Dai Consulenti del Lavoro le proposte per la crescita del Paese

Investimenti in politiche attive del lavoro, introduzione di un salario minimo legale, riforma organica del sistema fiscale e congrua riduzione del cuneo fiscale. Su questi punti l'opinione del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro

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Marina Calderone, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro.
Marina Calderone, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro.

La lenta crescita del PIL del Paese rende necessaria una riflessione comune sugli interventi da attuare per rimettere in moto l’economia: da un piano di investimenti in politiche attive del lavoro rivolte ai percettori di NASpI all’introduzione di un salario minimo legale, passando per una riforma organica del sistema fiscale e una congrua riduzione del cuneo fiscale.

Su questi tre punti il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro ha elaborato un documento contenente alcune riflessioni e proposte che sono state presentate al Vicepremier e Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, nel corso del tavolo di confronto con le parti sociali sulla crescita del Paese che si è tenuto questa mattina al Viminale.

In un Paese a bassa crescita come l’Italia – evidenzia il Consiglio Nazionale dell’Ordine nel documento – la riduzione delle tasse non può che passare dalla ricerca di maggiori risparmi. E una voce di spesa in continuo saldo negativo è costituita ad esempio dai sussidi per disoccupazione erogati ai lavoratori che hanno perso il lavoro in modo involontario.

I sussidi per la disoccupazione

Oggi la NASpI rappresenta la forma più diffusa di assicurazione contro la disoccupazione (riguarda 1,5 milioni di persone ogni anno), che viene pagata mensilmente dagli occupati, e che va a costituire un fondo per chi perde il lavoro. La somma dei contributi pagati dai lavoratori e dalle aziende tuttavia non è sufficiente a rendere sostenibile la spesa per sussidi di disoccupazione (inclusi gli oneri derivanti dalla contribuzione figurativa). Infatti nel 2017, a fronte di 5 miliardi di euro che hanno alimentato il fondo per la disoccupazione, l’Inps ha sostenuto una spesa di 15,5 miliardi di euro. Per rendere sostenibile la spesa in sussidi passivi di disoccupazione, servirebbe un piano di investimenti in politiche attive del lavoro rivolte ai percettori di NASpI.

L’unico strumento, su base volontaria, costituito dall’assegno di ricollocazione è stato dirottato sui percettori del reddito di cittadinanza, e le misure volte al reinserimento dei percettori di disoccupazione sono delegate alla programmazione delle politiche del lavoro regionali.

Secondo il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, grazie alle politiche attive finalizzate al ricollocamento dei lavoratori in NASpI presso le tante aziende che cercano personale con specifiche qualifiche, è possibile azzerare il saldo attualmente negativo di 10 miliardi di euro l’anno nell’arco di 5 anni. Andando così a concretizzare una riduzione di spesa significativa per le casse dello Stato e un miglioramento dell’occupabilità dei disoccupati.

Il salario minimo legale

La seconda misura esaminata dalla Categoria è l’impatto sul costo del lavoro delle imprese italiane, soprattutto quelle piccole e medie, che si avrebbe con l’introduzione di un salario minimo legale per i lavoratori dipendenti.

Per il Consiglio Nazionale dell’Ordine, pur essendo condivisibile il tentativo di dare dignità economica al lavoro e combattere i fenomeni di manodopera a basso costo in violazione dei diritti dei lavoratori, tale introduzione potrebbe comportare una serie di effetti negativi: una minore disponibilità di risorse per trattamenti retributivi aggiuntivi come premi di produzione e welfare aziendale, a discapito della produttività e del benessere organizzativo; l’aumento del prezzo di beni e servizi da parte delle imprese tenute ad affrontare nuovi costi, che potrebbe vanificare i benefici sui consumi e sul potere d’acquisto che la norma sul salario minimo tende a generare.

E ancora, situazioni di dumping sociale con i lavoratori europei, con una nuova ondata di delocalizzazioni e una diminuzione dei già bassi livelli di investimenti esteri in Italia; lavoro sommerso; e, ancora, un livellamento indiscriminato delle diverse tipologie contrattuali e di lavoro.

Per attenuare tali effetti, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro ritiene opportuno e indispensabile il pieno coinvolgimento delle parti sociali nell’identificazione del salario minimo, individuando tale importo in quello derivante dal contratto collettivo nazionale stipulato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative, lasciando alle stesse anche il compito di individuare un salario minimo residuale nelle ipotesi di mancata applicazione dei contratti collettivi.

Inoltre, contro gli appalti illeciti sarebbe opportuno reintrodurre l’obbligo di equiparare le retribuzioni dei dipendenti dell’appaltatore a quelli dell’appaltante. Il costo del lavoro rientra inoltre nel più ampio capitolo del cuneo fiscale.

Il sistema tributario e fiscale

Tra i punti analizzati dal CNO la riorganizzazione del sistema tributario e fiscale con l’obiettivo di ridurre i costi per cittadini e imprese. Per la Categoria la cosiddetta flat tax rappresenta certamente un’occasione di riforma per perseguire e realizzare sei obiettivi: creare un sistema fiscale competitivo e socialmente equo tra tutte le categorie di contribuenti (titolari di partita IVA, lavoratori e pensionati), attraverso l’introduzione di due aliquote IRPEF (al 15% fino ad un reddito di 65.000 euro, al 20% o al 23% per redditi superiori a 65.000 euro); semplificare l’insieme di detrazioni, deduzioni e crediti d’imposta, nel rispetto del principio di progressività dell’art. 53, c. 2, della Costituzione; incentivare un sistema di tassazione unica del nucleo familiare in alternativa all’attuale sistema di tassazione individuale.

E ancora, semplificare e ridurre le ulteriori forme di tassazione presenti nell’ordinamento che disincentivano la circolazione del denaro, degli investimenti e dei consumi; realizzare un sistema fiscale più semplice con l’obiettivo di raggiungere una effettiva compliance al fine di ottenere una spontanea emersione del sommerso; e, infine, riformare il sistema sanzionatorio tributario penalizzando i contribuenti che continueranno ad evadere in maniera abituale.

L’efficientamento della PA

Il Consiglio Nazionale, infine, ha ribadito la necessità di semplificare i processi di riforma, efficientamento e modernizzazione della società e della Pubblica Amministrazione, da un lato, con l’avvio di politiche che snelliscano norme e procedure, dall’altro, affidando ai professionisti ordinistici ruoli e funzioni in relazione al loro carattere di terzietà.

Questi, infatti, costituiscono un asset strategico in termini di cultura, competenze, legalità e tutela dei diritti dei cittadini e, attraverso le loro prestazioni intellettuali, garantiscono qualità e generano plusvalore economico e sociale. Ragioni per le quali – ha sottolineato la Categoria durante il tavolo di confronto – non si può più prescindere dall’applicazione diffusa e organica dell’equo compenso ai professionisti.

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