In Italia il 2018 si è chiuso con poco meno di 4 milioni di persone occupate nel settore manifatturiero, il 15,6% del totale nell’economia, dal 18,2% nel 2007 (-650mila).
Un vuoto occupazionale che verrà recuperato solo parzialmente, a causa sia dell’ampia perdita di potenziale produttivo, sia per un fenomeno di ricomposizione settoriale verso i servizi in atto già da ben prima della crisi. L’occupazione nell’industria, al netto delle costruzioni, ha cominciato a risalire nel 2014 e nello scorso biennio ha registrato un aumento del 2,5%.
A crescere sono stati, tuttavia, solo gli occupati dipendenti (+3,5%), mentre quelli autonomi hanno continuato a ridursi (-5,6%, in calo di quasi un terzo dal 2008). Nell’ambito dell’occupazione dipendente è aumentata quella a termine (+35,8%), più reattiva al ciclo, che è però in indebolimento, mentre quella stabile è rimasta pressoché ferma (-0,2%).
La tipologia contrattuale prevalente nell’industria resta comunque sempre il contratto a tempo indeterminato: la quota dei temporanei si ferma al 13,5%, contro il 17,0% nel totale dell’economia.
Per quanto riguarda la tipologia di orario, l’occupazione part-time è cresciuta nel biennio con maggiore intensità rispetto a quella a tempo pieno (+3,5% rispetto a +2,4%) e rappresenta l’8,2% dell’occupazione totale. L’industria, anche in ragione dell’elevata specializzazione della sua forza lavoro, si conferma un settore caratterizzato da una forza lavoro impiegata per orari più lunghi e con contratti di più lunga durata.
Il divario di genere
Permane, inoltre, la scarsa incidenza dell’occupazione femminile (25,5% rispetto al 42,1% nel totale economia), conseguenza del prevalere nell’industria di lavoro manuale e di mansioni pesanti. Il divario di genere nell’occupazione industriale potrà assottigliarsi con la diffusione delle nuove tecnologie, se e in quanto si chiuda nel frattempo anche quello che riguarda le scelte delle discipline di studio (le donne tendono ancora a intraprendere studi tecnico-scientifici con molta meno frequenza rispetto agli uomini).
Tra i settori più performanti a livello di occupazione quello alimentare e della fabbricazione di macchinari e apparecchiature, in arretramento ancora il comparto del legno, carta, editoria e mobili.
La percentuale di occupati nell’industria rispetto all’occupazione totale (fonte Istat)