango convinta che sia una misura inutile e in qualche caso anche dannosa, come mi è stato confermato da alcuni albergatori che hanno avuto difficoltà nel reperire lavoratori disponibili per la stagione turistica. Proprio in quest’ottica stiamo facendo in Regione un’azione di monitoraggio e valutazione a 360 gradi su come il Reddito di Cittadinanza è stato recepito e trasferito in Sardegna.

Qual è la situazione nella sua Regione dei Centri per l’Impiego? Come si possono potenziare e rendere in grado di affrontare un mercato del lavoro profondamente cambiato?

Come già accennavo, i Centri per l’Impiego gestiti da Aspal, funzionano bene, sono ben organizzati e ben strutturati sul territorio, grazie anche a un costante rapporto con gli enti locali. Abbiamo comunque programmato un progetto di efficientamento dei Cpi e messo in campo 12 milioni di euro per il loro potenziamento e per l’inserimento di 89 nuovi laureati che da gennaio 2020, a seguito di un concorso Aspal, entreranno in organico.

Inoltre, nei prossimi mesi, apriranno 5 nuovi Cpi, dopo i 4 già aperti nel 2019, in aree periferiche del territorio. Per quanto riguarda invece i “navigator”, la Sardegna è stata la prima regione d’Italia ad accoglierli, a partire con la loro formazione e ad avviare le procedure per la concessione del Reddito di Cittadinanza. Detto questo non penso siano le figure adatte a risolvere il problema dell’occupazione.

In conclusione, come vede il futuro del lavoro nella sua regione? Quali sono le prossime sfide che l’attendono?

Conosco molto bene la Sardegna perché ci sono nata e perché da lungo tempo sono dirigente della Pubblica Amministrazione. Questa esperienza in Regione la voglio mettere a disposizione della mia terra, animata da una visone complessiva e chiara, mettendo in campo tutto ciò che è necessario per valorizzare la nostra insularità e produrre “valore lavoro non delocalizzabile” legato alla nostra identità e alle nuove frontiere digitali.

Il lavoro è un problema centrale per la Sardegna e trovare soluzioni adeguate significa  anche  tutelare la dignità umana, oltre che contribuire a combattere crisi demografica e spopolamento. Come amministratori abbiamo il compito di rimuovere gli ostacoli che alimentano la crisi economico-sociale della nostra isola. È, però, fondamentale superare alcuni aspetti burocratici, che per noi diventano insormontabili, come quelli legati agli aiuti di stato e alla libera concorrenza: questa è la sfida che mi attende e che voglio affrontare con Bruxelles.


Chi è Alessandra Zedda

Alessandra Zedda
Alessandra Zedda è Assessore del Lavoro della Regione Sardegna

Cagliaritana, laureata in Economia e Commercio, è dal 1999 funzionario della Regione Autonoma della Sardegna. La sua carriera politica, iniziata nel 1994, la porta nel 2009 a essere eletta Consigliere Regionale nel Popolo della Libertà e nel 2014 a essere rieletta nella lista di Forza Italia. Dal 2011 al 2013 è stata Assessore dell’Industria e dal 2013 al 2014 Assessore della Programmazione nella Giunta Cappellacci. È stata nominata ad aprile 2019 Assessore del Lavoro nella Giunta Solinas. Appassionata di politica e di sport, ha praticato il basket a livello agonistico ed è impegnata contro la violenza di genere.


 

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