Un 2017 dinamico per l’occupazione in Veneto

Un mercato del lavoro dinamico, secondo Apindustria, in cui si riscontra però una carenza in termini di offerta di determinate competenze necessarie alle organizzazioni produttive del Veneto.

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Gondole a Venezia In Veneto

di Selena Toso |

Abbiamo spesso sentito parlare di “ripresina” economica nell’ultimo anno. La produzione industriale italiana è in effetti in crescita, nel 2018 sta registrando un +2,1% rispetto allo scorso anno. Il Veneto, traino del boom economico del Nordest nel dopoguerra, sta sicuramente vivendo un momento di recupero dalla crisi, con una produzione industriale in crescita del 3,2% nel 1° trimestre 2018, rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno. In Veneto, il 2017 si è comunque dimostrato un anno particolarmente dinamico. I volumi delle assunzioni e delle cessazioni hanno raggiunto i valori più elevati dal 2008: rispettivamente 851.000 e 817.000. Ma dai massimi del 2008 si sono perse 30mila imprese e la disoccupazione al 7%, anche se ben sotto i livelli nazionali, è lontana dal 3,1% di fine 2007. La crescita in corso risulta trainata dai comparti produttivi, specialmente dal settore industriale che ha assunto 8.400 unità lo scorso anno, al netto del comparto costruzioni. Bilancio ampiamente positivo anche per i servizi (oltre 24mila unità in più), soprattutto per i settori commercio, turistico, ingrosso e logistica, istruzione. Le maggiori soddisfazioni vengono dai contratti a termine e, in subordine, dai contratti di apprendistato. Le posizioni di lavoro a tempo indeterminato hanno subito invece una flessione di 17.200 unità. “Questo dato è imputabile a più fattori”, spiega Nicola Zanon il direttore di Apindustria Venezia. “Da un lato l’immutata preferenza delle imprese per i contratti a termine, anche dopo l’introduzione del contratto a tutele crescenti. Dall’altro la fase di assenza di incentivi specifici per il tempo indeterminato e l’attesa, soprattutto negli ultimi mesi, collegata alle notizie di nuovi incentivi nel 2018 rivolti ai lavoratori giovani, che si è tradotta nel posticipo di assunzioni o stabilizzazioni”. Da sottolineare, che nell’ultimo anno, l’associazione di categoria ha riscontrato un fenomeno allarmante. Non è tanto una mancanza di domanda da parte del mercato del lavoro, ma piuttosto una carenza da parte dell’offerta di determinate competenze necessarie alle organizzazioni produttive. Questa criticità va a sommarsi agli altri agenti frenanti la timida ripresa produttiva, quali l’arretratezza dei processi di digitalizzazione, le difficoltà nell’accesso al credito e la carenza di investimenti in ricerca e sviluppo.

I programmi Garanzia Giovani in Veneto

L’associazione di categoria e gli enti di formazione in generale, hanno diversi strumenti a disposizione per concorrere a sopperire a questo gap formativo. Per quanto riguarda la formazione dei potenziali candidati, attraverso il finanziamento della Regione Veneto, si organizzano percorsi, anche professionalizzanti, quali politiche attive, assegno per il lavoro e Garanzia Giovani. Di questi, è proprio quest’ultimo che in Veneto ha dato i migliori risultati. Al 30 aprile 2018 le adesioni a Garanzia Giovani Veneto hanno infatti raggiunto quota 116 mila. Gli iscritti sono equamente distribuiti per genere, con una leggera prevalenza delle donne, hanno un’età media compresa tra i 20 e i 24 anni e la maggior parte di loro è in possesso di un diploma di scuola superiore. Le attività erogate nell’ambito del Programma sono oltre 45.500, con una prevalenza di interventi di formazione, orientamento specialistico e tirocinio. Nella quasi totalità dei casi i giovani non si limitano a seguire una sola attività, ma intraprendono un percorso combinato di più azioni. Circa 61 mila giovani hanno trovato lavoro dopo essersi iscritti a Garanzia Giovani Veneto e molti risultano tuttora occupati. Il primo contratto sottoscritto all’uscita dal Programma è nella maggior parte dei casi un contratto a tempo determinato (33%) o di apprendistato (26%), mentre circa il 12% ha sottoscritto sin da subito un contratto a tempo indeterminato.

Veneto: formazione in base ai bisogni delle imprese

Nonostante la positività degli strumenti sopra descritti, la loro azione non è sufficiente per colmare il divario” sottolinea il direttore Zanon. Si riferisce al fatto che i nostri giovani, nella scelta del percorso accademico personale, spesso non preferiscono istituti e facoltà a indirizzo tecnico. “Dove i nostri strumenti non bastano, serve una forte politica di incentivazione e riammodernamento del sistema scolastico per cominciare. Questo servirà a prevenire il fenomeno nei prossimi anni. Oggi l’obiettivo, nostro e degli enti governativi, è quello di sviluppare un sistema di formazione specifica focalizzata sulle tematiche rilevate da un’attenta analisi dei fabbisogni delle nostre imprese. Ci accorgeremo che le tematiche contemplate dai programmi Industria 4.0, spesso non sono esaustive”.

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