Saranno i Carabinieri, insieme agli ispettori del lavoro e i centri per l’impiego, le risorse su cui il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, punterà con forza nel nuovo piano triennale contro il lavoro nero e il caporalato.
Lo ha sottolineato il Ministro a margine della riunione del tavolo operativo per la definizione di una nuova strategia di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura, che si è svolto ieri a Foggia. “Oggi siamo qui per dichiarare ancora una volta guerra al caporalato e al lavoro nero”, ha detto. “È finita l’epoca dei numeri in cui le ispezioni servivano solo a riempire tabelle: l’obiettivo è lavorare a un cronoprogramma con piani triennali di contrasto al caporalato che veda una repressione ma anche una prevenzione e con verifiche che lasceranno in pace gli imprenditori onesti”.
Nel Ministro la volontà forte di un cambio di passo che parte dal rinnovamento della direzione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, dove questa settimana sarà nominato il nuovo Capo, sino ad arrivare ai centri per l’impiego, importanti filtri legali per la manodopera di cui si può fare a meno. “Se i centri per l’impiego funzionassero non esisterebbe il caporalato, così come se funzionasse il trasporto pubblico”, ha spiegato. “È il momento di fare sistema, di mettere insieme tutte le sinergie perché il caporalato non è solo un problema del Sud ma di tutte le regioni italiane”. È chiaro, infatti che “non possiamo localizzare un fenomeno illegale in una area del paese e pensare che risolto lì la questione abbiamo risolto il problema, ha concluso, chi lo pensa è un disonesto”. Nessuna generalizzazione, però, l’obiettivo è “tutelare le imprese corrette, tirare fuori le aziende che al momento sono sotto la minaccia della criminalità e premiare chi si comporta bene”.
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