Età lavorativa vs età anagrafica: il nuovo gap aziendale

La vera sfida oggi consiste nel garantire che le diverse generazioni non solo convivano armoniosamente all’interno della stessa organizzazione o azienda, ma che si capiscano a vicenda.

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di Francesca Praga |

Nel mondo del lavoro si è affacciato da tempo un fenomeno insolito: sempre più spesso il capo è anagraficamente più giovane rispetto a molti suoi collaboratori. Ciò, solitamente, non è visto di buon occhio dal lavoratore più anziano. In realtà, il lavoro sviluppato in team, non più imposto in forma gerarchica, fa sì che la differenza nell’età lavorativa si sommi, sia gratificante e generi un gruppo di professionisti molto efficace. Eppure, non sempre la cosa funziona: lo scontro generazionale esiste inevitabilmente. Il subordinato, anche se presidia una posizione inferiore, dalla sua ha l’esperienza, che al giovane leader invece manca. Sta quindi nella capacità di ognuno capire che lavorare in squadra è di gran lunga più produttivo rispetto al lavorare gli uni contro gli altri. La coesistenza di persone di generazioni diverse nello stesso gruppo di lavoro non è nuova. Ma fino a poco tempo fa la regola era che più la persona era anziana, più risultava esperta e incline ad assumersi le responsabilità, quindi a essere un capo. Ora, l’irruzione delle nuove tecnologie, i cambiamenti produttivi che questo ha comportato e la giovane età dei fondatori delle aziende leader in questo settore, significano per molte imprese poter scommettere su giovani talenti per le loro posizioni manageriali, anche grazie al fatto che le persone tra i fine millennials e i giovani generazione X sono all’avanguardia rispetto a persone con maggiore età ed esperienza. Esistono situazioni quasi paradossali in cui a volte il subordinato ha gli stessi anni di esperienza dell’età anagrafica del suo capo: la distanza vitale è grande e sta causando veri e propri shock generazionali.

Età anagrafica e percezione del lavoro

Come percepiscono il lavoro le persone, in base alla loro età anagrafica? Il tipo di società e i valori in cui si cresce determinano il comportamento e le relazioni nelle aziende: ogni generazione che vive oggi in azienda ha avuto particolari esperienze segnate dalle caratteristiche della società in cui è cresciuta ed è stata educata, circostanza che le differenzia dalle altre e ne stabilisce il modo di comprendere la vita, di affrontare il lavoro e di relazionarsi nell’ambiente professionale. Occupazione e autorità non significano la stessa cosa per i nati nel primo dopoguerra o per quelli vissuti nel bel mezzo di una crisi economica, per coloro che sono stati allevati in base al precetto che ai genitori occorre obbedire sempre o a quelli nati in una società dove la libertà di azione e pensiero è vista come uno dei pilastri fondamentali. La vera sfida oggi, dicono gli esperti di Generation Mover, è garantire che le diverse generazioni non solo convivano armoniosamente all’interno della stessa organizzazione o azienda, ma che si capiscano a vicenda. Per fare questo, il primo passo è conoscersi, sapere quali sono le loro chiavi di comprensione reciproca, nonché le loro aspettative vitali e professionali. Un riassunto generazionale che includa le 4 generazioni che già oggi convivono nelle stesse aziende (vedi riquadro sotto) è già un buon passo per apprenderne le differenze.

 

4 generazioni a confronto


Baby Boomer dai 50 ai 68 anni

• Sono chiamati così perchè sono nati durante un periodo di aumento dei tassi
di natalità e sono una generazione molto numerosa.

• Hanno vissuto durante l’era della guerra fredda (quando c’erano più ideali che denaro) come la richiesta di diritti sociali e l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro.

• Il lavoro è importante per loro, sono impegnati, fedeli alla loro vita professionale e bravi a creare team.

• Si aspettano dal lavoro sicurezza e stabilità.

• Sono abituati a lavorare per molti anni nella stessa azienda.

• Sono la voce dell’esperienza.


Generazione X dai 36 ai 49 anni

Sono definiti così perché si sono inseriti nel mercato del lavoro in un momento di grande incertezza, dovuto alla fine della guerra fredda.

• Sono la maggioranza nel mondo del lavoro e occupano posizioni di leadership.

• Sono stati allevati secondo un modello di genitorialità più libera, in cui anche i bambini avevano voce e possibilità di esprimere le proprie opinioni, ma con ancora una forte influenza autoritaria da parte dei genitori. Sono quindi piuttosto inclini ad eseguire gli ordini impartiti da un capo.

• Hanno avuto accesso al lavoro nell’era del capitalismo selvaggio e hanno una visione del lavoro come unica via per ottenere il massimo accumulo di ricchezza e di auto-miglioramento.

• Le donne sono più inserite all’interno delle professioni, ma esiste ancora un’elevata percentuale femminile che si occupa esclusivamente della gestione della casa.

• Cercano uno sviluppo professionale all’interno della stessa azienda e riflettono bene prima di apportare un cambiamento nella loro vita lavorativa.

• Sanno come lavorare in squadra e promuovere rapporti di lavoro fiduciosi.

• Si sono adattati all’arrivo di Internet nelle loro vite e al conseguente sviluppo tecnologico.


Generazione Y o Millenial dai 19 ai 35 anni

• Sono arrivati al mondo del lavoro durante la morte del capitalismo puro
e dopo aver visto i loro genitori lavorare molto per raggiungere le proprie ambizioni, talvolta senza successo. Oppure, peggio ancora, venir licenziati durante la crisi iniziata negli anni ’90: così preferiscono divertirsi ed essere liberi da vincoli per il maggior tempo possibile.

• Sono stati bambini molto ascoltati e premiati, la loro autostima è molto alta
e si aspettano dal capo (l’autorità) ciò che hanno a casa.

• Rispettano la conoscenza e la credibilità altrui.

• Hanno molta cura di se stessi e del proprio tempo, meno dell’azienda per la quale lavorano.

• Non hanno paura di cambiare lavoro.

• Non concepiscono la vita senza tecnologia e si adattano al ritmo mutevole delle cose.

• Vedono la generazione precedente come maniaci del lavoro e danno la priorità all’equilibrio tra lavoro e vita privata.

• Le donne non sono disposte a rinunciare allo sviluppo della loro vita professionale.

• Sono intraprendenti e disposti a imparare, amano prendere parte al processo
decisionale e hanno una maggiore tolleranza al fallimento.


Generazione Z inferiore a 19 anni

• Saranno i prossimi a entrare nel mercato del lavoro.

• La loro vita ruota intorno alla tecnologia: studiano e leggono on-line e si rivolgono a “You Tube” o “Wikipedia” per le ricerche e gli approfondimenti scolastici.

• È difficile attirare e agganciare la loro attenzione, si preoccupano dell’ambiente
e per le altre persone.

• Una grande maggioranza aspira ad avere la propria attività o di essere in grado di vivere delle proprie passioni.

• Cercano un lavoro flessibile, anche a distanza, che consenta loro di svolgere più attività contemporaneamente.

• Danno spazio alla loro creatività.


(fonte: generationmover.com)

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