Le aziende sono chiamate oggi a confrontarsi con una realtà nuova di trasformazione digitale che sta imponendosi con un’accelerazione crescente. Le conseguenze di quella che può essere definita la rivoluzione industriale del ventunesimo secolo, sono estremamente profonde e tali da stravolgere le strategie di crescita delle imprese e gli equilibri di numerosi settori. Al centro di questo cambiamento, si stanno riconfigurando le tradizionali catene del valore dalle imprese ai consumatori e i nuovi comportamenti di acquisto e consumo e di condivisione delle informazioni di fornitori e clienti per i quali i tradizionali modelli di servizio spesso non appaiono più adeguati.
Nuove competenze e conoscenze
Oggi i paradigmi del mercato mutano così radicalmente e in tempi molto stretti, che diventa necessario, per le imprese, avviare iniziative capaci di tradursi nella rapida adozione di catene del valore digitali. La trasformazione digitale non rappresenta solo un’opzione o un canale accessorio, ma piuttosto un elemento centrale sui cui puntare, un elemento strategico di ripresa, crescita e accelerazione. In un contesto economico e tecnico, come quello attuale, spesso imprevedibile e in rapida evoluzione, è però difficile dirigere e controllare il percorso di crescita, sia a livello aziendale, sia a livello personale, senza avere un chiaro progetto di sviluppo che pone al centro le competenze e le persone. La formazione diventa pertanto una leva fondamentale per la riqualificazione e lo sviluppo delle conoscenze, delle capacità e delle attitudini strategiche dei propri addetti.
La Relazione del Dipartimento del Lavoro degli Usa 2016, “Future of Jobs”, afferma che “Il 65% dei bambini che oggi inizia la scuola elementare da grande farà un lavoro che non è ancora stato inventato”. Le competenze tecniche, assolutamente indispensabili per fronteggiare una competitività aggressiva, evolvono e invecchiano rapidamente. Così come non è detto, d’altra parte, che il “nuovo” sia migliore del “vecchio”. L’unica strada da seguire è allora quella della “conoscenza”, intesa nel senso più ampio, non solo come articolato complesso di informazioni, peraltro spesso rilevabili attraverso strumenti telematici facilmente accessibili e disponibili su internet, ma intesa come capacità di affrontare e risolvere problemi nuovi. Un utilizzo al contempo intuitivo e razionale di competenze e conoscenze acquisite, curiosità e intraprendenza, capacità di rimettersi in gioco su terreni nuovi, capacità di produrre analisi critiche. Il prof. Lo Storto nel suo molto stimolante libro “Erostudente” consiglia di sostituire “Life Long Learning” con “Large Life Learning” per sottolineare l’importanza di una cultura ad ampio raggio, orientata a combattere e vincere le sfide del nostro tempo.
Strumenti agevolativi per la Formazione 4.0
Il nostro legislatore ha inserito nella Legge di Bilancio 2018 uno strumento agevolativo a supporto specifico delle attività di formazione sulle tematiche 4.0, per il quale ha stanziato 250 milioni di euro, inaugurando così una nuova era per il Piano Nazionale Industria 4.0, ora denominato “Impresa 4.0”, incentrata sulla valorizzazione degli investimenti in capitale umano, formazione e competenze. Si tratta di un credito d’imposta sulle spese sostenute per la formazione non solo degli apprendisti, ma di tutto il personale dipendente, titolare di un rapporto di lavoro subordinato, anche a tempo determinato. Le tecnologie sulle quali è ammessa la formazione sono riferite principalmente a big data e analisi dei dati, cloud e fog computing, cyber security, simulazione e sistemi cyber-fisici, prototipazione rapida, sistemi di visualizzazione, realtà virtuale e realtà aumentata, robotica avanzata e collaborativa, interfaccia uomo-macchina, manifattura additiva (o stampa tridimensionale), internet delle cose e delle macchine e integrazione digitale dei processi aziendali. Il credito spettante è fissato in misura pari al 40% delle spese ammissibili e nel limite massimo di 300.000 euro utilizzabile dal 2019. Il decreto, impone che la documentazione contabile, attestante le spese ammissibili, sia certificata dal soggetto incaricato della revisione legale dei conti. Per poter ottenere l’agevolazione, è necessario che le attività di formazione siano pattuite attraverso contratti collettivi aziendali o territoriali, depositati presso la direzione del lavoro competente per territorio.
In attesa di nuovi interventi
A rendere però difficile l’applicazione di tale agevolazione sono i tempi di emanazione del decreto attuativo; siamo ormai a cinque mesi dalla pubblicazione della Legge di Bilancio e le linee guida che dovrebbero precisare le modalità di operative che le imprese saranno tenute a seguire per aggiudicarsi l’incentivo si sono smarrite nella navetta tra i ministeri e nello stallo post elettorale. A questo punto il rischio è di veder svanire, almeno parzialmente, il beneficio atteso, limitando a pochi mesi lo spazio temporale all’interno del quale le aziende potranno pianificare investimenti mirati. Certo potranno far valere attività di formazione già effettuata dallo scorso gennaio in avanti, ma solo se questa rientra nei parametri che il decreto attuativo prevederà. Insomma, in un contesto economico e tecnico in cambiamento rapido è necessario che anche il legislatore e gli enti preposti intervengano con strumenti agevolativi capaci di supportare realmente e tempestivamente le esigenze delle imprese e dei propri lavoratori.
di Massimo Ferrero, dottore commercialista ed esperto in finanza agevolata